Una marea di “No” ha affossato la riforma costituzionale voluta da Mattero Renzi. Nella notte le dimissioni del Presidente del Consiglio. Aperta la crisi di Governo, ora spetterà al Presidente della Repubblica trovare una soluzione politica. Intanto l’Eurogruppo ha dato oggi a Bruxelles un primo giudizio sulla Legge di Bilancio 2017.
Una valutazione più nel dettaglio arriverà a marzo 2017, ma i ministri finanziari dell’Eurozona chiedono da subito ‘misure aggiuntive significative’. Una dichiarazione che non potrà che avere effetti negativi sulla nostra Finanziaria. Molti guardano con preoccupazione già alle prossime settimane, perché all’interno del testo ci sono i piani della digital transformation del Paese, quelli per la banda ultralarga, l’industria 4.0, l’ammodernamento delle infrastrutture, la PA 2.0.
Si spera che gli incentivi stabiliti per l’efficienza energetica, l’edilizia di nuova generazione, la sicurezza delle infrastrutture, i progetti di ricostruzione delle aree colpite dal terremoto, non siano ulteriormente oggetto di verifica e modifica. Sono interventi non più rimandabili ed estremamente urgenti.
Il nostro ministro dell’Economia, Pietro Carlo Padoan, non è andato alla seduta di Bruxelles (salterà anche l’Ecofin di martedì), al suo posto si è presentato il direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via.
Sempre secondo indiscrezioni, l’assenza di Padoan potrebbe essere legata proprio al ‘the day after’ del referendum costituzionale, con il ministro il pole position per un incarico di Governo lampo.
Staremo a vedere, nel frattempo c’è da valutare il verdetto dell’Europa sulla Legge di Bilancio 2017 e la reale entità di queste“misure aggiuntive”. A quanto riportato stamane da La Repubblica, proprio stanotte i ministri finanziari dell’Ue hanno stilato una bozza provvisoria di dichiarazione, in cui si chiede un’aggiunta di 5 miliardi.
La Legge di Bilancio approvata alla Camera nei giorni scorsi conteneva una manovra da 27 miliardi di euro.
Subito dopo il vaglio dell’Eurogruppo, la legge dovrà passare al Senato e se da Bruxelles saranno chieste delle “correzioni” forse lo stesso Senato avrà qualcosa da dire in più e i tempi di discussione si allungheranno.
Ciò vuol dire altro tempo e il tempo e i giochi politici sono concetti estranei al mondo del digitale e dell’innovazione tecnologica.
Saranno rispettati i tempi?
Ci sono dei bandi che dovevano partire ad inizio 2017, che fine faranno?
Di quanto slitteranno?
Di certo i 5 Stelle non hanno perso tempo e già oggi hanno attaccato il team digitale del Commissario di Governo Diego Piacentini, chiedendo di fatto lo smantellamento della struttura.
Eravamo già in ritardo, speriamo che questo esito referendario non blocchi ulteriormente il Paese. Non tanto per il voto in sé, quanto per la litigiosità delle forze politiche, i tornaconti e i piccoli interessi di partito. Il nuovo esecutivo, anche tecnico, dopo il voto del Senato, potrebbe comunque portare avanti i piani di investimenti e di sviluppo, adottare le misure per la crescita, soprattutto per l’innovazione tecnologica, che la nostra amministrazione pubblica e il settore industriale necessitano per recuperare competitività nei confronti di Germania e Francia.
Nei giorni scorsi, il direttore associato del Financial Times, Wolfgang Munchau, ricordava che dall’adozione dell’euro, nel 1999, ad oggi, “l’Italia ha perso il 5% della sua produttività, mentre Germania e Francia l’hanno vista aumentare del 10%”.