L’incidenza delle nuove tecnologie sulla persona, sulla formazione della soggettività e sulla sua rappresentazione e sulla dignità. Questo uno dei temi centrali affrontati da Pasquale Stanzione, presidente del Garante per la Protezione dei dati personali, nel suo intervento in occasione del webinar “Tutela della persona e dei dati nel GDPR tra responsabilizzazione e responsabilità” organizzato dal Cesifin.
All’evento, organizzato da Emilio Tosi, Direttore Centro Studi Diritto Nuove Tecnologie; Università degli Studi di Milano Bicocca, hanno partecipato Guido Alpa, Professore Emerito Sapienza Università di Roma; Pasquale Stanzione, Presidente Garante per la Protezione dei Dati Personali; Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente Garante per la Protezione dei Dati Personali; Vincenzo Franceschelli, Università degli Studi di Milano Bicocca; Fabrizio Criscuolo,
Sapienza Università di Roma; Alberto Gambino, Università Europea di Roma; Marco Menegazzo, Nucleo Speciale Privacy e Frodi tecnologiche GdF; Raffaele Barberio, Presidente Privacy Italia.
“Delle tante implicazioni dirompenti tanto da apparire rivoluzionarie delle nuove tecnologie quelle che riguardano la persona sono probabilmente le più incisive e profonde, capaci peraltro di spiegare fatti molto rilevanti sulla stessa articolazione del potere e sulle strutture democratiche dello stato di diritto oggi”, ha detto Stanzione.
Oggi, prosegue il Granate Privacy, “il processo di innovazione non può prescindere dalla definizione di alcune regole essenziali molte delle quali anticipate con lungimiranza dalla disciplina della privacy rispetto al nuovo assetto di poteri indotto dal digitale”.
Alcune tematiche essenziali secondo il Garante riguardano:
- l’identità e la sua rappresentazione in rete;
- la costruzione della personalità e la formazione dell’opinione pubblica;
- la tenuta delle garanzie individuali di fronte alla “algo-crazia” (predominio dell’algoritmo ndr).
“Il digitale ha scardinato non soltanto il sistema di allocazione tradizionale del potere, ma anche il processo di costruzione della identità e quindi il suo rapporto con la libertà”, ha aggiunto Stanzione.
La parola identità è sempre stata concepita al singolare, rappresentata da coordinate tendenzialmente immutabili, tra cui ad esempio il nome. “Le nuove tecnologie hanno reso invece il termine identità necessariamente plurale”, ha detto Stanzione, “affiancando alla identità fisica anche un caleidoscopio di identità digitali che concorrono quasi a prevalere sulla prima”.
Emergono così, con il potere della tecnica e del pedinamento digitale:
- l’identità narrativa, delineata dai motori di ricerca
- l’identità transattiva, che descrive il profilo del consumatore espresso dalle nostre operazioni commerciali
- l’identità predittiva, che anticipa alcuni comportamenti sulla base del profilo stilato dall’algoritmo secondo le nostre scelte passate.
“Con il digitale l’identità diviene un mosaico di micro-identità frammentate in rete”, dice Stanzione, ricordando il ruolo centrale svolto dalla Protezione dei dati per la “ricomposizione dell’io diviso e polverizzato nei mille frammenti dispersi in rete a garanzia della rappresentazione integrale, non distorta, né parziale della persona” anche attraverso il diritto all’oblio, al deep fake alla guerra contro le fake news.