Va per le lunghe negli Usa l’asta frequenze per l’assegnazione di 100 Mhz di spettro aggiuntivo sui 600 Mhz dai broadcaster alle telco. La Federal Communication Commission (FCC) ha reso noto che l’asta a incentivo è circa alla metà avendo concluso il 24esimo round sui 52 fissati, per un valore complessivo di 22,7 miliardi di dollari. La prima parte dell’asta, in cui lo Stato funge sia da banditore sia da locatore delle frequenze dei broadcaster agli operatori, si è conclusa a giugno (l’asta è partita a marzo).
Al momento il valore dell’asta (qui l’andamento dinamico) è inferiore a quanto previsto prima del suo inizio, quando gli analisti avevano stimato vendite complessive superiori a 86 miliardi di dollari.
In effetti il target fissato dalla FCC sembra alquanto ambizioso e a quanto pare gli operatori non sono disposti a investire somme eccessive nell’acquisto di nuove porzioni di spettro, che saranno destinate nei piani alla realizzazione di nuove infrastrutture a banda larga in vista del lancio del 5G.
L’aspetto innovativo della maxi-asta Usa riguarda in primo luogo la sua modalità: lo Stato farà da banditore e locatore, gestendo da un lato l’acquisto delle frequenze delle emittenti Tv, ma anche la vendita delle stesse alle telco in base a quotazioni dinamiche.
Di fatto, l’asta a incentivo è fatta di due gare separate: la prima nella quale i boradcaster venderanno le loro frequenze a 600 Mhz alla FCC, la seconda nella quale le telco faranno le loro offerte per l’acquisto alla FCC.
L’ultima grande asta frequenze negli Usa si è chiusa nel gennaio 2015, con la vendita di 65 Mhz di spettro a 1700 Mhz e 2.1 Ghz che cedute a blocchi ha raggiunto un valore complessivo di 45 miliardi di dollari.