Tra i Big Data di Facebook ci sono anche i nostri dati personali sensibili, che vende agli inserzionisti. Secondo il recente studio ‘Facebook usa dati sensibili per la pubblicità in Europa’ realizzato da tre ricercatori dell’università Carlos III di Madrid, la piattaforma social etichetta oltre il 73% degli utenti dell’Unione europea con opinioni politiche, convinzioni religiose, appartenenza sindacale, origine etnica, dati sanitari, vita e orientamento sessuale.
Per toccare meglio con mano questa mappatura spaventosa il dato corrisponde al 40% della popolazione complessiva dell’Ue. E qual è uno dei pericoli di questo enorme database? “Stimiamo che malintenzionati potrebbero svelare l’identità degli utenti di Facebook, attraverso i dati sensibili, con meno di 15 centesimi di euro per utente”: questo è l’allarme lanciato dagli autori del report.
Fortunatamente in soccorso della privacy degli utenti europei iscritti al social arriva il Regolamento Europeo in materia di Protezione dei Dati Personali (GDPR), che sarà pienamente in vigore dal 25 maggio prossimo in tutti i Paesi membri: con l’articolo 9 “vieta di trattare dati personali che rivelino l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, o l’appartenenza sindacale, nonché trattare dati genetici, dati biometrici intesi a identificare in modo univoco una persona
fisica, dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all’orientamento sessuale della persona”.
Il Gdpr prevede poi l’eccezione. Facebook e tutti gli altri giganti del web potranno trattare questi dati sensibili solo se “l’interessato ha prestato il proprio consenso esplicito”.
Invece nel caso di “dati personali resi manifestamente pubblici dall’utente” allora il social potrà continuare ad agire come fa oggi, tracciando liberamente i dati personali sensibili dell’iscritto e di tutti coloro che esprimeranno il consenso esplicito. Occorrerà, quindi vedere, in che modo Facebook dal 25 maggio garantirà agli iscritti questo diritto. Nella policy sui dati sarà inserita un’informativa ad hoc? Lo speriamo.
L’articolo 9 del Gdpr cerca in qualche modo di frenare la nuova identità che da diversi anni si sta affermando sul web: L’identità personale è diventata una cifra per Big Data.
L’identità personale così è ridotta a un profilo di consumatore, elettore, comunque utente che un algoritmo attribuisce a ciascuno, finendo per annullare l’unicità della persona, il suo valore, la sua eccezionalità.
La tutela della persona rispetto a queste forme di monitoraggio più o meno occulto del proprio comportamento in Rete, è dunque garanzia di libertà.
Gli Over the Top (Ott) sempre più spesso intervengono, in un regime prossimo all’autodichia, per quanto riguarda il trattamento e la protezione dei dati personali degli iscritti. Dal 25 maggio avranno molto meno potere in questo senso e chi non rispetta il regolamento rischia sanzioni fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato internazionale annuo lordo.
Per approfondire il Regolamento Europeo in materia di Protezione dei Dati Personali (GDPR)