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Giappone, il “Tinder di Stato” utilizzerà l’AI per ‘matchare’ meglio i profili

Il Giappone si affida all’AI per arginare il crollo demografico. L’app creata per favorire gli incontri tra i giovani, utilizzerà l’intelligenza artificiale per “matchare” meglio i profili, lasciando meno spazio alla casualità.

Il governo giapponese ha lanciato un’iniziativa per contrastare il calo demografico nel Paese, introducendo un’app di incontri simile a Tinder, gestita dallo Stato e basata sull’intelligenza artificiale. Questa misura mira a facilitare l’incontro tra single e promuovere la formazione di nuove coppie, nella speranza di incrementare il tasso di natalità, che ha raggiunto livelli storicamente bassi.

L’applicazione, denominata Tokyo Enmusubi (che significa “legare i destini”), è stata attivata a Tokyo a partire da settembre 2024. Per registrarsi, gli utenti devono superare un colloquio online con i funzionari della capitale e fornire documentazione che attesti la loro identità, stato civile e reddito. Inoltre, è richiesta una lettera firmata in cui dichiarano la volontà di sposarsi e il pagamento di una quota biennale di circa 11.000 yen (circa 70 euro).

Giappone: AI e settimana corta per arginare il crollo demografico

Il sistema utilizza l’intelligenza artificiale per abbinare persone con alta probabilità di compatibilità, basandosi su test che valutano i loro valori personali. L’obiettivo è estendere questo servizio oltre la capitale, coprendo l’intero arcipelago giapponese.

Attualmente, 31 delle 47 prefetture giapponesi offrono servizi di matchmaking basati sull’intelligenza artificiale, utilizzando i Big Data per combinare appuntamenti. Questa strategia è parte degli sforzi del governo per affrontare il declino demografico e promuovere la formazione di nuove famiglie.

Nonostante le critiche e le preoccupazioni riguardo all’efficacia di tali misure, il Governo giapponese continua a esplorare soluzioni innovative per affrontare la crisi demografica, sperando che l’utilizzo della tecnologia possa contribuire a invertire la tendenza al calo delle nascite.

Recentemente il Governo ha introdotto la settimana lavorativa corta per i dipendenti della pubblica amministrazione per dare ai lavoratori più tempo libero per contrastare la denatalità, spesso frenata dalla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Nel Paese è ampiamente diffuso il fenomeno del karoshi (morte per troppo lavoro), che ha spinto il governo giapponese e le aziende private a riconsiderare il tradizionale modello lavorativo.

Demografia, il confronto diretto tra Giappone e Italia

La stessa sorte sta colpendo il nostro Paese. Anche l’Italia infatti è tra i Paesi più anziani al mondo, con oltre il 24% della popolazione sopra i 65 anni. Il tasso di natalità è il più basso dell’Unione Europea: nel 2023, il numero medio di figli per donna è sceso a 1,24.

Nel 2023, il numero di nuovi nati è stato inferiore a 400mila, segnando un ulteriore record negativo. La popolazione italiana si sta rapidamente riducendo e invecchiando. Il fenomeno è aggravato dall’emigrazione dei giovani, che spesso cercano opportunità di lavoro all’estero.

In Italia pesa la stagnazione dei salari

La precarietà lavorativa, i salari bassi e l’elevato costo della vita (soprattutto per la casa e l’educazione) spingono le coppie italiane a rimandare o evitare di avere figli. Il supporto alle famiglie da parte dello Stato è considerato insufficiente. Mancano infrastrutture adeguate come asili nido e politiche di conciliazione lavoro-famiglia. Gli incentivi alla natalità, come il bonus bebè, assegni familiari universali e progetti per aumentare la disponibilità di asili nido non rimangono tuttavia sufficienti ad argine il problema.

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