Chiude oggi i battenti ForumPA.
Al di là dei tradizionali bilanci di fine evento (che lasciamo agli organizzatori), rimane la percezione dell’evento che denuncia e rappresenta lo stato, l’umore e, in un certo senso, la mestizia dell’intero settore dell’innovazione che ruota intorno alla Pubblica Amministrazione italiana.
Sono andato a sbirciare in mattinata ed è stato un pugno nello stomaco.
Location (il Palazzo delle Esposizioni) triste di per sé e priva di qualunque soluzione che potesse rendere più gradevole la vista e l’accoglienza al visitatore.
Atmosfera stanca, poca gente, tutti annoiati o ciondolanti tra i corridoi.
Una miriade di “convegnini” negli stand, alcuni dei quali con un pubblico di 2-3 persone (non scherzo).
Audio pessimo ovunque, ma comunque tutti convegni impossibili da ascoltare perché la percezione concreta è identica a quella di un workshop fatto in una stazione della metropolitana (ma priva ovviamente di quell’affluenza) dove tra grida, confusione e gente che ti spinge infilandoti tra le gambe un trolley o una borsa, non ti sogneresti mai di organizzare una riunione per spiegare come funziona un’applicazione per la PA.
Una prevalenza di pensionati tra gli stand e contemporaneamente un’assenza assordante di giovani (che pur ci saranno nella pubblica amministrazione e tra le aziende che offrono servizi e prodotti alla PA).
Tutto qui, mi sono detto?
No, assolutamente! Mi è stato risposto.
Al piano superiore ci sono i convegni importanti.
E così mi sono lanciato speranzoso.
Ma anche lì la stessa storia.
Sale tristi, audio improbabile, agende con speaker deludenti dove prevale l’engagement commerciale del cliente che ha pagato per lo stand piuttosto che l’esigenza di centrare i problemi del paese sul tappeto.
A questo punto ho osservato la PA presente.
Registro la presenza di molti o quasi tutti i più importanti soggetti della PA (dai ministeri alle Forze Armate).
Chiunque si sarebbe aspettato, proprio per questo, nella tre giorni di ForumPA un qualche annuncio importante sulla digitalizzazione del Paese.
Invece nulla: nessun annuncio. Nessun fuoco d’artificio. Tutto lento e immobile come le acque di Comacchio.
Ma se questo è un obiettivo troppo alto, ci saremmo anche accontentati dell’annuncio o della presentazione dei risultati di una semplice sperimentazione o di un Pilot Scheme presso un’amministrazione centrale o locale della PA.
Ci saremmo aspettati che Agid presentasse davvero, come preannunciato, il piano triennale.
Nulla di tutto questo.
In ogni parte del mondo, gli espositori aspettano l’evento espositivo per annunciare qualcosa di importante, approfittando della platea che, appunto, ogni evento conferisce.
Ma non è il nostro caso.
Abbiamo toccato con mano una Pubblica Amministrazione pesante, lenta e sonnolenta, incapace di presentare il meglio di sé in atti concreti, che non siano le rappresentazioni di servizi digitali tutti di là da venire: dallo SPID (di cui tutti parlano come se si trattasse del Terzo segreto di Fatima, in attesa di una rivelazione) all’Anagrafe digitale.
E’ intervenuto il ministro Pier Carlo Padoan in un convegno inneggiante nel titolo alla PA 4.0, per dire (con i piedi per terra) che: “È gigantesco il fallimento nella gestione delle gigantesche risorse che ci sono nella pubblica amministrazione“.
Invece in apertura Jeremy Rifkin ci ha spronati a “…valorizzare le eccellenze italiane” (ma quanto è costato il nostro bravo guru per dire queste incommensurabili banalità?).
Vien voglia di chiedersi se costoro vivono nel mondo reale o nel Second Life in cui vivono la personale avventura dell’innovazione che hanno in testa.
In Second Life o attraverso gli occhialoni della realtà aumentata possiamo immaginare di tutto, dalle nostre effusioni con Marylin Monroe alla PA che immaginiamo (4.0, 7.0 o 10.0).
Purtroppo la realtà della PA italiana è del tutto diversa.
Provate ad andare in un ufficio decentrato per discutere un pagamento errato o un qualunque altro elemento di contrasto tra PA e cittadino: troverete l’uno davanti all’altro due vittime evidenti dello stesso sistema. Ma non devo dirvi nulla perché sapete di cosa parliamo e magari sarà successo anche a voi.
Altro che PA 4.0.
Penso sia giunto il momento di fermarsi e di fermare quella piccola comunità di propagandisti che immagina se stessa in un Second Life dove si usano solo occhiali che deformano la realtà.
Figurarsi a cambiarla per migliorarla.
Occorre, ora e non dopo, fermarsi per definire meglio le ragioni del fallimento dei processi di digitalizzazione della PA italiana e per individuare i migliori strumenti non tanto per individuare e sanzionare i responsabili passati, quanto per disarmare i futuri responsabili di un ritardo che non ha più alcuna giustificazione o scusante.
Meglio fermarsi, accendere le luci in sala e definire posizionamenti, ruoli e responsabilità di tutti gli attori in campo.
Diversamente saremo tutti responsabili, il che vuol dire che nessuno sarà responsabile.
Ed è quello che vogliono alcuni.