Il tema delle potenziali sinergie fra 5G e fotovoltaico è potenzialmente costruttivo per entrambe le tecnologie. Il tema è emerso da uno studio realizzato dall’Enea, che sarà pubblicato a breve. Ne abbiamo parlato con l’autore, l’ingegner Girolamo Di Francia responsabile del Laboratorio ENEA di Sviluppo applicazioni digitali fotovoltaiche e sensoristiche del Centro ricerche di Portici (Napoli).
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Key4biz. Ingegnere, ci sono dei dati che si possono diffondere?
Girolamo Di Francia. La notizia è frutto di uno studio sperimentale i cui risultati sono stati presentati per la prima volta alla conferenza citata nella news ENEA e saranno riportati in una pubblicazione, peer review, associata alla conferenza stessa. Ovviamente, come certo saprà, non posso diffondere l’articolo prima della sua pubblicazione.
Key4biz. Ci sono delle esperienze d’uso?
Girolamo Di Francia. Ho esaminato la letteratura di settore. Nei limiti di ciò che ho potuto fare, non ho trovato nulla.
Key4biz. Cosa succede in concreto?
Girolamo Di Francia. In concreto non succede nulla di diverso di quanto la fisica prevede: pannelli fotovoltaici realizzati con tecnologie classiche riflettono parzialmente le onde elettromagnetiche emesse dalle antenne di telefonia mobile. Bisognava solo pensarci un po’.
Key4biz. Il segnale viene deviato?
Girolamo Di Francia. Abbiamo potuto verificare la riflessione. La deviazione è ora oggetto di uno studio specifico.
Key4biz. Come può trasformarsi in un vantaggio?
Girolamo Di Francia. La trasmissione 5G ed ancora di più quella che verrà a fine decennio, la 6G, sono intrinsecamente sensibili ad ostacoli di varia natura, più di quanto accadeva col 4G. Ci sono lavori (non relativi però al fotovoltaico) che studiano i cosiddetti riflettori passivi e cioè superfici discretamente ampie (ordine di grandezza: il m2) che possano riflettere in maniera opportuna la radiazione elettromagnetica emessa dalle antenne per aiutare a formare campi omogenei. Se non si va in questa direzione è inevitabile (e gli operatori di settore questo vorrebbero…) aumentare la potenza di emissione delle antenne. Il che può rappresentare un pericolo per la salute pubblica. Visto che abbiamo osservato che anche un pannello fotovoltaico si comporta come un riflettore, sembra naturale porsi il problema di come fotovoltaico ed ICT possano lavorare in maniera sinergica e trovare vie per aiutarsi reciprocamente il primo a diffondersi ed il secondo a essere più efficace.
Key4biz. C’è un vademecum sulla distanza che ci dovrebbe essere fra un’antenna 5G e i pannelli?
Girolamo Di Francia. No.
Key4biz. Ma la coesistenza è possibile/auspicabile o sono due cose fra loro alternative?
Girolamo Di Francia.Non solo possibile, ma auspicabile.
Key4biz. In che modo i pannelli potrebbero contribuire alla diffusione del 5G?
Girolamo Di Francia. In 2 modi. Il primo è quello relativo all’effetto di riflessione di cui ho parlato sopra. L’altro è legato al fatto che un altro metodo per avere coperture 5G (e poi 6G) più uniformi, senza aumentare in maniera eccessiva la potenza delle antenne, è favorire la diffusione di “small cells”, piccole antenne diffuse però in maniera capillare. Si potrebbe (per esempio) concedere agli operatori di telefonia mobile l’uso gratuito dei tetti degli edifici pubblici per un certo numero di anni perché possano installarvi small cells (le potenze in gioco sono 10-100 volte inferiori a quelle delle antenne convenzionali e, quindi, praticamente non dannose) a patto però che vi realizzino e manutengano anche piccoli impianti fotovoltaici. Parte dell’energia prodotta potrebbero anche utilizzarla per le stesse antenne. Per gli operatori non sarebbe un onere economico “in più”: già oggi pagano anche diverse decine di migliaia di euro all’anno per la locazione dei tetti dove sono installate le antenne che vediamo nelle nostre città.
Sarebbe invece una partita in cui ne guadagneremmo tutti in termini di salvaguardia della salute pubblica, spinta alla transizione energetica, miglioramento della copertura del segnale 5G e risparmio nei conti pubblici.