Il ministro dell’Economia tedesco, Olaf Scholz, ha annunciato oggi l’abbandono totale del carbone da parte della Germania a partire dal 2020. Unitamente a questa mossa, Berlino ha anche stabilito un piano di risarcimento per industrie e aziende collegate, amministrazioni locali (Lander) e cittadini stessi pari a 40 miliardi di euro che saranno erogati lungo un periodo di tempo che arriverà fino al 2038.
L’obiettivo da raggiungere per la Germania, entro il 2030, è il taglio delle emissioni inquinanti del 55% rispetto ai livelli del 1990. La lignite, in particolare, è un tipo di carbone ad alto impatto ambientale e la Germania è ancora oggi il primo produttore mondiale di questo fossile dal 1970.
Chiusure e risarcimenti
Si partirà dalle centrali più vecchie ed inquinanti già da quest’anno e per i gestori degli impianti sono stati previsti 2,6 miliardi di euro di risarcimenti per quelli a Ovest e 1,7 miliardi di euro per quelli a Est della Germania.
Nel Paese ci sono 11 miniere di lignite e 3 di carbone ancora attive e altamente inquinanti. Per la loro produzione sono stati “spostati” 136 piccoli paesini nelle vicinanze e spianate intere foreste, come nel caso della foresta di Hamback, che aveva un’estensione di 5.500 ettari e oggi è ridotta a un decimo della sua dimensione originaria.
Dopo una riunione fiume durata tutta la notte, si legge su un articolo pubblicata dalla Reuters, il portavoce del Governo, Steffen Seibert, ha reso noto un accordo che prevede il pagamento di 14 miliardi di euro per 18 anni a titolo di aiuti per le regioni colpite dalla chiusura di miniere e impianti, come il Brandeburgo, la Renania settentrionale Vestfalia, la Sassonia e Sassonia Anhalt.
Stanziato anche un fondo per i lavoratori che dovranno abbandonare i loro impieghi collegati all’industria del carbone, con risarcimenti fino al 2043, senza però rendere pubblico l’ammontare procapite di questa misura. Presto sarà pubblicato un calendario ufficiale per le chiusure di miniere e impianti.
Il futuro è nelle rinnovabili
La Germania ha raggiunto un traguardo storico nella corsa all’economia verde e a zero emissioni. Nel 2019, da gennaio a dicembre, il 46% dell’energia elettrica è stata generata con fonti energetiche rinnovabili, soprattutto con l’eolico. In alcuni periodi dell’anno, secondo dati diffusi dall’Istituto Fraunhofer, sono state raggiunge anche punte del 65% (soprattutto in concomitanza con periodi perturbati a livello meteo, con forti venti).
L’obiettivo è portare le rinnovabili al 65% del mix energetico nazionale per la generazione di energia elettrica entro il 2030.
Il 25% circa della generazione di elettricità da fonti rinnovabili è arrivata dall’eolico, con una capacità di 127 TWh. Il fotovoltaico ha rappresentato il 9% appena della torta elettrica complessiva, con 46 TWh, mentre l’idroelettrico il 3,8%, con meno di 10 TWh. Tra le fonti rinnovabili, comunque, la Germania mette anche le centrali nucleari e le biomasse.