È un doppio divario quello che si trovano ad affrontare le donne dei cosiddetti Paesi LMIC (Low- and middle-income countries, le nazioni con un reddito pro capite medio-basso) nei confronti di Internet, in particolare in mobilità (spesso l’unico modo possibile per navigare, soprattutto nelle zone più remote e difficili da raggiungere dalle linee fisse). Il primo è quello legato alla condizione generale di popolazioni che hanno molte difficoltà nell’accesso alla Rete, per motivi prettamente economici e legati alle infrastrutture insufficienti. Il secondo, più subdolo e di matrice soprattutto culturale, è il gender gap, ovvero la diffusa marginalizzazione femminile, in questo caso per quanto riguarda l’accesso alle nuove tecnologie.
Segnali incoraggianti erano arrivati negli anni scorsi grazie ai report che indicavano un aumento delle donne che utilizzavano Internet mobile in questi Paesi, ma adesso – a giudicare dall’ultimo report GSMA (la Global System for Mobile Communications Association, l’organizzazione che riunisce più di 750 operatori mobili in tutto il mondo) questa spinta sembra essere diminuita. Una situazione da monitorare con attenzione, e che richiede un intervento deciso da parte dei governi per far sì che Internet attraverso lo smartphone, invece di essere uno strumento di emancipazione e di accesso a un patrimonio culturale immenso, non diventi al contrario un nuovo ostacolo alla parità dei sessi.
Gender gap e internet mobile: rallenta il recupero delle donne sugli uomini
Come si legge in Connected Women: The Mobile Gender Gap Report 2021, nei Paesi LMIC la percentuale di donne che accede a Internet mobile è del 60%, ma l’incremento l’anno scorso è stato di soli 59 milioni a fronte dei 110 milioni del 2020. Sempre in queste zone del mondo (i Paesi analizzati sono l’Egitto, il Kenya, la Nigeria, il Senegal, il Bangladesh, l’India, l’Indonesia, il Pakistan, il Guatemala e il Messico), la probabilità che le donne accedano alla rete via smartphone è del 16% inferiore rispetto a quella degli uomini, un dato che si traduce in ben 264 milioni di donne in meno rispetto agli uomini attive su Internet. Nel 2017 questa percentuale era molto più alta, del 25%, ma nel 2020 si era ridotta fino al 15%, quindi – anche se è presto per parlare di un’inversione di tendenza – è chiaro che il processo di espansione delle possibilità di accesso alle donne ha subito un rallentamento: per questo è necessario individuare le cause e operare perché il processo di parificazione possa riprendere il prima possibile.
Il gender gap, per quanto diffuso in diversa misura in tutto il mondo, si avverte particolarmente nell’Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana, e non ha di fatto subito cambiamenti dal 2017; l’unica eccezione è proprio quella dell’Asia meridionale, dove negli anni scorsi ci sono stati i cambiamenti più promettenti in termini di differenza percentuale nell’uso tra uomini e donne: dal 67% del 2017 si è passati al 36% del 2020, per poi tornare l’anno scorso al 41%. Insomma, chi non ha mai usato Internet mobile e accede per la prima volta alle nuove tecnologie è soprattutto di sesso maschile: emblematico il caso dell’India, dove il ricorso a Internet mobile è aumentato dal 45% al 51%, ma la percentuale dell’uso femminile è rimasta immutata, ferma al 30%. E – è il caso di ricordarlo – l’India è il secondo stato più popoloso del mondo, con 1,4 miliardi di abitanti, e il sorpasso sulla Cina in questa speciale classifica è sempre più vicino: per questo la sua situazione va monitorata con particolare attenzione.
Anche la pandemia ha fermato la parificazione
Sono comunque situazioni assai diverse da quelle dei Paesi occidentali, dove Internet mobile è ormai accessibile pressoché a tutti e a prezzi molto bassi (basta dare un’occhiata alle offerte del comparatore di SOSTariffe.it per rendersene conto). Le barriere più grandi per l’accesso alla Rete attraverso lo smartphone sono l’alfabetizzazione digitale e le relative competenze, ma anche, ovviamente, la capacità economica di acquistare questi strumenti; da non sottovalutare infine le problematiche collegate alla sicurezza.
Può esserci anche qui lo zampino della pandemia? Non è una sorpresa: sì. Il Covid-19 ha infatti reso ancora più difficili da acquistare i dispositivi digitali necessari per navigare, non solo per la scarsità dei modelli disponibili dovuti ai problemi della logistica ma anche per l’impatto economico che il virus ha avuto sul mondo, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. Ma andrà ricordato come altrettanto importante, insieme al fattore economico, è quello culturale: basti ricordare che nei Paesi oggetto di studio nel report GSMA è emerso che le donne hanno meno voce in capitolo per quanto riguarda la scelta del modello di smartphone che acquistano, anche se se lo pagano con i loro soldi. Anche per quanto riguarda la proprietà dei telefoni, infatti, la tendenza non cambia: la possibilità percentuale che le donne possedessero uno smartphone rispetto agli uomini era inferiore del 20% nel 2017, del 16% nel 2020 e ora è tornata al 18%. Questo significa che 315 milioni di donne in meno rispetto agli uomini possiedono uno di questi dispositivi, indispensabili in gran parte del mondo per accedere a Internet, in mancanza di linee fisse affidabili.
Come usano lo smartphone le donne dei Paesi più poveri
Altre considerazioni derivano dall’uso che le donne fanno di Internet mobile rispetto agli uomini. Lo studio ha preso in esame 23 diverse attività possibili con lo smartphone (dalle normali chiamate voce e SMS fino ai contenuti video online), mostrando le differenze tra i due sessi: non è sufficiente, infatti, possedere un telefono e avere l’accesso a Internet come garanzia che si sfrutteranno tutte le potenzialità del dispositivo. In tutte le nazioni prese in esame, l’uso femminile dello smartphone è infatti meno vario di quello degli uomini. Tra i settori con i risultati migliori c’è quello dell’istruzione e della formazione, soprattutto nell’America del Sud (in Messico, ad esempio, il 60% delle donne che utilizzano Internet mobile e il 54% degli uomini fanno ricorso allo smartphone per studiare (o per far studiare un parente) almeno una volta alla settimana. In India, nel 2020, anche per le donne le attività con Internet mobile si sono diversificate, soprattutto grazie all’incremento delle videochiamate nei mesi più duri della pandemia. I dati, però, dicono che una volta diminuita l’emergenza il trend – anche in questo caso – si è fermato. Ed è ora di farlo ripartire.