In questo momento è in fase di esame al Parlamento e al Consiglio Ue il Gigabit infrastructure act, il Regolamento, proposto dalla Commissione UE il 23 febbraio scorso, per rendere disponibile la connettività Gigabit, la connessione super veloce attraverso la fibra, a tutti i cittadini e le imprese dell’Ue entro il 2030.
Gigabit infrastructure act in 5 punti
Il nuovo regolamento sostituirà la direttiva sulla riduzione dei costi della banda larga datata 2014.
- Nel dettaglio, il Regolamento prevede la riduzione dei costi di installazione della fibra e del 5G.
- Tutti gli edifici nuovi o fortemente ristrutturati, salvo casi motivati, dovranno essere dotati di fibra o avere le infrastrutture necessarie per l’installazione della fibra, in modo che i cittadini possano usufruire dei servizi di connettività più veloci. Il Gigabit infrastructure act mira a superare la sfida dell’implementazione lenta e costosa dell’infrastruttura fisica sottostante che sostiene le reti gigabit avanzate. Questi lavori rappresentano infatti fino al 70% dei costi di implementazione della rete.
- Nel dettaglio, le misure faciliteranno il coordinamento della realizzazione di infrastrutture fisiche, come condotte, torri o piloni, con lavori su altre infrastrutture pubbliche. Le misure renderanno anche più agevole la richiesta dei permessi e ridurranno i tempi di ottenimento degli stessi imponendo alle autorità competenti di confermare la completezza di una domanda di permesso entro 15 giorni dal suo ricevimento e stabilendo la regola che le domande di permesso, cui non venga data risposta entro quattro mesi, si intenderanno tacitamente approvate
- Gli operatori potranno accedere online a tutte le informazioni sulle infrastrutture esistenti e sulle opere civili previste, e potranno anche presentare domande di permesso online. Il regolamento rende più semplice per gli operatori il riutilizzo delle infrastrutture pubbliche, come condotti o piloni, e degli spazi, come i tetti, per installare l’infrastruttura di rete.
- Le nuove misure contribuiranno anche a ridurre l’impronta ambientale delle reti di comunicazione elettronica promuovendo la diffusione di tecnologie più efficienti dal punto di vista ambientale, come la fibra e il 5G.
Gigabit Infrastructure Act, critiche dal gruppo Renew (che raccoglie fra gli altri Macron, Renzi, Calenda) alla proposta della Commissione Ue: ‘Favorisce gli incumbent’
In attesa dell’esame finale del Parlamento e al Consiglio UE, ricordiamo la dura presa di posizione significativa del gruppo Renew (che raccoglie fra gli altri Macron, Renzi, Calenda) contro il Gigabit Infrastructure Act.
Nell’interrogazione, si legge:
- la Commissione non ha fatto un impact assessment del nuovo regolamento, altrimenti perché non lo ha pubblicato?
- la Commissione non ha consultato per tempo e adeguatamente gli operatori e la filiera. In altre parole ha proceduto con una proposta senza chiedere il parere della industry, il che è un’operazione fuori dalla norma.
- la Commissione non ha adeguatamente coinvolto il Berec, l’organismo che raccoglie tutte le autorità di regolazione europee.
Le critiche arrivano dal gruppo di maggioranza, e questo va sottolineato. L’interrogazione peraltro ricalca in molti aspetti analoghe critiche già avanzate dall’Ecta, l’associazione che rappresenta i nuovi entranti e i principali operatori alternativi europei.
Il pacchetto di proposte della Commissione per la Gigabit Society contiene una raccomandazione, che non ha un valore vincolante ma rappresenta esclusivamente un parere che tuttavia viene di norma seguito dagli Stati membri. Curiosamente, la raccomandazione (Gigabit Reccomendation) ribalta l’impostazione del Codice Europeo delle comunicazioni elettroniche, che peraltro è una direttiva, su un punto molto sensibile: la deregulation della telefonia fissa. In altre parole, la Commissione dice che ogni volta che c’è un minimo si concorrenza, si può deregolamentare il mercato.
Questa proposta ha lasciato molto perplessi sia nelle modalità sia nel merito. In primo luogo, perché – come sottolineato dall’interrogazione – non è stata condotta una consultazione pubblica degli stakeholders, non è stata condivisa la valutazione d’impatto, che invece per le direttive è obbligatoria. E non è stata tenuta in debita considerazione l’opinione del Berec.
Nel merito, se tutti questi step fossero stati svolti non si sarebbe arrivati a questo tipo di raccomandazione perché sottrae potere alle autorità nazionali, nel nostro caso l’Agcom, e introduce un principio di deregulation che in realtà va a favorire gli incumbent. Perché ogni volta che in una città c’è un minimo di concorrenza sulla rete fissa, allora quel pezzo di rete è sottratto alla regolamentazione da parte dell’Autorità amministrativa indipendente. Questo di fatto favorisce l’incumbent, che essendo market maker si disegna il mercato come più gli conviene dal punto di vista tariffario.
La Gigabit raccomandazione può svolgere un ruolo cruciale per guidare l’Europa verso la società Gigabit soltanto garantendo condizioni di mercato stabili e prevedibili ed in grado di attrarre investimenti. È essenziale quindi che, in coerenza con quanto stabilito dal Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, le autorità nazionali non siano private del loro potere decisionale e che siano messe nella condizione di tenere debitamente conto delle specificità dei mercati nazionali, per evitare una rimozione prematura della regolamentazione ex-ante che sarebbe dannosa per lo sviluppo e l’adozione di VHCN, nonché per il benessere dei consumatori.
Il rispetto della normativa primaria rappresentata dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, nonché la tutela degli investimenti realizzati e pianificati dagli operatori alternativi all’incumbent, appare essenziale al fine di mantenere e assicurare un effettivo sviluppo di una concorrenza basata sui meriti.