Cosa è fibra e cosa è rete mista fibra-rame? A distanza di tre anni dalle regole AGCOM, suscita sorpresa che uno dei principali quotidiani nazionali riporti dati TIM così ingannevoli, dati che dovrebbero essere letti ormai da tempo in modo appropriato, non solo da giornalisti ed addetti ai lavori, ma anche dai semplici consumatori.
La fibra di TIM in Italia
Nell’intervista a Luigi Gubitosi pubblicata quest’oggi da Il Corriere della Sera, è riportato un grafico intitolato “La fibra di TIM in Italia”, dove vengono riportati in modo del tutto fuorviante i dati relativi alla diffusione della fibra in Italia.
Il titolo in questione dichiara in modo roboante “La fibra di TIM in Italia”.
Al contrario, il sottotitolo fa esplicito riferimento alla “Copertura NGAN (rete di accesso di nuova generazione) dati in % di case”.
Come conferma il sottotitolo, le percentuali riportate (86,1% quella totale,) si riferiscono alla copertura NGAN (rete di accesso di nuova generazione) dell’incumbent italiano (desunte, immaginiamo dal sito di TIM rete.gruppotim.it), una copertura che per la maggior parte è costituita da reti in FTTC (Fiber-to-the-Cabinet), ovvero comprendono molto rame e non sono da considerarsi, in base alle normative vigenti, come reti in fibra.
È infatti dal luglio 2018 che AGCOM, con una soluzione considerata fra le migliori pratiche a livello europeo, al fine di impedire la pubblicità ingannevole impone agli operatori di utilizzare precisi bollini colorati per specificare le tecnologie cui si riferiscono le offerte proposte ai propri clienti: verde (accompagnato da “F”, ovvero Fibra) per la fibra fino a casa (FTTH, Fiber-To-The-Home), giallo (accompagnato da “FR”, ovvero Fibra-Rame) per le reti ibride, come quelle in fibra fino all’armadio stradale e poi in rame (FTTC, Fiber-to-the-Cabinet) o in fibra fino alla stazione base e poi wireless (misto fibra radio), rosso (accompagnato da “R”, ovvero Rame) per l’ADSL.
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Contestualmente, il regolatore italiano ha obbligato gli operatori a utilizzare il termine “fibra” per riferirsi esclusivamente alla tecnologia FTTH, ovvero alla fibra fino a casa. Non è più consentito parlare di “fibra” per descrivere reti ibride come quelle FTTC.
A distanza di tre anni, suscita dunque sorpresa che uno dei principali quotidiani nazionali riporti dati così ingannevoli, dati che dovrebbero essere letti ormai da tempo in modo appropriato, non solo da giornalisti ed addetti ai lavori, ma anche dai semplici consumatori.