Key4biz

Gas, Starace (Enel): “Ridurre dipendenza, dobbiamo orientarci verso le rinnovabili”

Gas, lo scenario critico italiano

Le imprese corrono ai ripari contro il caro energia che sta attanagliando l’Italia e non solo. Sale in questi giorni la pressione delle associazioni di categoria sul Governo per evitare l’atteso salasso trimestrale del 2022 dovuto all’estrema volatilità del prezzo del gas naturale.

Se nel 2019 le aziende hanno sostenuto un costo energetico pari a circa 8 miliardi di euro e nel 2021 di circa 20 miliardi di euro, per l’anno in corso le stime confermate dall’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) indicano un aumento nell’ordine dei 36 miliardi di euro circa.

Secondo i dati dell’Eni, le riserve naturali italiane di gas ammontano a 40 miliardi di metri cubi. Quasi tutto il gas che consumiamo nel nostro Paese arriva da Russia (40% circa) e Algeria (34% circa), con i primi flussi consistenti provenienti dal metanodotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) che parte dall’Azerbaijan con destinazione San Foca di Melendugno in Puglia (dopo un anno si conta un flusso per il nostro Paese di 7 miliardi di metri cubi di gas, il 10% dei consumi nazionali).

Ieri il prezzo del gas sul mercato all’ingrosso di Amsterdam è cresciuto nuovamente del 5% a 82 euro per megawatt ora (MWh). Come uscirne? Quale strategia adottare per mitigare questi continui aumenti ed evitare extracosti pesantissimi per famiglie e imprese?

Starace: meno gas, più rinnovabili

Secondo Francesco Starace, amministratore delegato del Gruppo Enel, c’è solo una via e si chiama fonti energetiche rinnovabili.

In un’intervista a La Repubblica ha affermato: “Il caro gas finirà, poi tornerà, poi ricomincerà. Il gas è il fratello minore del petrolio ed ha i suoi stessi geni, è volatile da sempre. Ora dobbiamo limitare gli aumenti, e mi pare che in questo momento il Governo lo stia facendo bene, e poi agire strutturalmente su due fronti: ridurre la nostra dipendenza da questa commodity preziosa ma troppo instabile, orientandoci sempre di più verso le rinnovabili”.

In termini tattici, potremmo dire, dobbiamo inoltre iniziare ad “ammortizzare la volatilità intrinseca del gas facendo contratti su tempi più lunghi”, ha spiegato Starace, che non è la prima volta che suggerisce questa strada.

In molte parti del mondo si fa, mentre in Europa dal 2003 si è scelto di privilegiare un mercato a breve termine – ha ricordato l’ad di ENEL – pensando che favorisse i consumatori. Ma oggi non è più il caso di comprare energia giorno per giorno”.

Crescita green

Le fonti energetiche pulite non solo ci consentono di ridurre sensibilmente le nostre emissioni di CO2 e altri gas serra, ma anche di centrare gli obiettivi climatici e di decarbonizzazione che ci siamo posti, anche come Unione europea.

Enel, nel suo piano strategico 2022-2024 e nella sua Visione per il 2030 ha annunciato un programma di investimenti consistente di 170 miliardi di euro, proprio per favorire e rendere più rapida la transizione all’elettrificazione.

Si stima che entro il 2040 l’elettricità venduta dalla società sarà interamente prodotta da rinnovabili e che entro lo stesso anno sarà effettuata l’uscita dall’attività di vendita retail di gas.

È da qui che parte il business dell’elettrificazione della mobilità privata e dei trasporti, dell’energy as a Service (EaaS), dei sistemi di accumulo, delle smart grid, delle infrastrutture di rete di nuova generazione, ovviamente digitalizzate, che offrono performance più alte in termini di efficienza energetica, capacità di gestione dei carichi, continuità e sicurezza

Nucleare, fuori portata per il nostro Paese

L’intervista tocca diversi argomenti molto dibattuti in questo periodo storico così particolare, come il nucleare. Anche su questo Starace ha sempre sostenuto un punto di vista scettico, in particolare per l’Italia.

L’amministratore delegato di Enel ha rammentato che in Spagna l’azienda gestisce sei centrali nucleari di seconda generazione, con scadenza al 2035, mentre in Slovenia è azionista di Slovenske Elektrarne, che dovrebbe attivare due nuovi impianti proprio entro quest’anno.

La morale a riguardo è semplice per Starace: “Chi ha le centrali nucleari, come la Francia, le gestisca bene e le faccia andare finché ce le ha. Per chi invece non le ha, non ha senso costruirne di nuove con la tecnologia esistente. Per il nucleare di nuova generazione, su cui è bene lavorare studiando le tecnologie più promettenti, si parla di tempi tra il 2035 e il 2040”.

Uno modo per dire: il nucleare di ultima generazione costa troppo in termini di costruzione e di manutenzione, senza contare l’eterno problema delle scorie nucleari, che hanno anch’esse un costo elevato e pongono problemi seri in termini di salute pubblica e di inquinamento.

Exit mobile version