Lavoro a distanza, Smart working e DAD hanno spinto la domanda di banda ultralarga in tutta l’area della Ue a 27 durante i mesi della pandemia. Nella Ue a 27 con il più il Regno Unito sono 98,3 milioni le case passate in fibra FTTH/B, in crescita nel periodo della pandemia, a fronte di 46,1 milioni di sottoscrittori. E’ quanto emerge dal report “FTTH/B Market Panorama in Europe” realizzato da IDATE per conto di FTTH Council Europe.
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L’Italia è il secondo paese in percentuale per crescita di case passate nell’ultimo anno (+2,8 milioni), un incremento del 66% per un totale di 11 milioni (Figura 1) grazie soprattutto alla spinta di Open Fiber. Una performance che pone il nostro paese al terzo posto in termini assoluti per case passate (Figura 2).
L’Italia conta ormai una copertura del 41% delle abitazioni in fibra FTTH/B. Spicca il ritardo della Germania, che ha una percentuale del 16,4% (Figura 3).
Le percentuali di copertura più elevate si registrano in Islanda (90%), Spagna (88%), Portogallo (83%), Svezia (81%) (Figura 4).
Le variabili che possono impattare sulla diffusione della fibra FTTH sono di diverso tipo, dall’aspetto tecnologico a quello normativo regolatorio (Figura 5).
Quali conclusioni trarre?
Secondo il report Idate per conto dell’FTTH Council Europe, i principali mercati europei del rame (Italia, Germania e Regno Unito) hanno intensificato il loro percorso di trasformazione verso la vera fibra. Un trend che coinvolge tutto l’ecosistema delle telecomunicazioni, accelerato in termini di copertura e adozione dalla pandemia. Certo, ci vorrà ancora qualche tempo perché i tre principali paesi in questione raggiungano percentuali di copertura FTTH/B superiori al 60%, però siamo sulla strada giusta. E l’Italia sta accelerando.
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