Negli ultimi mesi di pandemia globale di Covid-19 si è più volte evidenziato il ruolo fondamentale giocato sul mercato e in borsa dalle grandi corportation del settore tecnologico, o “Big Tech”, che rispondono ai nomi di Facebook, Amazon, Microsoft, Apple e Google (anche riuniti nel cosiddetto gruppo FAMAG).
Senza le Big Tech il mercato azionario americano avrebbe avuto un trend medio più basso dell’8% rispetto ad oggi. Questo perché le FAMAG rappresentano il 25% dei rendimenti dell’indice Standard & Poor 500 (S&P 500), più del doppio del dato di cinque anni fa.
Il peso delle FAMAG sul mercato
Queste corporation hanno influenzato notevolmente l’andamento del mercato azionario degli Stati Uniti, condizionandolo anche in alcune fasi storiche, come nei mesi del lockdown, tanto che ad esse andranno ricondotti il 15% degli utili S&P 500 a 12 mesi e oltre il 20% di quelli stimati al 2023.
Da gennaio a settembre 2020, l’indice S&P 500 ha registrato un rialzo nei rendimenti del +6% circa, contro un +42% delle FAMAG, secondo quanto riportato in un articolo firmato da Sean Markowicz, Strategist, Research and Analytics di Schroders.
Apple è la prima azienda al mondo ad esser stata valutata 2.000 miliardi di dollari.
Le “Big Tech” da risorsa a minaccia per lo S&P 500?
Tutto questo sta a significare che se da una parte le Big Tech hanno tenuto alto il mercato azionario americano, soprattutto negli ultimi drammatici mesi di questo anno difficile, dall’altra hanno concentrato nelle loro mani un enorme potere, tale da condizionare inevitabilmente il futuro di Wall Street.
“Non è raro che accada questo – ha commentato Markowicz – a preoccupare è che queste grandi aziende facciano tutte parte di un unico settore, che è quello tecnologico. Una mancanza di diversificazione che dovrebbe mettere in allarme il mercato, perché qualsiasi cambiamento del sentiment relativo al tech potrebbe avere un enorme impatto sul mercato, come già successo. Gli azionisti dovrebbero essere coscienti di questa situazione”.
D’altronde, il legame sempre più stretto che si sta creando tra le stelle del tech e il mondo della politica potrebbe generare scossoni di varia natura ed intensità nel mondo della finanza e della borsa.
Il rapporto con la politica
Amazon e Facebook hanno speso in azioni di influenza sul Congresso degli Stati Uniti, o di lobbying, più di 17 milioni di dollari ciascuna nel 2019, secondo dati diffusi dal Centre for Responsive Politics, ed entrambe hanno già speso oltre 10 milioni di dollari nella prima metà dell’anno in corso.
Il rapporto con la politica può essere fruttuoso e allo stesso tempo spinoso, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali di novembre 2020. Gli scontri degli ultimi mesi tra la Casa Bianca e giganti come Facebook e Twitter, solo per fare un esempio, possono portare anche ad improvvise azioni normative tese a limitare il potere di azione di questi giganti, con possibili gravi ripercussioni anche sugli investitori e l’intero mercato azionario.