Dopo la disponibilità espressa nei giorni scorsi da TIM ad accorciare i tempi per l’asta delle frequenze 700 Mhz, che l’Italia ha fissato non prima del 2022 per la liberazione dello spettro dal digitale terrestre, anche Vodafone apre alla possibilità di un anticipo della gara, ma a due condizioni.
“Per dare un’accelerazione all’asta (dei 700 Mhz ndr) – ha detto Aldo Bisio, Amministratore Delegato di Vodafone Italia – credo siano necessarie due condizioni. Uno, che le frequenze 700 siano effettivamente rese disponibili da parte degli operatori televisivi. Due, che ci sia la disponibilità degli apparati, sia dei terminali nelle mani dei clienti sia dell’elettronica per la costruzione delle reti”.
“Se queste due condizioni dovessero verificarsi, anche noi saremmo favorevoli ad anticipare il rilascio delle frequenze 700 e l’asta conseguente” ha aggiunto Bisio, che ha inoltre ricordato come non più tardi dello scorso anno vi sia stata un’asta per le frequenze in Banda L “con prezzi largamente superiori a quelli che, per esempio, hanno pagato i nostri colleghi di Vodafone Germania”.
L’apertura da parte di Vodafone sui 700 Mhz quindi c’è, anche se l’orientamento del Governo è mantenere il cronoprogramma del 2022, in linea con i desiderata dei broadcaster televisivi. Per la liberazione dei 700 Mhz “Francia e Germania spingono per il 2020, ma noi resistiamo sul 2022 perché non avrebbe senso forzare per guadagnare un lasso di tempo che non ha effettiva utilità per i cittadini”, ha ribadito il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.
C’è da dire che Gli Stati membri della Ue hanno trovato pochi giorni fa l’intesa per il passaggio della banda di frequenza 470-790 MHz alla banda larga wireless entro il 30 giugno 2020, come chiesto dalla Commissione, ma con la previsione di due anni di ‘tolleranza’, così come previsto dal rapporto Lamy e come chiesto da un gruppo di Paesi tra cui l’Italia.
Uno slittamento che potrà però avvenire solo per “motivi debitamente giustificati”, tra i quali: problemi di coordinamento transfrontaliero irrisolti; interferenze dannose irrisolte; la necessità di assicurare la migrazione tecnica verso standard di trasmissione avanzati in presenza di una grande porzione di popolazione interessata da tale processo; costi finanziari della transizione superiori ai ricavi previsti generati dalle procedure di aggiudicazione, o forza maggiore. Prima che questo testo diventi legge, c’è ancora bisogno dell’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio
Passando all’accordo siglato da Vodafone con Enel per portare la fibra in 250 citta’ italiane, Bisio ha detto che “si tratta di una partnership strategica. I contratti sottoscritti con Enel sono piu’ convenienti rispetto alle alternative potenziali di investimento da soli o a quelle potenziali di acquisto in wholesale dall’incumbent“. Per l’ad di Vodafone Italia, “gli investimenti fatti negli ultimi due anni attraverso il piano Spring ci hanno permesso di costruire, in tempi brevissimi, una rete in fibra estremamente performante che oggi copre 8,7 milioni di abitazioni, e di offrire servizi in fibra in 300 citta’. La fibra fino alla casa, l’FttH, e’ un’integrazione oltre che un’evoluzione della rete in fibra fino al cabinet, l’FttC. Siamo convinti che quello dall’FttC sia un passaggio obbligato. Attraverso l’accordo con Enel vogliamo valorizzare i nostri investimenti nell’FttC con un passaggio al fiber to the home che crediamo sia l’unica tecnologia veramente a prova di futuro”.