Dibattito aperto sulla nuova pianificazione delle frequenze televisive, decisa dall’Agcom con la delibera 402/15/CONS, pubblicata ieri e passata con tre voti favorevoli. Si sono astenuti il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissario Antonio Nicita.
Da una prima lettura del provvedimento emergono chiaramente diverse problematiche. Sicuramente quelle di non aver pianificato tutte le frequenze coordinate disponibili sull’intero territorio nazionale.
Basta leggere le considerazioni di questa delibera o dare uno sguardo alla tabella allegata per rendersi conto che le nuove frequenze vengono pianificate solo in nove delle dodici regioni coinvolte nel piano di spegnimento dei 76 mux interferenti che riguarda 144 tv locali.
Toscana, Sicilia e Liguria sono state escluse dalla pianificazione.
Altro punto.
In Friuli-Venezia Giulia, Sardegna ed Emilia-Romagna è stato pianificato solo il canale 60 che presenta diverse problematiche perché, come si chiarisce nelle considerazioni dell’Agcom, è soggetto “a interferenze provocate dalle stazioni radio-basi del servizio mobile LTE operanti nella banda adiacente, come confermato dalle esperienze e dagli studi tuttora in corso in ambito internazionale”.
I soggetti che parteciperanno quindi al beauty contest saranno consapevoli a priori dei problemi legati all’uso di questo canale.
Tra le considerazioni l’Agcom ricorda anche che si può ricorrere ad alcuni rimedi tecnici per evitare le interferenze come quello di mettere filtri sulle antenne di ricezione. Ma si tratterebbe sempre di soluzioni parziali e in ogni caso chi non ricorre al filtro subirà sempre problemi di ricezione.
Il canale 57 poi, teoricamente disponibile perché è stato già coordinato in sede ITU, non è stato pianificato perché attualmente in un uso a un operatore nazionale che dovrà dismetterlo entro la fine del 2016.
Al momento non è quindi disponibile per cui non può essere oggetto di questa panificazione.
Un’altra risorsa utile quindi che non viene pianificata.
In Lombardia, Molise e Basilicata sono state invece pianificate solo le frequenze di banda terza che presentano altri problemi.
Intanto non in tutte le regioni sono state storicamente utilizzate per la trasmissione televisive. Questo vuole dire, in altre parole, che se una volta assegnate, per le antenne di banda terza mancherà l’utenza.
Accanto a questo bisogna considerare che chi prima era assegnatario di una frequenza in banda quarta o quinta dovrà comunque cambiare tutte le antenne di trasmissione con possibili problemi sul fronte della ricezione perché in molte aree di Italia la banda terza non è stata appunto mai usata e quindi nessun telespettatore ha l’antenna adatta ed è molto difficile che se la piazzi solo per vedere alcune emittenti.
La delibera prevede poi che Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lombardia, dove vi sono invece reti locali che operano su frequenze già coordinate a livello internazionale, dovranno mettere a disposizione l’intera capacità trasmissiva per il trasporto di programmi locali, secondo il comma 9-quater della legge di stabilità.
Per queste regioni, l’Agcom non ha ritenuto necessario pianificare ulteriori frequenze coordinate anche se erano disponibili.
Su tutto pesa poi ovviamente anche il fatto che presto 144 tv locali, con la chiusura dei 76 mux interferenti, perderanno le loro frequenze e dovranno essere veicolate da terzi.
Il MiSE intanto dovrà indire le gare alle quali dovranno partecipare nuovi operatori che dovranno vincerle e avere le successive assegnazioni per poi attivare le loro reti.
Passerano quindi mesi, forse anche un anno, e solo a quel punto, una volta completati tutti i passaggi, gli operatori saranno pronti a cedere la loro capacità trasmissiva ai fornitori di contenuti locali, ma questi che nel frattempo hanno perso le frequenze cosa faranno?