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Gioco d’azzardo, appello ad Apple e Google: via le app dagli store online

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Il gambling online sempre più diffuso in Italia. Per l’on. Sergio Boccadutri, ‘Apple e Google dovrebbero bandire le app di gioco d’azzardo’. Il problema affrontato anche nel libro in uscita di Massimiliano Dona (UNC) e Paola Vinciguerra (Eurodap).

Dibattitto aperto all’indomani del Rapporto del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA) che lancia l’allarme sulle nuove forme di dipendenza. Accanto all’uso sempre più diffuso di droga da parte dei giovani tra i 15 e i 19, i dati ci dicono che negli ultimi 12 mesi il 24,31% degli studenti ha usato almeno una volta una sostanza stupefacente e il 21,05% si definisce un ‘policonsumatore’, ci sono alte forme di dipendenza patologica, come quella dai giochi d’azzardo, altrettanto pericolose: il 14,1% dei giovani ha puntato almeno una volta, complice spesso lo smartphone, il 4,3% presenta addirittura le caratteristiche del giocatore problematico e il 3,8% ha invece sviluppato un approccio patologico.

La situazione dettagliata dal Dipartimento Politiche Antidroga ci mette di fronte a un problema serio che merita pronte e urgenti soluzioni. Gli aspetti da analizzare sono molteplici e riguardano l’ambito politico ma anche psicologico e sociale del problema, senza tralasciare l’industria del web.

Sergio Boccadutri (Pd): ‘Contro rischi così seri ci vogliono misure radicali’

L’on. Sergio Boccadutri (Pd) propone ad Apple e Google di bandire dai loro store online le app che permettono di puntare online.

Secondo Boccadutri, le cifre del DPA “impongono una riflessione al legislatore e alle aziende del settore telematico”.

“In particolare – prosegue Boccadutri – i dati ci dicono che il 13% dei giovani ha puntato tramite smartphone. Contro rischi così seri di patologie ci vogliono misure radicali: credo che in modo del tutto autonomo gli store di Apple e Google dovrebbero bandire dalle loro piattaforme applicazioni di gioco d’azzardo. Sono certo, infatti, che questi dati siano anche per loro, così attenti ai loro utenti, motivo di riflessione”.

 

Massimiliano Dona (UNC): ‘Fondamentale la collaborazione dei giganti dell’online’

Il tema del gioco d’azzardo è stato affrontato in un libro, in uscita tra fine ottobre e i primi di novembre, scritto a quattro mani da Massimiliano Dona, Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori, e da Paola Vinciguerra, Presidente Eurodap (Associazione Europea per i Disturbi da Attacchi di Panico). Dona e Vinciguerra, che nel 2013 hanno pubblicato anche un libro sugli acquisti online compulsivi (‘Aggiungi al carrello. Shopping on-line: sopravvivere agli inganni e alle dipendenze del web’, Minerva edizioni) approfondiscono dal punto di vista legale e psicologico tutto ciò che gravita intorno al mondo del gioco d’azzardo.

Nonostante la crisi economica e i portafogli delle famiglie sempre più vuoti – ha detto Massimiliano Dona a Key4biz – non si arresta la passione degli italiani per il gioco d’azzardo: sempre più spesso, purtroppo, arrivano agli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori lettere piene di richieste di aiuto, cariche di rancore nei confronti di un padre che ha bruciato in pochi mesi i risparmi di una vita, ma anche nei confronti di chi permette al proprio padre di farlo”.

“Da anni – ha aggiunto Dona – attraverso le nostre campagne (sul nostro sito www.consumatori.it e anche con una mozione parlamentare) e ora con il libro in uscita, cerchiamo di richiamare lo Stato alle sue responsabilità, ma sarebbe fondamentale avere dalla nostra parte la collaborazione dei giganti dell’online come Apple e Google. Nel momento in cui giocare online è così facile (basta un telefonino e la connessione!), infatti, non si deve fare neanche la fatica di spostarsi in una sala da gioco e viene meno quel piccolo detraente che poteva essere la vergogna pubblica in caso di sconfitta: il timore è che la febbre da gioco mieta ulteriori vittime”.

“Il rischio – ha ribadito Dona a Key4biz – di cadere, in vere e proprie patologie, soprattutto in un momento di difficoltà come questo, è concreto (e purtroppo gli ultimi dati sulle ludopatie non sono consolanti); uno degli aspetti più importanti è scardinare l’illusione che “vincere è facile”, come molti spot vogliono farci credere, andrebbe spiegato, invece, soprattutto ai più giovani che la fortuna, probabilmente, esiste e forse busserà anche alla porta di qualcuno, ma deve essere ben chiaro che per ogni vincitore si contano innumerevoli sconfitti e alla fine a vincere è soprattutto il banco!”

Paola Vinciguerra (Eurodap). ‘Bandire il gioco aiuta ad evitare l’automatismo’

Secondo Vinciguerra, bandire questi giochi dagli store online “potrebbe aiutare ad evitare l’automatismo che si sviluppa in questi giovani”.

La presidente dell’Europad ha spiegato a Key4biz che spesso accade che i giovani non abbiano percezione di essere dei giocatori.

Togliere loro la possibilità di accedere, con facilità e immediatezza al gioco online, per la Vinciguerra “potrebbe essere un modo per proteggere da quelle abitudini che diventano compulsioni e infine necessità”.

“Il poter giocare da smartphone o pc a ogni ora della giornata senza doversi spostare da casa – ha indicato a Key4biz la presidente di Eurodap – favorisce fortemente la possibilità di giocare”.

Più precisamente, “un comportamento abitudinario che dà la sensazione di adrenalina e vitalità rischia di diventare compulsivo: tutte le volte che questi giovani hanno la sensazione di vuoto, disagio o insoddisfazione, potrebbero, quindi, ripetere quel comportamento che hanno memorizzato come stimolante, perdendo completamente la consapevolezza, spesso anche tanto denaro, e la pericolosità di quanto stanno facendo”.

Bandire queste app dagli store online potrebbe, quindi, essere una soluzione ma bisogna anche “capire lo stato d’animo di questa gioventù”.

Abbiamo – ha sottolineato con amarezza Vinciguerra – una società adolescenziale depressa che cerca disperatamente, attraverso una serie di comportamenti eccessivi come i rapporti sessuali precoci, la droga, l’alcol o la prostituzione, qualcosa che li faccia sentire vivi”

Cosa fare allora? “Intanto organizzare dei corsi di formazione con questi giovani, ai quali dovrebbero partecipare necessariamente anche i genitori, per far comprendere loro la situazione”. Senza dimenticare, ha ricordato Vinciguerra, che gli interventi mirati dovrebbero essere predisposti dai genitori e dalle scuole soprattutto nella fase preadolescenziale, per evitare che si arrivi a queste preoccupanti conseguenze.

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