Presidenza del Consiglio e Ministero dello Sviluppo economico sembrano viaggiare in ordine sparso sul tema dello switch-off della rete in rame. Da un lato c’è il vicesegretario generale alla presidenza del Consiglio Raffaele Tiscar che, tornando sull’argomento ha affermato che arriverà il momento in cui bisognerà spegnere la rete in rame e sottolineato che la fibra ottica non si farà mai senza un chiaro intervento del Governo.
Dall’altro lato, a stretto giro, fonti del ministero dello Sviluppo economico precisano che non c’è nessun piano del Governo per lo spegnimento della rete in rame, di fatto di proprietà di Telecom Italia.
Viene da chiedersi: perchè si continua a insistere con tanta costanza e frequenza sullo spegnimento della rete in rame, quando la decisione è comunque lontana da venire di competenza di un’azienda privata?
Le dichiarazioni al centro del contendere
Il vicesegretario generale alla presidenza del Consiglio Raffaele Tiscar sembra non avere dubbi: la fibra ottica non si farà mai senza un chiaro intervento del Governo. Un intervento ‘politico’, che potrebbe prendere la forma “di agevolazioni o di intervento diretto”.
Di più, secondo Tiscar, bisognerebbe pronunciare una parola “scandalosa”, ossia “switch off”.
“Se vogliamo essere seri bisogna dirsi le cose come stanno, ci sarà pure un termine in cui il rame non bisognerà più utilizzarlo”, ha detto Tiscar, rincarando le dichiarazioni rese una decina di giorni fa, quando aveva avanzato l’ipotesi di smantellare la rete telefonica in rame, che collega 30 milioni di utenze, nel giro di 10-12 anni, per ‘accendere’ la rete in fibra.
Dichiarazioni definite ‘irrazionali’ dall’Ad di Telecom Marco Patuano, che aveva allora difeso il rame spiegando che al giorno d’oggi ci sono tecnologie (come il vectoring o il G.Fast) che partendo dal rame permetteranno all’Italia di scalare le classifiche della diffusione dell’ultrabroadband in Europa. “Qualunque altro schema potrebbe probabilmente solo rallentare questo processo”, aveva detto Patuano che anche oggi ha riservato parole polemiche alla presunta ’distonia’ tra gli obiettivi di politica economica (cioè il piano da 7 miliardi del Governo per accelerare gli investimenti nella banda ultralarga in architettura FTTH, ossia fino alle abitazioni) e quelli dell’Agcom, che con la decisione di ridurre le tariffe di unbundling sembra voler favorire la concorrenza nel ‘Fiber To The Cabinet’ (FTTC), usando cioè il rame dalle abitazioni all’armadietto stradale e la fibra dall’armadietto (cabinet) alla centrale.
Secondo Tiscar, comunque, gli operatori dovrebbero accendere il calumet della pace perché se non smetteranno di litigare, per dotare il Paese di una rete di nuova generazione, non resterà altro che un intervento pubblico.
“…Se gli operatori non si mettono d’accordo e continuano a litigare l’ultima soluzione è che il pubblico si rimbocchi le maniche e l’Infratel di turno realizzi la rete”.
La precisazione del MiSE
Dopo una giornata di passione per il titolo Telecom Italia, che è arrivato a perdere quasi il 5%,in serata è arrivata la precisazione del MiSE.
Secondo quanto dichiarato all’agenzia Radiocor da fonti del Ministero, il piano del Governo è “quello presentato e ora in consultazione. Non ci sono né allegati né retropensieri. L’esigenza è quella di recuperare in fretta il ritardo sulla banda ultralarga secondo gli obiettivi fissati a livello europeo”.