Dopo settimane di attesa, il ministero dello Sviluppo economico ha annunciato le nuove deleghe a viceministri e sottosegretari.
Le deleghe
L’annuncio è stato dato dallo stesso ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha delegato alla viceministra Alessandra Todde le azioni sulle crisi aziendali e le cosiddette “città intelligenti” o smart city.
Al viceministro Gilberto Pichetto Fratin andranno le deleghe per le politiche industriali e delle piccole e medie imprese, del made in Italy, del commercio, della concorrenza, dei consumatori e della lotta alla contraffazione.
Infine, è affidata al sottosegretario Anna Ascani la delega sulla banda ultralarga, le telecomunicazioni e il digitale.
Sul sito del dicastero si legge inoltre che “il ministro si riserva in tutte le materie l’attività normativa, l’individuazione delle priorità, nomine, piani e programma e tutte le decisioni di particolare importanza”.
Le linee guida del Mise di Giorgetti
Proprio ieri Giorgetti è intervenuto in videoconferenza, alle Commissioni congiunte di Camera e Senato sulle attività produttive, per presentare le linee programmatiche del suo ministero.
Si è fatto cenno ai ritardi accumulati dal nostro Paese in settori davvero strategici, a livello industriale, di impresa e anche di economia reale, ma toccando solo alcuni punti considerati dal ministro chiave.
Manifatturiero, certamente, con l’industria automotive in testa e più in generale l’industria 4.0, ma anche quello siderurgico, tanto da manifestare la volontà di proporre a questi l’estensione della normativa Golden Power.
Ha parlato molto di imprenditorialità in generale, di imprese e anche di piccole e medie imprese, incentrando le nuove strategie del ministero e le sue linee guida su “promozione, digitalizzazione e transizione ecologica”, con l’aggiunta dell’economia spaziale come nuove frontiera in cui l’Italia può dare il suo contributo.
Smart city, il lavoro da fare
Riflettendo sulle deleghe, però, è abbastanza evidente il silenzio di Giorgetti sulla necessità di fare di più in termini di progetti smart city. In Italia se ne parla da tanto, fin dai tempi del bando indetto dal ministero dell’Istruzione, dell’Università della ricerca presieduto da Francesco Profumo.
A questa iniziativa, però, non ha fatto seguito molto altro.
Servono nuove idee, più che risorse (qualcosa in più si potrebbe anche raccogliere dal Recovery plan, o mettere a fattor comune quelle esistenti, o farle fruttare meglio per attirare nuovi investimenti), ma anche strumenti che rendano possibili interventi sul breve termine.
Le città sono i veri motori delle economie nazionali e sovranazionali. L’Europa ha le sue regioni più ricche e produttive proprio dove sono nate le città più grandi e più antiche. Esse hanno la capacità di innervare il territorio che le circonda, di dare vita a grandi cambiamenti, a volte di portata sistemica.
Sicuramente la mobilità elettrica e sostenibile aiuterà i nostri centri urbani a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma non basta per aprire una nuova stagione di crescita e innovazione che passa necessariamente per le soluzioni smart building, l’efficienza energetica, le nuove reti e la transizione ecologica e digitale, da portare avanti assieme nelle due componenti principali (decarbonizzazione e infrastrutture).