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GDPR, il diritto alla privacy digitale non sia in vendita

Il GDPR è un modello vincente di normativa di protezione del dato che è ormai preso a modello in tutto il mondo. È lo spauracchio degli Over the Top e dei Big Tech (Facebook, Google, Apple, Amazon, Microsoft, ecc…) e da due giorni il Regolamento europeo per la protezione dei dati fa ancora più paura agli Ott, perché è scattata la prima sanzione per la sua violazione ai danni di Google e presto potrebbe toccare anche agli altri giganti del web. La Cnil, l’Autorità francese di vigilanza sui dati personali, ha comminato a Big G una multa di 50 milioni di euro per la mancanza di trasparenza, informazioni inadeguate e l’assenza di un valido consenso per la personalizzazione della pubblicità.

Eppure il GDPR ha della lacune.

Ad individuarle è Guido Alpa, avvocato e professore ordinario di istituzioni di diritto privato alla Sapienza e uno dei massimi esperti di privacy in Italia, che sul quotidiano La Stampa, in edicola oggi, nell’articolo a sua firma: “Proteggere i dati personali sul Web. L’ultimo baluardo rimane l’Europa”, scrive: “Il Regolamento Ue del 2016 n.679 lascia qualche spazio ai legislatori nazionali per integrazioni e il completamento di lacune, ma non risolve tutti i problemi applicativi”. “Per comprendere meglio il significato”, continua Alpa, “occorre dunque fare:

 

Il giurista, dopo aver riportato le rilevanti novità introdotte dal GDPR per la protezione dei dati, mette in evidenza un dubbio: “Dalla lettura del regolamento emerge il dubbio che si sia in presenza di un compromesso tra esigenze della persona ed esigenze del mercato: uso il termine ‘compromesso’ e non quello di bilanciamento degli interessi, perché”, e qui Alpa esprime un principio fondamentale da difendere per tutelare oggi i dati online, “sono convinto che il diritto alla privacy digitale non sia negoziabile, che i dati personali non siano un bene che si immette sul mercato per una circolare appropriazione, che non via sia ‘scambio’ tra dati e servizi, ma piuttosto consenso al trattamento (cioè autodeterminazione dell’avente diritto e non un consenso avente natura negoziale) con acquisizione gratuita di servizi.

In sostanza, il concetto chiave di Guido Alpa è questo: non si può stipulare un contratto di scambio tra dati personali e servizi, perché alcuni dati personali non si possono negoziare, “perché così facendo si lederebbe la dignità delle persone”, ha concluso il giurista. E questo monito va sostenuto con forza oggigiorno perché gli Over the Top e i Big Tech per scampare alle multe del GDPR hanno iniziato a mettere in atto, attraverso altre società, una nuova strategia per fare razzia dei dati nel pieno rispetto del regolamento: promettere agli utenti una ricompensa economica per i dati condivisi, attraverso un consenso esplicito”.

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