Con il recente arrivo delle nuove 5 emoticon su Facebook, viene da chiedersi quanto non sia stata una mera azione di marketing e utilizzo sfrenato di nuovi meta-dati, piuttosto che fornire un servizio ‘utile’ e ‘interattivo’ ai propri utenti.
A Facebook non bastava la possibilità di mettere ‘mi piace’ sui contenuti della piattaforma. Nonostante si fosse parlato negli anni della possibilità di implementare l’opzione ‘non mi piace’ (stile Youtube ndr.), la compagnia di Mark Zuckerberg ha pensato bene di implementare le seguenti 5 emoticon: ‘love’, ‘ahah’, ‘wow’, ‘sad’ e ‘angry’, che rappresentano (secondo le ricerche della compagnia ndr.) gli stati d’animo più comuni da esprimere.
Lo stesso giorno dell’implementazione delle emoticon, Sammy Krug, Product Manager di Facebook ha scritto in un post “Abbiamo ascoltato la gente e sappiamo che ci dovrebbero essere più modi per esprimere facilmente e rapidamente qualcosa che vediamo nella nostra News Feed (Flusso di notizie ndr.) . Ecco perché oggi stiamo lanciando le emoticon con le reazioni, un’estensione del pulsante ‘Mi piace’, per dare più modi per condividere la vostra reazione a un post in un modo semplice e veloce.”
Fin qua tutto bene, le nuove emoticon sono effettivamente un modo più intuitivo e articolato per esprimere le proprie sensazione di fronte a un certo argomento o post. Dal punto di vista dell’utente, finalmente potremo esprimere un giudizio privo di fraintendimenti. Se c’è, ad esempio, una notizia su Donald Trump e vogliamo manifestare la nostra disapprovazione, metteremo la reazione ‘angry’ o viceversa la reazione ‘love’.
Apparentemente quindi, non sembrano esserci problemi. Siamo più liberi di dire la nostra opinione come utenti e c’è più chiarezza dal punto di vista comunicativo. Quello che però dovrebbe saltare agli occhi (come già ricordano Slate e Quartz ndr.) sono le seguenti domande: perché Facebook ha fatto questa scelta? Cosa ci guadagna da questa operazione? E come verranno usati queste nuove reazioni?
Ma prima, partiamo dal concetto base su cui si fonda la relazione tra Facebook e i suoi utenti. Attraverso l’uso di algoritmi che analizzano le nostre preferenze (mi piace, seguire una pagina, mi piace su video, post, foto etc.), Facebook ‘customerizza’ (ovvero modifica e propone a seconda delle preferenze espresse ndr.) la nostra News Feed, ovvero il flusso delle notizie che riceviamo ogni volta che entriamo sulla piattaforma. Se ad esempio mettiamo mi piace su la pagina Facebook di Obama e mettiamo mi piace a una serie di video in cui è presente, l’algoritmo del News Feed lavora in maniera da riproporti ogni volta che si fa l’accesso, nuovi contenuti riguardanti Obama.
Detto ciò,
- perché Facebook ha fatto questa scelta di introdurre le reazioni emoticon? Probabilmente l’interesse è di aumentare la mole di dati per ciascun utente, in modo da avere un’idea molto più precisa delle preferenze di ciascun individuo sulla sua piattaforma. In altre parole, customizzare ancor di più l’algoritmo del News Feed di ciascun utente.
- Cosa ci guadagna da questa operazione? Chiamatele emoticon con reazioni o ‘facce buffe’, ma non dimenticatevi che questi sono semplicemente meta dati. Preziose informazioni sulle nostre abitudini, sulle nostre preferenze e sulle nostre idee politiche, culturali etc.. raccolte attraverso l’interazione con la piattaforma
- Come verranno quindi usate queste nuove reazioni? Sempre Sammy Krug afferma “All’inizio, non importa se qualcuno metterà sui post mi piace, oppure ‘wow’ o ‘sad’. Le reazioni ci daranno solo un’idea di quelle cose che si desidera vedere di più (un po come i ‘mi piace’ ndr.). [..]”Nel corso del tempo speriamo però di imparare le diverse reazioni che dovrebbero essere oggetto di diversa valutazione da parte del News Feed in modo da mostrare a tutti le storie che più vogliono vedere.” Quello che dice Krug, in definitiva, è che presto le reazioni verranno implementate nel nostro News Feed, ma questo significa che potranno essere usate anche per proporci pubblicità sempre più azzeccate, in base a ogni nostra reazione, ci verranno proposti contenuti a cui abbiamo messo ‘wow’ oppure ‘love’.
Questo significa che il confine tra quello che vogliamo nella vita vera e quello che facciamo nel digitale sarà molto confuso (come se già non lo fosse ndr.). Questo darà molto più potere a Facebook e a tutte quelle compagnie che potranno usare questi nostri meta-dati, queste nostre reazioni. Perchè non ci è ancora chiaro che il dato, è espressione di potere. E possedere sempre più dati, significa possedere sempre più potere. Per questi motivi, sarebbe bene non vedere cosi di buon occhio queste emoticon, che sì, saranno pure carine, ma hanno anche loro un ‘lato oscuro’.