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Fusioni tlc: Wind-3 Italia ha più chance di 3UK-O2?

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Nonostante i forti dubbi sulle nozze 3UK-O2, il Commissario Vestager ha recentemente affermato che non esiste un 'numero magico'. Ogni caso, insomma, è un caso a sé.

Il verdetto della Ue sulla fusione 3UK/O2 potrebbe arrivare già entro la fine di questo mese. Il responso, come sembra ormai scontato anche per via della presa di posizione delle autorità britanniche per le tlc e la concorrenza, sarebbe negativo.

Il team legale di CK Hutchison, filiale europea del conglomerato Hutchison Whampoa, sta lavorando alacremente per tentare di smussare la posizione di Bruxelles, ma i margini di manovra sarebbero veramente risicati, nonostante le numerose concessioni arrivate sul tavolo del Commissario Margrethe Vestager.

A questo punto, dopo aver concluso positivamente il merger con Orange in Austria e Telefonica in Irlanda, ad Hutchison non resterebbe che concentrarsi sulla fusione tra Wind e 3 Italia. Un’operazione che avrebbe meno complicazioni rispetto a quella tra 3UK e O2 nel Regno Unito, contro la quale si sono schierate in maniera netta sia l’Ofcom che l’Antitrust.

Posizioni intransigenti almeno quanto quella del Commissario Vestager, che non sarebbe stata per niente ammorbidita dalle concessioni presentate da Hutchison, almeno secondo quanto riferito a Bloomberg da fonti vicine al dossier.

Tra le ultime concessioni messe sul piatto, la possibilità di cedere a Sky per un quinto della sua capacità di banda, per consentire alla media company di offrire ai suoi clienti servizi 4G. A Virgin Media la possibilità di ottenere il 10% del network combinato delle sue società dopo la fusione.

Sempre nell’ultimo pacchetto, anche la proposta di cedere la metà delle quote detenute da O2 in Tesco Mobile, includendo nell’operazione la capacità di banda del retailer. In precedenza, il managing director di Ck Hutchison, Canning  Fok, aveva assicurato che il nuovo operatore che nascererebbe dalla fusione (e controllerebbe il 40% del mercato) “congelerà i prezzi” per almeno cinque anni e che nell’arco dello stesso periodo la newco effettuerà investimenti per 5 miliardi di sterline, una cifra pari al 20% in più di quanto le due aziende investirebbero restando ‘single’. Ogni centesimo derivante dall’efficientamento dei costi, ha poi assicurato Fok, andrà a favore dei consumatori, che vedranno scendere i costi, non  aumentare.

Misure che non avrebbero convinto la Commissione che sarebbe pertanto sul punto di dare pollice verso all’operazione.

Diverso il caso del mercato italiano, dove le sovrapposizioni tra le attività delle due aziende sarebbero minori e le sinergie più importanti: si calcola, una volta a regime, che le sinergie possano arrivare fino a 5 miliardi tra la riduzione degli oneri finanziari, l’incremento dei flussi di cassa e qualche inevitabile sforbiciata ai costi.

Del resto anche il Commissario Vestager ha recentemente affermato che non esiste un numero magico quando si tratta del numero di operatori adatto a ciascun mercato. Ogni caso, insomma, è un caso a sé e anche a livello dei rimedi non ci dovrebbero essere forti criticità con Bruxelles, che pure il mese scorso ha avviato un’indagine approfondita sull’operazione.

Wind ritiene, ad esempio, di poter mantenere Infostrada e di poter puntare, una volta conclusa la fusione, sulla rete in fibra di Enel (col quale è già stato siglato un accordo) per crescere sul segmento della banda ultralarga.

“Continueremo a controllare le fusioni con l’occhio sui consumatori e prestando attenzione alla condizione competitiva che si presenterà una volta conclusa la fusione”, ha affermato la Vestager.

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