Dopo il memorandum siglato da Tim e Cdp, che ha dato il via al percorso di verifica della fattibilità di una rete unica di telecomunicazioni, e registrati malumori nel M5S (da Beppe Grillo a Stefano Buffagni, viceministro Mise, che chiedono di più, “un controllo pubblico”), il governo ora sta cercando di mettere ordine anche dal punto di vista legale.
E per questo, esecutivo e Cassa Depositi e Prestiti hanno chiesto un parere indipendente sulle tecnicalità che dovrebbero portare alla creazione di AccessCo (la società che dovrebbe riunire Fibercop e Open Fiber). Il parere, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, inviato in agosto, avrebbe fatto emergere una serie di aspetti di cui tenere conto.
Il parere legale per il Governo, rischio regolatorio: “un consolidamento della posizione dominante di Tim”
Dal punto di vista regolatorio, ambito nel quale le competenze spettano sia all’Agcom sia alla Commissione Ue, si tratterà di verificare:
- il rispetto degli obblighi cui sono soggette le società coinvolte nell’operazione,
- o di valutare aspetti come eventuali prezzi differenziati,
- accessibilità della rete da parte di altri operatori, pluralismo dell’informazione.
Aiuti di Stato?
Altro fattore che dovrà essere preso in considerazione secondo gli esperti legali sarà la compatibilità dell’operazione AccessCo con le prescrizioni imposte nelle gare Infratel per la copertura in fibra delle aree bianche e assunti da Open Fiber. Non solo, ma andrà verificata la questione “aiuti di stato”, sempre in relazione alle gare Infratel, visto che le sovvenzioni pubbliche sono state assegnato a un operatore interamente wholesale come Open Fiber.
In parallelo gli esperti nei loro pareri preliminari avrebbero evidenziato l’esistenza di alcuni temi Antitrust. Tecnicamente, ci si aspetta che sia la Commissione per la concorrenza Ue a occuparsi dei profili suddetti, a meno che l’Antitrust italiana, AGCM, guidata da Roberto Robustelli non chieda specificamente di avocare a sé la questione. In ogni caso, le attese sono per un’istruttoria approfondita, il che implicherà tempi non brevi per valutare eventuali impegni, coinvolgimento dei terzi e per fare test di mercato. I legali avrebbero evidenziato che in ogni caso si verrà a realizzare un consolidamento della posizione dominante di Tim, sulla quale Antitrust italiana e Agcom sono talvolta intervenute in passato.
La conclusione del parere arriva quindi a ipotizzare che l’operazione se non sarà vietata (eventualità ritenuta poco probabile, scrive ancora MF-Milano Finanza) sarà però autorizzata con condizioni. L’esecutivo insomma si sta portando avanti dal punto di vista legale.
Gli occhi di Vestager sia su FiberCop sia su AccessCo
La numero uno dell’Antitrust Ue, Margrethe Vestager, oltre ad occuparsi di AccessCo dovrà esprimere una prima valutazione anche sulla composizione dell’azionariato di Fibercop. In sostanza, il ruolo e il peso che avranno le autorità nazionali ed europee su tutta la vicenda sarà fondamentale.
Per i 6 miliardi del Recovery Plan la discesa di Tim in minoranza?
Una corrente di pensiero grillina punta su uno scenario, rivela il Sole24Ore, in cui sia i paletti della governance sia gli impegni sugli investimenti non basterebbero a superare l’esame della Dg Competition di Bruxelles, perché in quel caso la Commissione potrebbe imporre come rimedio estremo la discesa di Tim in minoranza. Certamente il tema del controllo privato è strettamente legato alla possibilità di impiegare i 6 miliardi del Recovery Plan preannunciati dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli per la banda ultralarga.
Intanto, la notifica di Tim all’Agcom per l’operazione FiberCop era attesa già ieri sera. A condurre l’analisi e la consultazione pubblica sarà però il nuovo consiglio, una volta completato con il parere delle commissioni parlamentari l’iter di nomina del presidente Giacomo Lasorella, proposto dal premier Giuseppe Conte, d’intesa con il Ministro per lo sviluppo economico Stefano Patuanelli.