La scorsa settimana, su Twitter, Lending Club – la celebre piattaforma americana di prestito al consumo P2P nata nel 2007 e quotata alla borsa di New York lo scorso dicembre – ha annunciato un nuovo ed interessante progetto in partnership con Google.
La rubrica Fintech, in collaborazione con l’Avv. Giulia Aranguena di ADLP Studio Legale e la redazione del blog Iuslab, approfondisce i temi dell’innovazione tecnologica in ambito bancario e finanziario e le nuove tendenze di mercato in questo settore. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.Sono passati quasi due anni da quando Google ha investito in Lending Club scommettendo sull’evoluzione del modello bancario tradizionale, e, da allora, si sono rincorse molte “voci” in attesa di un qualche tipo di collaborazione tra il colosso di Internet e il nuovo sfidante fintech del mercato dei prestiti.
E Ora – malgrado questo annuncio non sia un fulmine a ciel sereno, vista la partecipazione al capitale di Lending Club – arriva la notizia di questa nuova collaborazione che pone la giovane società di prestiti, creata e guidata dall’avvocato franco-americano Renaud Laplanche, in una posizione di assoluto primato rispetto ai suoi diretti “competitor” (i.e. Prosper o OnDeck).
L’accordo ha per oggetto la possibilità per Google di sfruttare la piattaforma del Lending Club per finanziare e dare direttamente presiti ai propri partner scelti tra i rivenditori autorizzati delle sue app e servizi per le imprese, o tra gli stessi sviluppatori e utilizzatori di Google for work, il servizio che consente di personalizzare con un proprio dominio aziendale gli applicativi Google progettati per il business.
I criteri di “eleggibilità per la richiesta di prestito da parte di un richiedente”, quindi, sono strettamente legati al rapporto commerciale con Google e le domande di finanziamento non saranno messe sulla piattaforma di lending allo scopo di essere distribuite tra vari prestatori, ma saranno tutte finanziate esclusivamente da Google, disponibile ad erogare prestiti diretti fino ad un massimo di $ 600.000.
Secondo le notizie che stanno circolando al riguardo, il target dei potenziali richiedenti è circoscritto solo a quelle aziende che rivendono i servizi di Google (per ora il progetto è per quelle residenti negli USA) e che stanno cercando di espandersi.
Queste ultime, richiedendo un prestito alla “casa madre”, beneficerebbero, da parte di Lending Club, di un programma di regole “personalizzate” per la sottoscrizione che prevede l’ottenimento di finanziamenti biennali con interessi dovuti solo nel primo anno, tassi di restituzione più favorevoli rispetto a quelli normalmente in vigore sulla piattaforma di Lending Club, e l’esenzione di commissioni upfront.
Tale collaborazione è una mossa notevole da parte di Google che, attraverso questa nuova partnership con Lending Club, va ad arricchire il proprio coinvolgimento nel settore finanziario già ben presidiato con le iniziative negli investimenti diretti di Google Ventures e Google Capital.
Il programma di partnership con Lending Club è cosa ben diversa, però.
In questo caso Google, infatti, non agisce da investitore istituzionale fornendo capitale di rischio e partecipando all’equity di nuove imprese, ma (re)distribuisce ricchezza sotto forma di finanziamenti “without equity” da utilizzare, da parte del mutuatario, per lo sviluppo del proprio business e per concretizzare opportunità di crescita, incluso, pare, l’assunzione di personale ed altre iniziative di espansione.
Secondo il comunicato stampa rilasciato il 15 gennaio scorso dalla piattaforma di marketplace dei prestiti tra privati, questa nuova ed originale forma di cooperazione con Google consentirebbe a Lending Club di sviluppare le proprie capacità di intermediare l’accesso al credito da parte delle aziende, ed a Google di investire risorse finanziarie direttamente nel suo network commerciale per fidelizzarlo e guidarne le crescita (indirettamente garantendosi così nuovi clienti per i propri servizi).
Ci sono diversi fattori significativi che emergono da questo nuovo accordo che meritano più di una riflessione.
In primo luogo, si tratta del coinvolgimento diretto di Google, una società che possiede uno dei database di piccole e medie imprese più grandi del pianeta, che, con questo accordo, potrebbe garantire a Lending Club un accesso diretto ad un numero enorme di mutuatari (da cui prendere una commissione) ad un costo praticamente pari a zero, o quasi.
Inoltre, Google ha risorse e capacità finanziarie gigantesche, ma non è un creditore istituzionale né si sorregge sui tassi di interesse, bensì sul fatturato conquistato attraverso i propri clienti.
Ed è ovvio quindi che la solidità e l’espansione sul mercato di questi ultimi costituiscono un “ritorno” più che diretto per Google stessa, che rinuncia all’incasso di interessi (e può farlo benissimo) per finanziare e consolidare la crescita del proprio network commerciale offrendo una porta di ingresso al mercato dei capitali a basso costo ai propri partner (che così avranno più soldi da spendere per i servizi di Google e meno oneri e costi bancari).
Non c’è che dire: davvero ben congeniato e, almeno sulla carta, un colpo ulteriore al vecchio modello istituzionale del banchiere con netta inversione di marcia del capitale, non più a servizio del debito ma della crescita e dello sviluppo grazie all’entrata in pompa magna nel mondo del credito di una superpotenza non bancaria come Google.
Sarà molto interessante vedere come tutto questo si sviluppa.
Per ora accontentiamoci di approfondire l’argomento su VentureBeat, Financial Times, e Crowdfund Insider e di svolgere il nostro compito di spettatori e testimoni (non potendo far altro in Italia che sbirciare dal buco della serratura. Purtroppo).