Il nuovo regolamento generale europeo per la protezione dei dati o GDPR (General Data Protection Regulation) non significa solamente maggiore attenzione alla privacy da parte del mercato e del mondo imprenditoriale, ma anche una grande opportunità da un punto di vista economico.
La conformità al regolamento, infatti, comporta prima di tutto un vantaggio competitivo rilevante. Le imprese che si sono allineate prima della scadenza fissata e che hanno investito in compliance e trasparenza dei dati dei consumatori, stanno iniziando a raccogliere i primi frutti.
Il 39% dei consumatori convinto che una data organizzazione protegga i loro dati, si legge nel nuovo studio Capgemini “Seizing the GDPR Advantage: From mandate to high-value opportunity”, ha acquistato più prodotti e aumentato la propria soglia di spesa presso quella singola azienda.
Un aumento si spesa considerato significativo e che si aggira intorno al 24% in più.
Inoltre, il 40% degli intervistati ha incrementato il numero delle transazioni, sia saltuariamente, sia regolarmente, proprio con quelle aziende che più si sono impegnate e si impegnano nella protezione dei dati.
I vantaggi, ovviamente, non riguardano esclusivamente la spesa: il 49% del campione ha affermato di aver condiviso con parenti e amici la propria esperienza positiva, rafforzando di conseguenza la reputazione aziendale tra i potenziali clienti.
Il regolamento, inoltre, potrebbe avere un ulteriore risultato in termini di competitività, perché incoraggerà le aziende a parlare con le persone, con i propri clienti e quelli potenziali, ascoltandole, cercando di intercettare i loro bisogno, contattandoli insomma non unicamente per vendere loro beni o servizi che potrebbero desiderare.
Oggi solo l’11% delle organizzazioni centra i propri sforzi di conformità al GDPR sui bisogni dei clienti.
Un dato che va migliorato, perché qui si potrebbero nascondere maggiori vantaggi competitivi sui concorrenti, se è vero che il 40% dei consumatori sarebbe propenso ad aumentare le proprie transazioni in cambio di maggiore tutela dei dati personali.
In linea generale, c’è da dire che il lavoro da fare per la piena conformità delle imprese al regolamento è ancora molto. Si calcola che l’85% delle aziende, in Europa e negli Stati Uniti, non sarà pronto per l’entrata in vigore del GDPR il prossimo 25 maggio. Il dato italiano è anche superiore, con il 90% delle imprese ancora non completamente conformi.
In effetti, le imprese italiane che si possono dire in regola con il Gdpr sono il 48% del campione.
Degli otto Paesi presi in considerazione dall’indagine (USA, Regno Unito, Spagna, Olanda, Germania, Italia, Francia, Svezia), peggio di noi hanno fatto solamente le aziende francesi (41% in regola) e svedesi (solo il 32% in regola).
Le più avanzate in termini di conformità al GDPR in Europa sono le imprese britanniche, anche se solo il 55% dichiara di essere ampiamente o completamente conforme.