LA DELIBERA

Frequenze Tv, il nuovo piano Agcom delude il MiSE ma piace a Confindustria radio-tv

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Dibattito aperto sulla pianificazione delle frequenze televisive decisa a maggioranza dall’Autorità. Scontenti il Ministero per lo Sviluppo economico e le emittenti locali.

Agcom ancora una volta divisa sull’approvazione di una delibera riguardante il settore televisivo. Questa volta si tratta di quella 402/15/CONS per la pianificazione delle frequenze televisive. Non molto tempo fa lo è stata sul nuovo sistema per il calcolo dei canoni d’uso.

Il provvedimento è, infatti, passato con tre voti favorevoli. Si sono astenuti il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissario Antonio Nicita.

Segno che ancora una volta di fronte alla gestione di una delicata e spinosa situazione, che urge una pronta risoluzione come chiede l’ITU all’Italia, l’Autorità non ha agito di comune accordo, anzi.

Ed è facile, leggendo il documento, capire anche le ragioni di questa divisione.

Il provvedimento – approvato il 25 giugno, ma reso pubblico soltanto ieri,  forse per evitare polemiche a ridosso della presentazione della relazione annuale Agcom e dell’assemblea di Aeranti-Corallo – lascia insoddisfatti, chiaramente il Ministero per lo sviluppo economico e le Tv locali.

Intanto, perché non sono state pianificate tutte le frequenze dell’ex beauty contest (quelle non acquistate all’asta da Urbano Cairo) e dall’altro perché mette le emittenti locali in situazione di grave difficoltà.

Cosa è accaduto per rendere divergente un percorso originariamente condiviso da un anno a questa parte tra MiSE e Agcom?

Un percorso che ha intanto come obiettivo di liberare le frequenze interferenti per evitare procedure di infrazione Ue, ma anche quello di mettere a disposizione fondi per chi volesse rottamarle (previsto infatti l’aumento del fondo da 20 a 50 milioni di euro) e per chi volesse continuare l’attività, di spostarsi su quelle coordinate, disponibili, che sono appunto quelle dell’ex beauty contest.

L’Autorità ha però deciso di non pianificarle tutte. La motivazione è che si vogliono evitare le interferenze nelle zone di confine tra le regioni.

Stando così le cose, non è detto che le emittenti locali non impugnino la delibera davanti al TAR.

Soddisfazione sulla delibera dell’Autorità viene invece espressa da Maurizio Giunco, vicepresidente di Confindustria Radio Televisioni, secondo il quale il piano Agcom “rappresenta una soluzione importante nella direzione della razionalizzazione e dell’efficienza del comparto”.

Giunco ha sottolineato che l’impalcatura generale del piano frequenze su scala regionale, impalcatura “che segue l’impostazione propugnata da Confindustria Radio Televisioni“, non solo elimina il rischio di interferenze e migliora il livello di copertura, ma “va nella direzione della salvaguardia degli investimenti” e quindi ancor più “merita apprezzamento“.

E’ doveroso precisare che, come è stato per l’adozione del nuovo sistema per il calcolo dei canoni d’uso per le frequenze, anche questa volta l’Autorità ha agito nel pieno rispetto di quelle funzioni che la legge le assegna.

Vi è semmai da registrare la permanenza della contraddizione tipicamente italiana che assegna all’Autorità, che dovrebbe svolgere un ruolo di regolamentazione e ‘supervisione’, poteri, assegnatigli dalla legge, è giusto ricordarlo, di pianificazione delle frequenze che altrove in Europa spetta al governo.

Resta da capire perché i decisori politici non abbiano ancora trovato una soluzione che liberi l’Agcom da questa incombenza impropria.

Per quanto riguarda la pianificazione delle frequenze già in occasione dell’assemblea di Aeranti-Corallo, il Sottosegretario del MiSE, Antonello Giacomelli, aveva lanciato un chiaro messaggio all’Autorità, chiedendo che fossero pianificate tutte le frequenze italiane non assegnate alle tv nazionali, in modo da utilizzarle per le tv locali.

L’Agcom ha deciso di non fare così.

Resta poi il punto interrogativo su quando andranno spenti i 76 mux ritenuti interferenti con i paesi esteri confinanti (specie Slovenia e Croazia) e dai quali dipende l’esistenza di 144 tv locali. Uno spegnimento necessario a risolvere il contenzioso internazionale.

Ma procediamo con ordine.

Ieri c’è stato il via libera dell’Agcom alla delibera 402/15/CONS per la pianificazione delle frequenze televisive attribuite a livello internazionale all’Italia e non assegnate a operatori di rete nazionali, come previsto dalla legge di stabilità 2015.

Nella nota l’Autorità spiega che il provvedimento rende disponibile la capacità trasmissiva delle nuove reti ai fornitori di servizi media in ambito locale che saranno, per espressa previsione di legge, selezionati sulla base di graduatorie regionali.

L’Agcom spiega di aver adottato una soluzione che ha tenuto conto, tra l’altro, della rapidità ed effettività dei tempi di entrata in esercizio delle nuove reti e della minore necessità di investimenti, limitati ai vincoli tecnici stabiliti dalla pianificazione per assicurare la compatibilità tra le diverse reti.

In linea con tale scelta, precisa ancora l’Autorità, il riuso della medesima frequenza è previsto in Aree non confinanti, al fine di evitare interferenze, assicurando al contempo elevati livelli di copertura e l’incremento di capacità trasmissiva di ogni singola rete locale (fino a 10 canali).

La capacità di trasporto delle nuove reti si aggiunge a quella che gli operatori di rete locali già esistenti dovranno mettere a disposizione dei fornitori di contenuti.

La delibera, conclude la nota, “rappresenta un tassello fondamentale di un processo a più fasi che vede collaborare Agcom e Ministero dello Sviluppo economico per raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge: risolvere il contenzioso internazionale dovuto alle interferenze con i Paesi confinanti e garantire agli editori locali il diritto ad essere trasportati”.

Il presente Piano, puntualizza l’Agcom, è rivedibile alla luce dell’evoluzione delle trattative di coordinamento internazionale, alla luce di eventuali modifiche del Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze e di eventuali necessità di compatibilizzazione tra aree tecniche o Regioni limitrofe.

Adesso spetta al Ministero per Sviluppo economico stilare le graduatorie degli operatori di rete e dei fornitori di contenuti che potranno accedere alla pianificazione delle frequenze.

Chi eventualmente vorrà impugnare il provvedimento davanti al TAR avrà a disposizione 60 giorni di tempo per farlo.

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