L’Italia cerca in tutti i modi la sua strada per creare una via italiana all’Intelligenza Artificiale. Un obiettivo ben definito del Governo di Giorgia Meloni, che ha fatto dello sviluppo dell’AI il suo cavallo di battaglia per quest’anno di presidenza del G7.
Ed è per discutere di tutto questo che oggi il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per la tecnologia e lo sviluppo digitale Alessio Butti, tramite l’Agid, ha organizzato una giornata di ascolto denominata ‘L’intelligenza artificiale per l’Italia’ – la prima di tante – chiamando a raccolta istituzioni, mondo accademico, grandi imprese ma anche startup e Pmi per conoscere i vari desiderata del sistema produttivo nazionale per arrivare ad uno scopo: non perdere il treno dell’AI, la tecnologia di frontiera su cui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni proprio oggi, intervenendo in vide all’evento, ha messo una fiche da 1 miliardo per lo sviluppo di un ecosistema made in Italy dell’AI. Con una premessa, indicata dal segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: “C’è tutto il mio apprezzamento e quello di Papa Francesco per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, l’innovazione tecnologica del momento, ma ad una condizione, quella di umanizzare la tecnologia”.
Tanto più che i rischi dell’uso distorto dell’AI sono sotto gli occhi di tutti: dalle fake news ai deep fake, che soprattutto in periodi preelettorali sono una spina del fianco della politica. Per non parlare dei furti di identità che possono distruggere la reputazione delle persone.
L’obiettivo del Governo: creare un momento di ascolto
L’obiettivo è creare appunto la cornice giusta, dal punto di vista tecnico ma anche etico, per uno sviluppo corretto e democratico dell’AI nel momento topico della creazione del nuovo framework normativo di riferimento che sta vedendo la luce in Europa con l’AI Act. Non c’è tempo da perdere, anzi il momento è topico, e l’Italia può ritagliarsi un ruolo importante di trait d’union fra mondi diversi: da un lato gli Usa (indicativa la presenza al convegno di Jack Markell, ambasciatore Usa a Roma, che ha spronato l’Italia a rivestire il ruolo di ponte con il Mediterraneo soprattutto verso l’Africa), dall’altro la Ue (con l’intervento video del commissario uscente al Mercato Interno Thierry Breton, che ha citato l’eccellenza italiana di Leonardo), con uno sguardo ampio verso l’Africa. Nel frattempo, in casa nostra si discute di una nuova legge, in fase di gestazione, sul piatto viene messo un miliardo per lo sviluppo della tecnologia, si sta per definire l’organismo responsabile di monitorare e sanzionare l’uso scorretto dell’AI (“Non sarà un’autorità indipendente, ma un’agenzia”, ha detto Butti, lasciando intendere che in pole postion c’è l’Agid) e si pensa a rafforzare anche la nostra potenza di calcolo, che deve crescere non poco per avere una qualche chance di contare a livello globale. Il super computer di Leonardo a Bologna è un inizio, ma di certo non basta. Bisogna investire di più.
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Ia: Butti, ‘Europa si è mossa per tempo per quadro regole. AI Act ponte fra tecnologia e democrazia’
”Come è noto, l’Europa si è mossa per tempo con l’Ai Act, che nelle prossime settimane vedrà forse un’accelerazione del processo di approvazione in corso. L’Europa ha fatto un buon lavoro e l’Italia ha contribuito fattivamente a questo risultato. L’Ai Act europeo ha sollevato molte reazioni e un vivo confronto tra sostenitori e critici. Da una parte, coloro che sottolineano la necessità di quadri normativi che non lascino un settore cosi delicato alle sole leggi del mercato o a ‘normative a maglie larghe’, perché una regolamentazione lassista o inadeguata può portare a sistemi di Intelligenza Artificiale carichi di pregiudizi e di risultati discriminatori, con potenziali rischi per i diritti e la sicurezza individuali”. Lo sottolinea Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, in occasione del convegno sulla Intelligenza Artificiale in Italia.
”Dall’altra, coloro che ritengono che una regolamentazione spinta potrebbe soffocare il progresso tecnologico, frenare l’innovazione e quindi limitare la crescita economica, ostacolando i potenziali benefici che l’Ia può portare alla società -prosegue Butti-. Francamente credo che su tutto prevalga l’affermazione di Paul Nemitz, il consigliere per la transizione digitale della Commissione europea, secondo il quale ‘L’Ai Act dell’Unione Europea è la prima legge che costruisce un ponte concreto tra il mondo della tecnologia e la democrazia”’.
IA: Butti, vale 16 trilioni dollari e fino a 4 trilioni di Pil
“Ora è il momento delle scelte su un mercato che secondo Price Waterhouse and Cooper potrebbe contribuire all’economia globale fino a 16 trilioni di dollari, a partire dalla IA generativa che secondo McKinsey potrebbe creare da sola un valore tra 2,6 e 4 trilioni di dollari di Pil”. Lo ha detto nel suo intervento Alessio Butti.
Ia: Butti, ‘promettente e piena di possibilità di trasformazione’
”L’Intelligenza Artificiale è promettente e piena di possibilità di trasformazione. Dobbiamo guardare al futuro, a questo futuro, con ottimismo. Dobbiamo far sì che lo sviluppo, l’uso e la gestione dell’Ia avvantaggi la società, rispetti i diritti individuali e si allinei con i valori umani”, ha aggiunto.
”Abbracciando la collaborazione, la comunicazione aperta e l’impegno per i principi etici, possiamo sfruttare il potere dell’Ia per creare un futuro migliore, più equo e più sostenibile per tutti’ -conclude Butti- Mi auguro che l’intero nostro confronto vada in questa direzione, non per porre freni, ma per contribuire ad imboccare la giusta direzione”.
IA: Butti, investire e potenziarla per efficienza Pa e imprese
In Italia a oggi c’è “una condizione nazionale di bassa penetrazione di soluzioni di IA da parte di imprese e Pa. Dobbiamo invertire la tendenza perche’ tali soluzioni assicurano maggiore produttività e maggior efficienza, il che vuol dire contenimento dei costi e ottimizzazioni delle prestazioni, due elementi rilevanti per le imprese ma anche per le Pa, specialmente in settori ad alta spesa come quello della sanità”. E ha aggiunto: “Per eccellere nei mercati della IA servono risorse finanziarie ingenti, che come sistema Paese non abbiamo, al pari di molti altri Paesi europei.
Intanto, abbiamo libera davanti a noi la strada per sviluppare soluzioni verticali che contribuiscano a far crescere l’ecosistema nazionale applicativo di cui abbiamo bisogno e che assicuri il terreno di coltura per la crescita delle nostre aziende”.
Meloni: in arrivo norma sull’IA, ci sarà una via italiana
“Il governo sta predisponendo un provvedimento di legge che ha come obiettivo quello di stabilire alcuni principi, determinare le regole complementari a quelle del regolamento europeo che è in via di approvazione e individuare le misure più efficaci per stimolare il nostro tessuto produttivo. Inoltre stiamo lavorando per individuare l’organismo più idoneo a svolgere il ruolo di autorità competente sull’uso delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video al convegno “L’intelligenza artificiale per Italia”. (ANSA).
Ia: Meloni, deve esistere una via italiana
“Noi siamo convinti che possa e debba esistere una via italiana all’intelligenza artificiale, una via italiana allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, una via italiana al governo dell’intelligenza artificiale”. “Possiamo costruire questa strada solo attraverso un forte sostegno alla ricerca, alla sperimentazione, a quelle realtà produttive che in Italia già esistono ma che hanno ovviamente bisogno di essere valorizzate per diventare più forti e più competitive”, ha aggiunto.
AI Act, Lucilla Sioli (DG Connect): ‘Nella Ue quadro normativo commisurato ai rischi’
L’AI Act in fase di approvazione nella Ue è disegnato per creare un quadro normativo equilibrato, per creare un contesto di fiducia. “Sono quattro le categorie di rischio contemplate nell’AI Act – dice Lucilla Sioli, Direttore per l’Intelligenza Artificiale e l’Industria Digitale, DG Connect della Commissione Europea – la prima riguarda i rischi inaccettabili, fra cui ad esempio il social scoring. In secondo luogo, criteri per rischi elevati (ad esempio dispositivi medici, criteri anti discriminatori di assunzione), sistemi di certificazione basati su standard. In terzo luogo, l’IA trasparente, ad esempio nella designazione di uso di chatbot e deepfake, in modo che siano indicati come tali. Infine, trasparenza per i sistemi di IA generativa”. Codici di condotta quanto mai necessari per mitigare i rischi di un uso illecito dell’AI, tramite una governance solida tramite un ufficio europeo dell’AI finalizzato ad una integrazione transfrontaliera delle norme. “Il commissario Breton ha fatto un appello chiaro alle imprese, perché aderiscano ad un patto per l’AI fatta in Europa”, aggiunge Sioli, sottolineando che la Ue sta mettendo quanto più possibile a disposizione tutti i super computer disponibili per lo sviluppo della nuova tecnologia.