Il mercato italiano della telefonia è in uno dei punti più cruciali della sua storia.
Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti. Corsa competitiva su basi non riscontrabili in altri paesi d’Europa, una molteplicità di soggetti tale da assicurare la più ampia scelta ai consumatori (4 grandi operatori mobili, con altri operatori virtuali, ed una lista di operatori fissi da far invidia a una curva sud), una articolazione delle offerte estremamente spinta (al punto da far disorientare i consumatori stessi), ma contemporaneamente, va detto, un abbassamento dei margini delle imprese di settore al limite della sopportabilità e, si sa, se si abbassano i margini viene difficile immaginare dove prendere le risorse per nuovi investimenti.
Per queste ragioni vi è una spinta al consolidamento rappresentata dalla fusione Wind/3Italia (il parere positivo sembra ormai scontato). Mentre parallelamente è stato annunciato pochi giorni fa l’ingresso in campo di Xavier Neil con la sua intenzione di esportare in Italia il modello Free, che forse scompaginerà le carte a tutti.
In aggiunta, il quadro nazionale si è arricchito di una new entry come quella di ENEL, che sul versante dello sviluppo della fibra sembra far sul serio e che potrebbe rappresentare la novità più “disruptive” degli ultimi anni.
In questo contesto, appare disdicevole la promozione nella quale ci siamo imbattuti a Milano nel negozio TIM di Corso San Gottardo a Milano: un’offerta di servizio in fibra a 14,90 euro.
Conveniente, si dirà.
Ma l’offerta è in effetti un amo per gli allocchi, perché il prezzo indicato non si riferisce ad alcuna offerta concreta di servizio al pubblico.
Indica infatti solo il costo della sola connessione in fibra, che come è noto è inutile se non si può chiamare nessuno.
E’ un po’ come vendere un’auto al prezzo delle sole quattro ruote, specificando poi al banco che occorre anche il motore e la carrozzeria, per un prezzo ovviamente superiore.
E allora al prezzo di 14,90 euro vanno aggiunti altri 10 euro per consentire le chiamate.
Va poi anche aggiunto che il prezzo finale di 24,90 euro rappresenta un’offerta promozionale della durata di 12 mesi, oltre i quali il prezzo al pubblico diventa automaticamente di 34,90 euro.
Insomma un’offerta apparentemente vantaggiosa, che non contiene però alcun vantaggio per il cliente, la cui attenzione viene catturata in modo indebito.
Francamente non è questo il livello competitivo corretto che ci si può aspettare in un mercato del genere, perché non è pensabile che l’accaparramento del singolo cliente possa essere fatto con un goffo gioco delle tre carte.
E’ auspicabile che il confronto competitivo si sposti invece sulla qualità dei servizi, sui pacchetti offerti in base a nuove generazioni di accordi con i produttori di contenuti e non sulle pratiche scorrette degli imbonitori molto più simili a venditori di piazza che a proponenti di servizi avanzati della società dell’informazione.
Telecom Italia dia un segnale forte, sconfessi quella campagna che denigra l’operato dell’azienda e redarguisca a dovere i responsabili (dandone evidenza pubblica).