Il dollaro americano potrebbe crollare sotto il peso del debito pubblico nazionale
Per decenni, il dollaro statunitense ha goduto dello status di valuta di riserva mondiale. È la moneta in cui si denomina la maggior parte del commercio globale, in cui si valutano le riserve delle banche centrali e attraverso cui passano trilioni di dollari in transazioni ogni giorno. Ma quel dominio, un tempo inattaccabile, oggi non è più garantito.
Da quando il famoso “Debt Clock” di Times Square ha iniziato a contare il debito pubblico americano nel 1989, la situazione è andata peggiorando. Il debito nazionale è cresciuto a un ritmo tre volte superiore rispetto al PIL, raggiungendo livelli record di 36,6 trilioni di dollari. Tra il 2025 ed il 2026, gli interessi sul debito supereranno i 1.000 miliardi di dollari—più di quanto gli Stati Uniti spendano per la difesa.
E non finisce qui: se il trend continua, entro il 2030 le sole spese obbligatorie (come previdenza sociale, sanità e interessi sul debito) assorbiranno tutte le entrate federali. Questo significa deficit strutturali permanenti, un segnale di debolezza che i mercati non ignorano.
La Lettera di Fink (BlackRock) e il ruolo destabilizzatore della finanza decentralizzata
Una situazione estremamente critica, secondo l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, che nella sua Lettera annuale agli investitori ha affermato: “Se gli Stati Uniti non riusciranno a controllare il debito e a contenere l’espansione dei disavanzi pubblici, potrebbero perdere il loro primato a favore di asset digitali come il Bitcoin”.
“La finanza decentralizzata rappresenta un’innovazione straordinaria, in grado di rendere i mercati più veloci, economici e trasparenti. Tuttavia – ha sottolineato Fink – quella stessa innovazione potrebbe erodere il vantaggio economico degli Stati Uniti, se gli investitori cominciassero a considerare il Bitcoin un rifugio più sicuro rispetto al dollaro”.
La finanza decentralizzata (decentralized finance, o DeFi) in line generale ha l’obiettivo di spostare le tecnologie e i processi coinvolti nelle transazioni economiche nelle mani dei singoli attori, invece che in quelle delle istituzioni centrali, come banche e istituti di credito.
“Il sistema finanziario globale si fonda ancora su infrastrutture nate in un’epoca analogica”, ha proseguito il CEO di BlackRock, “un esempio emblematico è il sistema SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), che gestisce ogni giorno trilioni di dollari in transazioni bancarie internazionali”.
Fink parte da qui per rilanciare un concetto molto caro a lui e all’organizzazione che guida: “Se SWIFT rappresenta il servizio postale, la tokenizzazione è l’equivalente dell’email: gli asset si muovono in modo diretto e istantaneo, senza bisogno di intermediari”.
Che cos’è la tokenizzazione e come funziona
Tokenizzazione indica un processo che consente di trasformare asset reali—azioni, obbligazioni, immobili—in token digitali scambiabili online. Ogni token certifica la proprietà di uno specifico asset, come una sorta di atto digitale. A differenza dei certificati cartacei tradizionali, questi token risiedono in modo sicuro su una blockchain, permettendo acquisti, vendite e trasferimenti istantanei, senza burocrazia né tempi di attesa.
“Ogni asset finanziario può essere tokenizzato”, ha precisato Fink nella sua Lettera, ma soprattutto ha ricordato che attraverso questa tecnologia e questo processo “i mercati potrebbero rimanere sempre aperti, le transazioni che oggi richiedono giorni verrebbero concluse in pochi secondi”.
BlackRock, DeFi e crypto
Il fatto che il numero uno di BlackRock, il più grande asset manager del mondo (con oltre 10.000 miliardi di dollari in gestione), stia affrontando il tema delle criptovalute e della tokenizzazione degli asset tradizionali non è certamente un caso.
BlackRock gestisce il denaro di clienti istituzionali e privati in tutto il mondo, tra cui: Fondi pensione, Governi, Banche centrali, Università e fondazioni, Investitori retail (tramite fondi comuni e ETF, acronimo per Exchange Traded Fund, ovvero Fondo di investimento quotato in borsa). Negli ultimi mesi BlackRock ha lanciato un ETF su Bitcoin spot, approvato dalla SEC nel 2024, che ha contribuito a una nuova ondata di interesse istituzionale verso il settore.
L’azienda, inoltre, sta lavorando su infrastrutture per emettere, detenere e scambiare asset tokenizzati, potenzialmente costruite su blockchain pubbliche o ibride.
BlackRock non è solo un asset manager, ma anche una potenza tecnologica. Il suo sistema interno, chiamato Aladdin (Asset, Liability, Debt and Derivative Investment Network, anche soprannominato “Il cervello della finanza globale“), è utilizzato non solo per gestire i propri fondi, ma anche da banche, assicurazioni e governi per l’analisi del rischio e la gestione dei portafogli.
Quale l’impatto delle parole di BlackRock sul dollaro e sulla finanza mondiale?
Un segnale chiaro: la finanza tradizionale non solo sta prendendo sul serio il mondo crypto e DeFi, ma lo sta integrando nel proprio modello operativo. Allo stesso tempo una dimostrazione di forza da parte dell’organizzazione (con trilioni in gestione, possiede partecipazioni rilevanti in quasi tutte le principali aziende quotate del mondo), che si rende perfettamente conto di quale sia oggi il suo peso sui mercati e di cosa è in grado di fare (la sua scala e il suo peso nei mercati la rendono quasi una “istituzione sistemica”, senza contare i rapporti privilegiati e consolidati con regolatori e governi) anche solo attraverso una Lettera.
Un documento e una visione finanziaria che non è solo una riflessione sul dollaro e la sua (possibile) decadenza, ma anche un avvertimento e una mossa strategica. Se poi sia solo un’opportunità o anche una minaccia dipende dall’occhio del lettore.