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Ammonta a 2.254 miliardi e 852 milioni la massa di denaro che rappresenta la gestione patrimoniale degli italiani. I dati risalgono a marzo 2023 e la fonte è Assogestioni. Si tratta di un dato in aumento rispetto ai 2.211 miliardi e 729 milioni di fine 2022 ma inferiori a quelli di un anno prima, e soprattutto rispetto al picco toccato al termine del 2021, 2.594 miliardi e 240 milioni di euro.
Le difficoltà della gestione patrimoniale degli italiani
Sono stati mesi turbolenti, i mercati, almeno fino all’inizio dello scorso autunno, hanno sofferto il deterioramento della congiuntura economica, legato alla guerra in Ucraina e alla crescita impetuosa dell’inflazione. Con essi anche il valore di molti fondi che si occupano della gestione patrimoniale degli italiani, quelli che investono in azioni, titoli e obbligazioni, ha subìto un ribasso. Non solo, l’aumento dei prezzi ha alimentato la concorrenza dei titoli di Stato, che a differenza che negli anni scorsi possono garantire ai risparmiatori ritorni competitivi.
Un dato, però, è certo, rispetto a tutto il periodo precedente il 2018 l’ammontare di denaro che gli italiani, sia privati che imprese, affidano in gestione a consulenti, banche e organismi appositi è molto maggiore. Si tratta di un cambiamento strutturale, che ha fatto in modo che in 10 anni le risorse investite in fondi siano cresciute di più di mille miliardi e che è stato determinato anche dalla consapevolezza della necessità di forme di previdenza integrativa. Ma quali sono le società che oggi riescono a raccogliere più risparmio gestito?
Eurizon gestisce 383 miliardi e 298 milioni di euro
Al primo posto, come si vede dalla nostra infografica, c’è il Gruppo Intesa San Paolo, la maggiore banca italiana. Di esso sono parte sia Eurizon che Fideuram, che, insieme, raccolgono 490 miliardi e 350 milioni. Rappresentano il 22,6% del totale se consideriamo i fondi aperti e le gestioni di portafoglio e non i fondi chiusi, quelli con un numero fisso di partecipanti e che comunque costituiscono una minoranza di quelli esistenti.
Tra loro a prevalere è Eurizon, con 383 miliardi e 298 milioni di euro, di cui la maggioranza, 206 miliardi e 456 milioni, costituiti da fondi aperti. Sono principalmente quelli che si occupano di previdenza e che, appunto, sono aperti a chiunque voglia aderirvi. Il resto è diviso tra gestioni di portafoglio retail, 21 miliardi e 142 milioni e gestioni di portafoglio istituzionali, 155 miliardi e 699 milioni. Quale è la differenza? Le prime sono responsabilità di un consulente finanziario che si occupa di curare gli investimenti dei clienti, le seconde invece di operatori professionali come banche o assicurazioni.
Fideuram ha in gestione, invece, 107 miliardi e 52 milioni, ma in questo caso i fondi aperti sono una minoranza, 42 miliardi e 259 milioni Da sempre specializzata su una clientela privata e sui cosiddetti “High Net Worth individuals”, ovvero risparmiatori molto ricchi, vede infatti prevalere la gestione di portafoglio retail, che in questo caso ha un valore di 51 miliardi e 364 milioni.
La gestione patrimoniale degli italiani secondo Generali
Dopo il Gruppo Intesa San Paolo ci sono le Generali: alla società assicurativa gli italiani hanno affidato il 20,4% del totale del risparmio gestito e cioè 442 miliardi e 415 milioni. In questo caso a prevalere di gran lunga è la gestione di portafoglio istituzionale, che raccoglie 341 miliardi e 681 milioni. In questo segmento di mercato la multinazionale di Trieste, terza più grande azienda del settore assicurativo in Europa, è il maggiore player in Italia. Dopo Intesa e Generali è Amundi ad assorbire la quota più importante del risparmio gestito. La Sgr (Società di Risparmio Gestito) controllata da Crédit Agricole gestisce 213 miliardi e 419 milioni, il 9,8% del totale. A prevalere in questo caso sono i fondi aperti, che ammontano a 118 miliardi e 359 milioni.
È significativo il fatto che bastino i tre più grandi gestori, il Gruppo Intesa, il Gruppo Generale e Amundi per arrivare al 52,8% del risparmio gestito italiano, segno di una certa concentrazione del mercato. Agli altri va molto meno.
Solo Mediolanum a marzo 2023 ha visto una raccolta netta positiva
È il caso, per esempio, di Anima Holding, Sgr italiana controllata da una serie di soggetti tra cui spiccano Banco Bpm, con il 20,6%, e Poste Italiane con l’11%. Ha in gestione 182 miliardi e 298 milioni di euro, l’8,4% del totale, divisi tra 84 miliardi e 589 milioni di fondi aperti e 96 miliardi e 327 milioni di gestione di portafoglio istituzionale, cui sono da aggiungere un miliardo e 382 milioni di gestione di portafoglio retail. Proprio Poste Italiane è al quinto posto come gestore, ma sotto la sua cura sono meno di 100 miliardi di euro, 99 e 785 milioni, la grande maggioranza dei quali consistono in gestione di portafoglio istituzionale.
Seguono Blackrock, con 89 miliardi e 467 milioni, quasi tutti di fondi aperti, e Gruppo Mediolanum, con 60 miliardi e 616 milioni. L’azienda fondata dallo scomparso Ennio Doris ha la particolarità di essere l’unica ad avere registrato una raccolta netta positiva nel mese in questione, marzo. I fondi investiti hanno superato di 246,8 milioni quelli dismessi. Solo Allianz, tra i primi 10 gestori, può dire lo stesso, con un 415,4 milioni di versamenti netti, soprattutto in gestione di portafoglio istituzionale, mentre Mediolanum si occupa quasi solo di fondi aperti.
Per gli altri marzo, come gennaio e febbraio, è stato un mese in rosso: per il Gruppo Intesa la raccolta netta è stata negativa per 865,4 milioni, per esempio, ma a perdere di più sono stati il Gruppo Generali e Poste Italiane, rispettivamente 2 miliardi e 822 milioni e 2 miliardi e 117 milioni.
Anche Jp Morgan e Morgan Stanley tra i protagonisti
Oltre ad Allianz, che raccoglie 49 miliardi e 739 milioni, sono presenti tra i primi 10 gestori italiani anche due colossi della finanza internazionale come Jp Morgan Asset Management e Morgan Stanley. Hanno in gestione rispettivamente 46 miliardi e 269 milioni, tutti di fondi aperti, e 45 miliardi e 105 milioni. Insieme sono responsabili del 4,2% del risparmio gestito italiano, una quota certamente piccola in proporzione alle loro dimensioni globali, ma il mercato italiano in questo ambito è certamente ancora relativamente poco sviluppato rispetto a quelli di gran parte dei Paesi occidentali.
I dati si riferiscono al 2023
Fonte: Assogestioni