Nonostante gli operatori telefonici francesi avessero ottenuto l’impegno del governo in senso opposto, lunedì sera il temuto aumento della ‘taxe telecom’ è stato invece approvato.
Il ‘prelievo’ sul fatturato delle telco passa quindi dallo 0,9% all’1,3% (nella prima versione del disegno di legge, l’imposta doveva salire un po’ meno, anche, all’1,2%).
L’obiettivo è quello di rinforzare l’indipendenza finanziaria della Tv pubblica France Télévisions riducendo l’apporto finanziario diretto dello Stato.
Per gli operatori, però, la pillola da inghiottire è amara: in totale si tratta di 100 milioni di euro di tasse in più da sborsare.
Didier Casas della Fédération Française des Télécoms parla di ‘provocazione’ da parte del governo, che “torna a mettere le mani nelle tasche degli operatori nonostante gli impegni assunti” in senso opposto.
Le telco rimproverano dunque, soprattutto, la mancanza di coerenza del governo, che da una parte aumenta la tassa e dall’altra attende importanti investimenti nelle infrastrutture. Già il mese scorso avevano minacciato di non poter ottemperare agli impegni d’investimento per coprire le aree bianche entro la metà del 2017, visti i cambiamenti ai termini del contratto.
“Non dobbiamo dimenticare che siamo già impegnati nel più grande investimento infrastrutturale degli ultimi 30 anni, per un montante di 7 miliardi di euro l’anno, malgrado un contesto difficile, tariffe basse e margini ridotti al lumicino” ha detto il numero uno della FFT.
Casas ricorda anche al governo che “le aziende del settore hanno già dovuto reinventarsi e risparmiare a costo di imporre pesanti sacrifici soprattutto in termini occupazionali e ancora li si costringe a compensare l’assenza di mutamenti sostanziali nel settore audiovisivo”.
All’orizzonte, tra l’altro, c’è anche l’asta delle frequenze per il 4G – che partirà il 16 novembre e dalla quale il Governo attende introiti per almeno 2,5 miliardi.
La “taxe télécoms” o “taxe Copé” è stata introdotta nel 2009 dal governo Sarkozy per finanziare France Télévisions, come compensazione per l’abolizione della pubblicità dopo le ore 20. Ma gli introiti – compresi tra 200 e 300 milioni di euro l’anno – si sono persi nel bilancio dello Stato.
A settembre, quindi, il governo ha anche deciso di aumentare “leggermente” (di 1 euro) portandolo a 137 euro nel 2016. Il Contributo all’Audiovisivo pubblico (PAC, il nuovo nome del canone TV) è aumentato di 6 euro nel 2013, di 2 euro nel 2014 euro e di 3 euro nel 2015.