il punto

Audiovisivo, il 26 settembre giorno cruciale tra elezione del cda Rai e del nuovo Presidente Anica

di |

Perdurante deficit di trasparenza sulle scelte dei partiti rispetto ai 72 candidati al Cda di Viale Mazzini, mentre il toto-nomine prevede Alessandro Usai successore di Francesco Rutelli in Anica.

La settimana che va da lunedì 23 a venerdì 27 settembre 2024 è veramente… nodale, per i futuri scenari del cinema, della televisione, dell’audiovisivo italiano: nella stessa giornata di giovedì 26, sono previsti due eventi, entrambi assai significativi, l’elezione dei 4 membri del Cda Rai di pertinenza parlamentare (2 da parte della Camera e 2 da parte del Senato) e l’elezione di colui che andrà a guidare la più potente lobby del settore, ovvero l’Anica, ovvero il successore di Francesco Rutelli

Ovviamente, la prima dinamica è ben più importante della seconda, perché la televisione pubblica ha un impatto diretto, sull’economia (anche simbolica) delle industrie dell’immaginario nazionali, ben più significativo della associazione che rappresenta la gran parte (ma non tutti) dei “player” del sistema audiovisivo nazionale, senza peraltro dimenticare che i produttori più specificamente televisivi sono rappresentati dall’Associazione Produttori Audiovisivi, presieduta da Chiara Sbarigia, che è anche Presidente di Cinecittà (in un mix tra “pubblico” e “privato”)…

Il toto-nomine sembra favorire Alessandro Usai (Colorado Film, del gruppo italiano Rainbow) piuttosto che Benedetto Habib (Indiana Production, dell’europeo Vuelta Group)

Il “toto-nomine” rispetto alla presidenza dell’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali) accredita ormai come quasi sicura l’elezione di Alessandro Usai come successore di Francesco Rutelli: Alessandro Usai (classe 1971) è un professionista di lunga esperienza nell’industria cinematografica e televisiva italiana. È attualmente il Ceo di Colorado Film, una delle principali case di produzione italiane, famosa per film come quelli di Gabriele Salvatores e per lo show televisivo “Colorado” (che ha superato nel 2019 l’edizione n° 20 su Italia1). Tra i fondatori della Colorado nel 1986, ci sono Maurizio Totti, che è anche il Presidente della società, insieme all’attore Diego Abatantuono e al regista Gabriele Salvatores. Prima di approdare a Colorado Film, Usai ha ricoperto vari ruoli di rilievo, tra cui quello di Direttore Generale di Cinecittà Holding e Amministratore Delegato di Mikado Film (Gruppo De Agostini). Oltre alla carriera manageriale, Usai è anche docente di Economia dei Media presso l’Università Bocconi di Milano e la Luiss di Roma. Da segnalare che la sua esperienza include il contributo alla stesura del “Decreto Urbani” del 2004, che ha (parzialmente) riformato il settore cinematografico italiano (è stato l’ex Ministro di Forza Italia Giuliano Urbani ad averlo chiamato alla guida degli “studios” di Via Tuscolana). Nel 2017, Colorado Film è stata acquisita in maggioranza dal marchigiano Gruppo Rainbow, guidato da Iginio Straffi (noto soprattutto per il successo delle “Winx”), che nel 2023 ha fatturato ben 108 milioni di euro (con un “ebitda” di 43 milioni). Colorado è una delle case di produzione più eclettiche del panorama italiano, tra le pochissime a fare “horror”, “thriller”, “action” e “commedie family” (basti pensare al successo in sala della saga “Me contro Te”, 6 lungometraggi per il cinema dal 2020 con un “box office” complessivo di più di 30 milioni di euro). Tra i successi di livello internazionale, merita essere citato “Il Fabbricante di Lacrime”, che è ancora oggi il film “made in Italy” più visto sul Netflix. Per capire meglio chi è Usai, si rimanda ad una lunga ed interessante intervista firmata da Francesca Alò per la testata giornalistica di cinefili appassionati qual è “Bad Taste” (vedi “Bad Taste” del 17 giugno 2024, “Alessandro Usai sui successi Netflix di Colorado come Il mio nome è Vendetta e Fabbricante di lacrime: “Aiutano tutta la filiera””).

La candidatura di Usai alla guida dell’Anica prevarrebbe su quella di Benedetto Habib, che guida la Indiana Production, che è stata acquisita nell’autunno del 2023 da Vuelta Group (guidato dall’ex dirigente di Canal+ e Goldman Sachs Jerome Levy), che controlla – tra l’altro – la francese Pan, il tedesco Squareone Group, la scandinava ScanboxEntertainment… Habid è peraltro già dal 2021 Presidente dell’Unione Produttori dell’Anica

In effetti, Indiana è ormai controllata da un gruppo mediale non italiano, fenomeno che sarà normale nell’economia globalizzata, ma che certo non è funzionale ad una strategia di sovranismo culturale

Iginio Straffi guida invece quello che può essere ormai considerato il più grande gruppo di produzione italiano. E la Colorado Film guidata dal poliedrico Alessandro Usai è senza dubbio l’avanguardia del gruppo. Si ricordi che Usai già siede nel Consiglio Generale dell’Anica, sempre “in quota” Unione Produttori.

In un’intervista alla testata specializzata “The Hollywood Report Roma” (“Thrr”) concessa nel settembre dell’anno scorso ad Ilaria Ravarino, Iginio Straffi così commentava l’acquisizione della concorrente Indiana da parte del gruppo Vuelta: “quello di Indiana era un processo inevitabile. Il sistema è debole in Italia, a livello di produzione, e non ci sono realtà in grado di dialogare alla pari con le piattaforme o altri grandi interlocutori. Si sapeva che Indiana stava cercando, e l’occasione è arrivata a compimento col gruppo Vuelta. Almeno non sono i soliti Banijay o Fremantle che vengono a fare shopping in Italia. Del resto se sei debole, sei in mano al mercato. E il mercato è in mano a chi ha i soldi”. E così rispondeva alla domanda sulla tentazione di essere acquisiti: “io spero sempre che dalla politica arrivino attenzioni maggiori per la produzione italiana. Se anche aprissi le porte dell’azionariato a qualcuno, mi piacerebbe che fosse un partner di minoranza, con cui costruire un progetto di consolidamento. La quotazione in borsa sarebbe importante per noi, perché ci darebbe accesso a capitali indispensabili per un’ulteriore crescita. Ma un compagno azionario per ora non c’è. E in borsa i numeri contano per avere successo. Se si è piccoli, si rischia di rimanere allo stallo” (vedi “The Hollywood Reporter Roma” del 25 settembre 2023, “Iginio Straffi, il Re Mida degli schermi: “Così i nuovi Gormiti e le sirene salveranno il mondo (del cinema)”.

Ci sembra sano e naturale che la guida della maggiore associazione dei produttori italiani vada nelle mani di un imprenditore di successo che ha saputo fieramente difendere la italianità della propria impresa, in una fase così delicata dell’evoluzione dello scenario audiovisivo nazionale…

Rispetto alla riforma del “Tax Credit”, Straffi così si è espresso, qualche settimana fa: “io penso che ci sia giustamente una necessità di rivedere le regole del tax credit, perché ci sono delle regole oggi di ingaggio e poi di fruizione che non sono molto limpide, comunque molto fruibili. Con queste finestre che si aprono ogni tot mesi, una persona può aver già finanziato uno o due film e stare ancora aspettando il tax credit di prima. Noi, in Canada, abbiamo comprato un’azienda proprio perché c’è questo tax credit che il governo dà sui dipendenti, sul lavoro che fai. Erogato mensilmente, tra l’altro, come cash, nemmeno come un credito d’imposta come in Italia, che poi sfrutterai quando devi pagare le tasse. Cash che arriva in base ai posti di lavoro che hai mantenuto o creato in più quel mese… (…) una riforma è necessaria. Anche perché, con queste regole, sono stati finanziati anche tanti film che non sarebbero dovuti esistere, magari perché la storia era già di poco interesse e la realizzazione di scarsa qualità. Quindi va rivisto, sicuramente va ripensato”.

In argomento (credito d’imposta), si segnala una lunga intervista dell’Amministratore Delegato di Medusa Film (Gruppo Mediaset) Giampaolo Letta sul quotidiano “La Verità” (richiamata in prima pagina), sabato scorso 21 settembre, intitolata “Troppo assistenzialismo nel cinema italiano”. Sottotitolo: “L’amministratore delegato di Medusa Film: «Il tagliando alla legge Franceschini era doveroso, l’accesso agli incentivi fiscali era troppo facile. Con la nuova impostazione, però, i contributi selettivi del ministero sono raddoppiati: occhio alla commissione»”. Torneremo presto sulla questione…

Elezioni del Cda Rai giovedì 26 settembre: permane il deficit assoluto di trasparenza

Passando invece a Viale Mazzini, come abbiamo già segnalato, la situazione permane oscura e nebbiosa

In sostanza, permane un deficit assoluto di trasparenza.

L’elezione dei 4 consiglieri è calendarizzata – fatti salvi “imprevisti” ?! – per giovedì prossimo 26 settembre, e sembrerebbe che si confermi quel che scrivevamo su queste colonne pochi giorni fa (vedi “Key4biz” del 18 settembre 2024, “Cultura: da dopodomani al via il G7 a Napoli, mentre il settore è in stagnazione”)…

La triade Giorgia Meloni e Matteo Salvini e Antonio Tajani si è infatti dichiarata disponibile a ragionare in prospettiva su una riforma della “governance” del servizio pubblico radio-televisivo (anche nelle more dell’entrata in vigore dell’“European Freedom Media Act”), ma intanto ha deciso che il Consiglio di Amministrazione venga formato, di fatto sulla base della vigente “Legge Renzi”: il Governo ha detto chiaro e tondo che, “in nome della tutela delle prerogative del Parlamento, degli interessi dell’Azienda e della necessità di rispettare le legge in vigore (la 220 del 2015)” bisogna votare senza (ulteriori) indugi…

Le opposizioni hanno quindi visto sostanzialmente bocciata la loro istanza, emersa in un conato di “campo largo” (Partito Democratico + Movimento 5 Stelle + Alleanza Verdi Sinistra), di avviare prima la riforma della Rai e poi procedere alle nomine del nuovo cda. Peraltro questa erratica alleanza non si è mai esplicitamente espressa rispetto al ricorso al Tar ed al Consiglio di Stato presentato da alcuni dei candidati, e manca un mese esatto per un pronunciamento del Tribunale Amministrativo del Lazio (l’udienza di merito è calendarizzata per il 23 ottobre), che potrebbe avere effetti dirompenti sulla procedura elettorale in corso…

Quel che il 18 settembre il quotidiano “il Foglio” prospettava sembra purtroppo confermato: Carmelo Caruso sostenevache il M5s avrebbe gettato la spugna a fronte di un “mercimonio” di nomine (con la benedizione della Presidente della Commissione bicamerale di Vigilanza Barbara Floridia, che continua a teorizzare dei nebulosi “Stati Generali” della Rai…), in un articolo titolato “Il Conte Meloni. Il M5s è pronto a votare Agnes presidente Rai, in cambio chiede il Tg3 e così ‘brucia’ il Pd”. E noi – su queste colonne – commentavamo: se così fosse, andremmo ad assistere ad una nuova puntata della sceneggiata retorica (ed ipocrita) “Fuori i partiti dalla Rai”, bellamente contraddetta dai comportamenti concreti della partitocrazia di sempre…

Eppure, per quanto in extremis, i Presidenti di Camera e Senato avrebbero potuto “correggere”, almeno in parte la rotta, come abbiamo proposto tante volte su queste colonne del quotidiano online “Key4biz”: si rimanda – tra l’altro – al nostro intervento del 20 giugno 2024, “CdA Rai, nuovo ricorso al Consiglio di Stato. Cinema e audiovisivo: tutto fermo, il 27 giugno nuova manifestazione di protesta dei lavoratori”…

Domandavamo: perché i Presidenti di Camera e Senato non mettono in atto una “correzione di rotta” nel processo “pre-elettorale” dei 4 membri del Cda Rai? 

La proposta IsICult per evitare il rischio di “crash” sul cda Rai: almeno… una dichiarazione di intenti, la standardizzazione dei curricula, un questionario strutturato

L’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult ha proposto una semplice “correzione di rotta”, che è (era?!) nella “disponibilità” ovvero nelle facoltà dei Presidenti di Camera e Senato (e dei rispettivi Segretari Generali delle due camere): nulla impedisce loro (avrebbe impedito?!) di definire, nei prossimi giorni (anche in modalità “last minute”), una “procedura” minimamente seria, che consentisse di superare – almeno in parte – la vaghezza del dettato normativo.

Riproduciamo quel che abbiamo – da anni ma anche recentemente (anche su queste colonne) – proposto e riproposto

Si tratta di una semplice implementazione procedurale.

Si è ancora in tempo, prima di rimettere in scena una nuova “elezione” farsa, celebrata dalla partitocrazia vecchia e nuova…

Elezione del Cda Rai: la “correzione” è concretamente a portata di mano: basta che…

Basta un semplice regolamento che rechi la firma dei Presidenti di Camera e Senato.

Ricordiamo una volta ancora che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, già tre anni fa – anche sulle colonne di “Key4biz” – propose che la procedura selettiva prevedesse un minimo di tecnicalità meritocratica, attraverso 4 “fasi”:

  1. chiedere ad ogni candidato una programmatica dichiarazione di intenti…
  2. prevedere una forma standardizzata per la presentazione dei curricula
  3. organizzare delle audizioni da parte della Commissione Parlamentare di Vigilanza…
  4. proporre uno schema interrogativo standardizzato, una griglia di poche ma essenziali domande, a mo’ di questionario, affinché gli aspiranti candidati possano in qualche modo esprimere, pur sinteticamente, la loro “idea” di Rai che sarà…

Basti osservare che nei curricula che sono stati trasmessi a Camera e Senato, in diversi casi, non è riportata nemmeno la data di nascita dei candidati! Semplicemente surreale.

Mettere in atto queste semplici procedure avrebbe potuto ed ancora potrebbe consentire a Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa la civile chance di correggere in itinere le storture del sistema, dimostrandosi non completamente proni rispetto alle logiche malate della partitocrazia.

Se siamo ormai “fuori tempo massimo” per la fase “3” – di fatto mancano due giorni soltanto rispetto alla data di giovedì 26 (non c’è certo tempo per delle “audizioni”) – volendo si potrebbe ancora attivare le fasi “1” (dichiarazione programmatica) e “2” (standardizzazione strutturale dei 72 cv), e “3” (un breve questionario strutturato)…

Temiamo però che La Russa e Fontana non avranno purtroppo né la lungimiranza né il coraggio necessari per scardinare le brutte vecchie pratiche del passato.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult ilprincipenudo per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale). 

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz