Oggi, martedì 13 febbraio, si celebra l’edizione 2018 della Giornata mondiale della radio, istituita nel 2012 a seguito della Conferenza Generale dell’Unesco, che ne aveva riconosciuto l’alta importanza, e voluta poi dalle Nazioni Unite come Giornata mondiale l’anno successivo.
Il tema centrale di questa sesta edizione del World Radio Day è il legame storico che c’è tra questo mezzo di comunicazione di massa e lo sport. Una scelta dettata dai numerosi eventi sportivi che si svolgeranno durante il 2018, tra cui le Olimpiadi in corso in Corea e i mondiali di calcio in Russia della prossima estate.
La giornata, infatti, si legge sul sito dell’Unesco, ha l’obiettivo di “mostrare la bellezza degli sport in tutta la loro diversità”, dagli sport tradizionali che ci legano al nostro patrimonio culturale, agli sport della gente comune che ci tiene ancorati alle nostre comunità.
L’iniziativa, inoltre, riconosce la radio “come fondamentale mezzo di comunicazione”, sostiene la collaborazione internazionale tra le stazioni emittenti e “incoraggia la creazione di reti e comunità per promuovere l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e l’uguaglianza di genere sulle onde radio”.
Non da ultimo, la Giornata permette di evidenziare il contributo della radio al dibattito democratico “attraverso l’informazione, l’intrattenimento e l’interazione con gli ascoltatori”.
Il nostro Paese, forse più di chiunque altro, può celebrare il World Radio Day con un pizzico di orgoglio nazionale, ricordando uno dei padri nobili della trasmissione senza fili delle onde radio, Guglielmo Marconi.
È stato lui a sviluppare quello che conosciamo come “sistema broadcast o point-multipoint (trasmissione in diffusione attraverso la propagazione di segnali radio) includente sia la radio (segnale audio), sia la televisione (segnale audio-video)”, si legge nel sito web della Fondazione Guglielmo Marconi.
La radio, strumento di comunicazione “senza fili” per nascita e per antonomasia, viene diffusa essenzialmente in modalità wireless (esiste comunque anche la “filodiffusione“). La televisione, ereditando le impostazioni della radio, ebbe ed ha tuttora una forte diffusione in modalità wireless, ma la modalità “via cavo” è altrettanto diffusa.
È stato proprio Marconi ad elaborare il sistema di trasmissione senza fili garantendo la trasmissione d’informazioni a grandi distanze, riuscendo, per la prima volta nel 1901, a trasmettere una lettera attraverso l’Atlantico, dall’Inghilterra a Terranova, su una distanza di oltre 3000 km.
Una delle prime principali applicazioni della sua invenzione fu quella dei servizi radiomarittimi, si legge nella biografia pubblicata dalla Fondazione Guglielmo Marconi, per la sicurezza in mare, e in questo settore è ben noto l’episodio del Titanic (1912), a bordo del quale un terzo dei passeggeri si salvò grazie ai segnali di soccorso lanciati con gli apparati radiotelegrafici Marconi.
E grazie allo sviluppo di un efficace sistema di comunicazione con la telegrafia senza fili via onde radio (o radiotelegrafo), che ottenne notevole diffusione e la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione, la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili, Marconi a soli 35 anni ricevette il premio Nobel per la fisica nel 1909.
Oggi, al tempo delle tecnologie digitali, la radio non solo sopravvive ma secondo un’indagine Statista il 47% degli europei è un assiduo ascoltatore di programmi radiofonici. Inoltre, nell’era delle fake news, in Svezia, Finlandia, Norvegia, Germania, Belgio e Danimarca la radio è considerata molto più affidabile per l’informazione quotidiana che la televisione e altri media.
Il giorno della sua morte, il 20 luglio 1937, il mondo lo commemorò con un atto eccezionale: tutte le stazioni radio rimasero in silenzio per due minuti, durante i quali l’etere tornò ad essere silenzioso come era stato prima di Marconi.
(Guglielmo Marconi)