L’eCommerce continua a crescere nella Ue ma con esso anche le pratiche commerciali che rischiano di ostacolare la concorrenza e limitare le scelte dei consumatori.
E’ quanto emerge da una Relazione preliminare della Commissione europea a seguito dell’indagine settoriale sul commercio elettronico, lanciata a maggio 2015 nell’ambito della strategia per il Mercato Unico Digitale.
La Ue intende migliorare l’accesso dei consumatori e delle imprese ai beni e ai servizi ed individuare eventuali nodi che limitano nei fatti questa mission.
La Ue ha pertanto raccolto i dati di circa 1800 imprese attive sul mercato dell’eCommerce di beni di consumo e di contenuti digitali e ha esaminato circa 8mila contratti di distribuzione.
La relazione ha messo in evidenza pratiche commerciali che potrebbe creare problemi alla concorrenza. La Commissione potrà eventualmente decidere di avviare indagini specifiche sui singoli casi.
Margrethe Vestager, Commissario Ue alla Concorrenza, ha dichiarato: “Il commercio elettronico è diventato importante per i consumatori e incide fortemente sulle attività e sulle strategie aziendali. Le imprese devono essere libere di determinare le proprie strategie di vendita online. Al tempo stesso, le autorità antitrust devono garantire che non vengano attuate pratiche commerciali anticoncorrenziali”.
Il nodo del geoblocking
Nel 2015 oltre la metà dei cittadini adulti dell’Ue ha ordinato beni o servizi online e in alcuni Stati membri il numero sale a più di otto su dieci.
Per chi distribuisce contenuti digitali, le licenze sono essenziali e rappresentano un fattore determinante per la concorrenza.
La relazione Ue rileva che gli accordi di licenza sui diritti d’autore sono complessi e spesso esclusivi. Stabiliscono pure quali territori, tecnologie e finestre di distribuzione possono utilizzare i fornitori di contenuto digitale.
La pratica del geoblocking risultata ampiamente diffusa nell’eCommerce in tutto il territorio Ue, soprattutto per quanto riguarda i contenuti digitali (SCHEDA).
Nella relazione si indica:
- Oltre il 60% degli accordi di licenza presentati da titolari di diritti è limitato al territorio di un unico Stato membro
- Quasi il 60% dei fornitori di contenuto digitale che hanno partecipato all’indagine ha convenuto contrattualmente con i titolari dei diritti di applicare il geoblocking.
La Ue avverte che, “se il geoblocking è il risultato di accordi tra fornitori e distributori, può limitare la concorrenza nel mercato unico in violazione delle norme antitrust dell’Ue”.
La Commissione conclude però che, “per adottare provvedimenti in ambito di concorrenza nei confronti del geoblocco, occorre effettuare una valutazione caso per caso, che comprenda anche un’analisi delle possibili giustificazioni delle restrizioni individuate”.
I produttori hanno reagito alla crescita del commercio elettronico, adottando una serie di pratiche per controllare meglio la distribuzione dei loro prodotti e il posizionamento dei loro marchi.