Si riaccende il confronto sul tema dei pagamenti dovuto per l’uso delle frequenze. A riaprire la discussione su questo mai sopito dossier ci pensa l’Associazione Tv Locali (aderente a Confindustria Radio Televisioni) che informa d’aver inviato una lettera, a firma del presidente Maurizio Giunco, al Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli per chiedere “una soluzione definitiva circa il pagamento degli ingenti importi che gli Operatori di Rete in ambito locale devono corrispondere per i diritti amministrativi e i diritti d’uso delle frequenze”.
L’Associazione nella missiva esprime ‘forte preoccupazione’ per l’attuale stato delle cose e ricorda che il Disegno di Legge governativo “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea – Legge Europea 2014” attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, “per la prima volta costringe infatti le Tv Locali al pagamento di importi insostenibili a titolo di diritti amministrativi (ad esempio 64.000 Euro per emittenti operanti su un territorio avente da 1 a 10 milioni di abitanti)”.
In aggiunta a tali importi, si legge sempre nella nota dell’Associazione Tv Locali, ai sensi dell’art.2 dell’Allegato 10 del Codice delle comunicazioni elettroniche, “potrebbero dover essere corrisposte dalle emittenti televisive locali ulteriori ingenti somme (11.100 Euro ad impianto) per l’utilizzo dei ponti radio di collegamento delle frequenze”.
A titolo esemplificativo, spiega l’Associazione Tv Locali, alla luce delle norme esistenti un Operatore di Rete della regione Lombardia, a regime, per poter esercire la propria attività dovrebbe quindi versare le seguenti somme:
a) Diritti d’uso € 130.000
b) Diritti amministrativi € 64.000
Totale (a + b) € 194.000
c) Contributi per i ponti radio (mediamente 50 impianti per illuminare la regione) € 555.000
Totale (a + b + c) € 749.000
Ciò a fronte dei precedenti € 17.776 (come somma massima) omnicomprensivi pagati in regime analogico.
Per l’Associazione, “è evidente che si tratta di importi insostenibili per il comparto delle Tv locali, i cui ricavi negli ultimi 5 anni (dall’entrata del digitale terrestre) si sono ridotti del 70%, così come ridotte significativamente sono state anche le misure di sostegno alle Tv locali”.
A ciò si aggiunga, precisa la nota, che alle Tv locali sono state sottratte, in un primo tempo, 9 frequenze della banda 800 MHz, a breve ne verranno sottratte ulteriori 76 sul territorio nazionale a causa delle problematiche interferenziali con i paesi confinanti.
“Giova a tal fine ricordare – sottolinea Associazione Tv Locali – che alle emittenti locali costrette alla digitalizzazione sono state assegnate frequenze non coordinate e di scarsissima qualità a causa delle conseguenti situazioni interferenziali, per non parlare come detto della precarietà del diritto di utilizzo di tali frequenze”.
“Riteniamo infine quasi superfluo ricordare che anche le frequenze realmente utilizzabili dalle tv locali (canali di banda V) che l’Agcom si appresta a inserire nella pianificazione come previsto dall’ art. 1, comma 147 della legge 190/2014 (Legge di stabilità 2015) saranno utilizzabili unicamente sino al 2020”.
Per queste ragioni, conclude la nota, “l’Associazione respinge decisamente l’atteggiamento persecutorio sotteso a queste norme e ritiene assolutamente inaccettabile penalizzare ulteriormente il comparto dell’emittenza locale, che è già stato danneggiato oltre ogni limite a partire dall’assegnazione delle frequenze e da una serie di successive norme che ne hanno ormai minato la stessa sopravvivenza”.