La parola ‘spettro’ è presente 38 volte nella relazione annuale dell’Agcom appena presentata alla Camera dal presidente Giacomo Lasorella, che nell’occasione non ha nascosto come, testuali parole, “L’azione del regolatore è stata fortemente condizionata dall’incertezza relativa alla possibile trasformazione (peraltro ancora in corso) degli assetti strutturali e proprietari dell’operatore dominante”. Una situazione di incertezza, quella che riguarda il futuro assetto di Tim, che pesa su tutto il settore e sull’attività del regolatore. Un’incertezza che però, per il bene delle nostre telecomunicazioni, ma anche per il futuro della nostra economia tout court, non dovrà coinvolgere anche lo spettro radio, risorsa scarsa per antonomasia, la cui gestione efficiente rientra fra i principali compiti dell’Autorità. Tanto più che se è vero che metaverso e Intelligenza Artificiale non toccano lo spettro, è vero anche che le reti su cui “gireranno” lo toccano eccome.
Ma cosa ha fatto l’Agcom con lo spettro nel 2022?
In primo luogo, si legge nella relazione, “Per incentivare lo sviluppo delle reti mobili di quinta generazione (5G) e dei relativi servizi, AGCOM ha avviato una serie di complesse attività di ridefinizione del radiospettro e delle sue differenti utilizzazioni in funzione di promozione e spinta all’uso più efficace e innovativo di risorse pubbliche e strategiche quali le frequenze”. E questa è la premessa.
Nel 2022 si è chiusa appunto una delibera che riguarda lo spettro e il 5G, in particolare l’uso potenziale per i Verticals, che per il momento non stanno spopolando ma che hanno ampi margini di miglioramento e sviluppo, soprattutto in ambito di applicazioni per il business.
C’è da dire che la relazione non fa cenno all’esperienza di altri paesi europei, come ad esempio la Germania ma anche il Giappone ad esempio, che hanno già da tempo dedicato porzioni dedicate di spettro all’uso privato del 5G. Nel frattempo in Germania, sul fronte delle reti private, Deutsche Telekom ha siglato un accordo con AWS. Le reti private sono grandi mega trend internazionali, con cui anche il nostro paese dovrà prima o poi fare i conti.
Delibera sui Verticals del 5G
- La delibera n. 164/22/CONS, chiusura dell’indagine conoscitiva su nuove possibili modalità di utilizzo dello spettro radio in tecnologia 5G al servizio dei c.d. settori verticali (automotive, energia, trasporti, salute, agricoltura, intrattenimento).
Agcom sta valutando anche parte dei 26 Ghz per i Veritcals
“Per quanto attiene allo sviluppo dei settori verticali (c.d. vertical), quali, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, quelli automobilistico, del trasporto, della salute, dell’agricoltura, dell’intrattenimento e dell’energia, l’Autorità ha disposto la chiusura dell’indagine conoscitiva su possibili nuove modalità di utilizzo dello spettro radio al servizio di tali settori (delibera n. 164/22/CONS), riservandosi di valutare l’opportunità di ammetterli all’uso della porzione bassa della banda 26 GHz, in attesa di ulteriori studi riguardanti altre bande di possibile interesse”, si legge nella relazione annuale.
Deframmentazione della banda 3,4-3,6 Ghz
E ancora: “Con l’obiettivo di promuovere l’uso efficiente dello spettro e la transizione verso i sistemi di quinta generazione a beneficio degli utenti e del mercato nel suo complesso, l’Autorità ha continuato a favorire il processo di deframmentazione della banda 3400- 3600 MHz, avviato fin dal 2018. Con il parere favorevole al trasferimento reciproco e alla proroga di diritti d’uso in banda 3,4-3,6 GHz degli operatori Linkem e TIM, AGCOM ha adottato anche misure regolamentari che, con il coinvolgimento di tutti gli utilizzatori, hanno consentito di concludere positivamente il processo alla fine del 2022”. La banda 3,4-3,6 Ghz è gemella rispetto alla banda pioniera del 5G, la famosa 3,6-3,8 Ghz. In Italia la banda 3,4 -3,6 Ghz è frammentata e viene usata per il 4G e il 5G a livello nazionale, per il WiMax a livello regionale e 74 Mhz di spettro sono riservati alla Difesa (che li usa ad esempio per i radar).
Modello di condivisone ‘Club use’
Allo studio dell’Autorità, fra le altre cose “Le metodologie di verifica degli obblighi di copertura e i meccanismi di condivisione della banda 26 GHz (parte alta) secondo il modello club use, che consente a un aggiudicatario di una porzione di banda di condividere le frequenze degli altri aggiudicatari nel caso queste non siano utilizzate”.
Favorire spectrum sharing e spectrum trading
L’Autorità intende continuare, tra l’altro, “a monitorare l’evolversi di accordi di spectrum sharing e di spectrum trading nel mercato e a favorirne l’implementazione, nel rispetto del quadro regolatorio vigente e dei principi di proporzionalità e non discriminazione, a tutela delle dinamiche competitive del mercato e degli utenti nel loro complesso”.
Dalle possibili frequenze per i Verticals alla posizone italiana al WRC23
Sempre in tema di attività volte allo sviluppo della regolamentazione per la diffusione dei servizi wireless a larga banda si prevedono, in particolare, si legge nella relazione dell’Autorità:
“a) la partecipazione al tavolo tecnico “26 GHz” istituito dal MIMIT
b) la continuazione del monitoraggio degli studi e delle attività riguardanti alcune aree di possibile interesse per i settori verticali, tra cui la banda 3,8-4,2 GHz, la porzione alta della banda 6 GHz (6425-7125 MHz) e la banda 42 GHz (40,5-43,5 GHz), al fine di predisporre la futura regolamentazione (In Norvegia, ad esempio, la banda 3,8-4,2 Ghz è già stata aperta ai Verticals).
c) il proseguimento delle attività di aggiornamento e attuazione del regolamento di cui alla delibera n. 231/18/CONS, inclusa la partecipazione al tavolo tecnico 5G e, in generale, il monitoraggio dell’evoluzione delle reti mobili
e) la partecipazione al tavolo tecnico refarming, che ha in programma una serie di attività concernenti l’analisi dell’evoluzione dei sistemi radiomobili e del take up delle nuove tecnologie e delle applicazioni M2M/IoT
f) la partecipazione alle attività del Gruppo Nazionale per le Frequenze, volte alla definizione della posizione nazionale, tenuto conto di quella UE, ed alla partecipazione alla prossima WRC (World Radio Conference) dell’ITU (International Telecommunication Union) che si terrà a Dubai nel periodo 20 novembre-15 dicembre 2023 (WRC23)“.
A quanto risulta, l’Italia sarebbe orientata, con altri paesi europei fra cui la Spagna e la Francia, a chiedere il mantenimento della banda sub 700 per il digitale terrestre dopo il 2027. Una posizione che rischia di porre il nostro paese in minoranza rispetto alla maggior parte dei paesi europei, dove non si punta più sul digitale terrestre per il futuro del broadcasting.
“g) la valutazione e l’avvio delle nuove attività di armonizzazione dello spettro che saranno avviate a valle degli esiti della Conferenza (Atti finali) incluso il nuovo ciclo preparatorio ITU per la successiva WRC-27. L’azione regolamentare in materia di gestione dello spettro frequenziale incide altresì sul settore radiotelevisivo. Proseguirà, pertanto, anche in questo ambito la partecipazione alle attività del Gruppo Nazionale, e ai nuovi gruppi e sottogruppi che saranno avviati, come di consueto, a valle della Conferenza WRC-23″.