L’Industria delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) e l’Intelligenza Artificiale sono al centro della trasformazione digitale globale, guidando innovazioni e progressi tecnologici che plasmano ormai l’intera umanità. Tuttavia, dietro questo scenario dinamico si cela un problema già esistente nell’intera società: il gender gap. Questa disparità di genere presenta sfide significative che devono essere affrontate per garantire un progresso sostenibile e inclusivo.
Nonostante le evoluzioni nel campo dell’uguaglianza di genere in molti settori, il mondo del digitale è ancora dominato in gran parte da uomini. Le donne sono sottorappresentate in ruoli chiave, come sviluppatori di software, ingegneri del software, scienziati dei dati e dirigenti IT. Le statistiche evidenziano che la partecipazione delle donne in queste professioni è notevolmente inferiore rispetto a quella degli uomini. Infatti, secondo gli ultimi dati Eurostat (2022), l’Italia è quintultima per percentuale di donne impiegate nei settori ICT con il 16%. In più, secondo il Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum “la percentuale di donne laureate in tecnologie ICT è dell’1,7%, rispetto all’8,2% degli uomini”.
Riflessioni, cause e possibili soluzioni di questo gender gap in ambito ICT e AI sono stati terreno fertile dell’evento “Esplorando il Gender Gap in ICT e AI: stato dell’arte e prospettive future”, tenutosi ieri, 29 gennaio, presso gli uffici di InnovaPuglia, a Valenzano (Bari). L’evento è stato organizzato dal Comitato Pari Opportunità di InnovaPuglia, in collaborazione con Regione Puglia, Assinter Italia, Muse di Trento, ItalianRSA, ICORSA e Creis.
Al tavolo delle relatrici e dei relatori, Maria Cammarota, Ingegnere e Direttrice di Assinter Italia, la quale ha raccontato la sua storia professionale, dalla laurea alla direzione dell’Associazione, dovendo affrontare molte difficoltà per fare carriera, lavorando il doppio dei suoi colleghi per dimostrare le proprie competenze. “Il gender gap, anche in ambito ICT, è un problema culturale”, ha sottolineato la Direttrice Cammarota, “il divario di genere tra donna e informatica si sviluppa tra i banchi di scuola e si ricollega a un bias culturale, per cui gli studi STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) sono etichettati come discipline non adatte a essere studiate dalle bambine e ragazze”.