Assoidroelettrica riunisce a Desenzano del Garda, il prossimo 21 settembre, oltre 300 imprenditori del comparto per illustrare i motivi che agitano lo scontento sulla bozza del nuovo Decreto Rinnovabili per gli incentivi 2018/2020. Con i suoi 4 terawattore (TWh) annui prodotti e circa 1 milione e mezzo di tonnellate di emissioni di anidride carbonica (Co2) risparmiate all’ambiente, gli imprenditori si Assoidroelettrica offrono un’ampia rappresentanza del comparto che ha già messo in evidenza le preoccupazioni che agitano i produttori, ad un passo dall’incontro convocato al Ministero dello Sviluppo Economico, il 25 settembre, dal Sottosegretario, Davide Crippa.
“La produzione di energia idroelettrica in Italia rischia di morire” è l’allarme lanciato sulle pagine di key4biz dal direttore dell’Associazione, Paolo Taglioli, evidenziando che “se il Decreto incentivi sulle rinnovabili dovesse rimanere quello lasciato in eredità dal precedente governo, equivarrebbe alla fine del nuovo idroelettrico in Italia nonché alla disfatta delle imprese che in questi anni si sono specializzate, dando vita ad una filiera tutta italiana nella costruzione di impianti idroelettrici, dalle opere civili all’intera parte elettromeccanica”.
Perché il Governo vuole tagliare gli incentivi?
Un danno incalcolabile per l’intero Paese.
L’exploit di registrazioni all’evento è già un segnale inconfutabile dell’attenzione, ma anche delle preoccupazioni, che la categoria avverte.
L’energia idroelettrica offre attualmente un contributo di oltre il 40% alla produzione di rinnovabili e con i nuovi obiettivi europei, che portano al 32% la quota di rinnovabili da produrre entro il 2030, è evidente l’apporto che il settore è in grado di offrire.
L’idroelettrico contribuisce notevolmente alla riduzione di emissioni di anidride carbonica e attualmente circa il 16 % dell’energia pulita in Italia è prodotta dalla fonte idraulica con un risparmio di più di 8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ogni anno da cui si trae un fondamentale contributo alla riduzione delle emissioni di Co2.
Un contributo esiziale viene dall’idroelettrico anche per la stabilità della rete, rispetto alle altre fonti pulite non programmabili, come l’eolico o il fotovoltaico, legate alla variabilità delle fonti naturali, poiché è il sistema produttivo in grado di compensare i vuoti di potenza proporzionali al calo del vento o del sole.
Tutta italiana è l’intera filiera degli impianti idroelettrici con evidenti effetti sull’indotto direttamente sul PIL nazionale, a differenza delle altre fonti che utilizzano in gran parte prodotti di provenienza extra europea. Un colpo inaccettabile al made in Italy, incomprensibile da parte del Governo.
I piccoli impianti idroelettrici si caratterizzano ulteriormente per l’importante ruolo di presidio del territorio che offrono rispetto alle altre fonti rinnovabili. Molti impianti contribuiscono al sostentamento dei consorzi irrigui, fondamentali per il comparto agroalimentare.
Ma una grave crisi si sta consumando ai danni della produzione di energia idroelettrica. Troppi sono gli ostacoli che i produttori si trovano ad affrontare.
L’età media degli impianti è alta nonostante i considerevoli investimenti del passato e la manutenzione costante. I crescenti vincoli normativi ne limiteranno il mantenimento, l’ammodernamento e lo sviluppo futuro e tutti i potenziali nuovi investimenti, in assenza di interventi mirati del legislatore, che invece di incentivare gli investimenti vuole tagliare le risorse destinate al settore. Perché?
Durata e oneri delle concessioni dovrebbero tener in conto l’entità degli investimenti e la redditività dell’impianto. Occorre, si, riconoscere gli impianti che rispettano le linee guida per le valutazioni ambientali, ma si dovrebbero anche prevedere strumenti di sostegno agli investimenti per il rinnovamento, delle infrastrutture e delle reti. Il settore garantisce un gettito annuale costante per gli enti locali, con canoni e sovra canoni a favore di regioni, province e comuni ma si trova così soggetto a un sistema particolarmente gravoso, a cui nessuna altra fonte energetica è paragonabile, che può arrivare ad incidere tra il 15% e il 30 % del fatturato (oltre alla normale tassazione ordinaria).
Non si possono inoltre ipotizzare tariffe al ribasso in quanto la tecnologia idroelettrica ha caratteristiche strutturali capital intensive che non sono suscettibili di riduzioni di costi per effetto di nuove tecnologie.
Queste alcune delle questioni che gli imprenditori di Assoidroelettrica affronteranno nell’assise di Desenzano. Nel programma dei lavori, oltre al direttore, Paolo Taglioli, interverranno, tra gli altri: Paolo Pinamonti, Presidente di Assoidroelettrica, Matteo Calvi, Ceo di Edelweiss Energia, il prof. Giacomo Bizzarri, dell’Università di Ferrara, Cristian Pulitano del Politecnico di Milano, che illustrerà i dati dello studio edito per l’occasione.
Una giornata di approfondimento da cui trarre spunto per il Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, a lavoro in queste ore sul nuovo testo del Decreto.