La Commissione europea potrebbe allentare le regole sull’accesso alle reti in fibra ottica, andando incontro alle richieste degli operatori come Telecom Italia, Orange e Deutsche Telekom, secondo i quali le tariffe regolamentate per l’accesso all’ingrosso alle reti non consentirebbero un adeguato ritorno sugli investimenti.
Secondo quanto riportato dalla Reuters, la Ue potrebbe dunque alleggerire le regole di accesso e puntare sull’obbligo di co-investimento.
Anche il Commissario Gunther Oettinger, nel corso di una recente conferenza, ha spiegato che “progetti di investimento efficienti, basati su offerte di coinvestimento aperte, ragionevole e in buona fede affrontano le quetioni che la regolamentazione normalmente tenta di risolvere e permettono un approccio regolamentare più leggero per chi si muove prima o insieme”.
La strada del coinvestimento è stata già perseguita in Francia, dove Orange, Numericable SFR e Free hanno avviato investimenti FTTH condivisi in alcune aree urbane. Nei giorni scorsi, il regolatore transalpino ha avviato una consultazione pubblica volta proprio a raccogliere le opinioni degli operatori su un regolamento volto, fra le altre cose, a favorire il modello del co-investimento.
Se la proposta si concretizzasse, nell’ambito della revisione delle norme sulle telecomunicazioni in programma per settembre 2016, si tratterebbe di un cambio di direzione non da poco, visto che finora la regolamentazione del settore si è concentrata sulla garanzia, per i nuovi entranti, di poter competere ad armi pari con gli ex monopolisti statali.
Ma portare la fibra nelle case costa – Goldman Sachs ha stimato un costo tra 500-800 euro per abitazione – e la Ue deve fare in modo di recuperare il vistoso ritardo accumulato nei confronti delle altre maggiori economie mondiali.
Adottare un approccio orientato al coinvestimento potrebbe essere la strada giusta, anche se l’ideale sarebbe quello di accompagnarlo ad incentivi che spingano a realizzare gli investimenti attraverso la costituzione di Newco partecipata dagli operatori sia incumbent che alternativi e strutturalmente separata dagli operatori che operano nel mercato retail.
In questo modo si potrebbero superare molti degli ostacoli che attualmente frenano gli investimenti nelle reti in fibra ottica evitando la duplicazione delle reti e quindi riducendo i rischi per gli operatori che investono, nonché ottenendo l’impegno di tutti gli stakeholder – regolatore compreso – a evitare comportamenti distorsivi della concorrenza.
Questo ultimo punto è quello che più sta a cuore alla Commissione europea, che ha già spiegato che in ogni caso l’alleggerimento delle regole non vuol dire che verrà allentata anche l’attenzione alla concorrenza.
“Non si tratta di una battaglia tra competizione e investimento, ma di un equilibrio. La competizione access-based resterà importante”, ha detto il vicepresidente della commissione, Andrus Ansip.