E’ vero che l’accordo commerciale nelle aree bianche fra Fibercop (Tim) e Open Fiber è una cosa, mentre le trattative sulla rete unica fra Tim e Cdp è tutt’altra cosa. Ma indubbiamente le due cose sono fra loro legate: chiuso l’accordo commerciale sulla collaborazione nelle aree bianche si potrà dare il via al tanto atteso MoU fra Tim e Cdp sulla rete unica. Un primo accordo vincolante perché decolli sul serio il progetto di rete unica, al netto dei remedies antitrust che saranno fissati dalla Commissione Ue.
Nuova fase di relazioni fra operatori
“L’intesa inaugura una nuova fase di relazioni tra i principali operatori infrastrutturali italiani e punta ad un più efficiente utilizzo delle risorse, nell’ottica di un’accelerazione della copertura del Paese con reti VHCN (Very High Capacity Network)”, Si legge nella nota di Open Fiber “Nelle aree bianche – dove Open Fiber si è aggiudicata i tre bandi pubblici indetti da Infratel – l’accordo prevede che Open Fiber acquisti da FiberCop, per un controvalore complessivo superiore ai 200 milioni di euro, il diritto d’uso (IRU) per infrastrutture aeree e collegamenti d’accesso alla casa del cliente. Al tempo stesso, TIM si impegna a mettere a disposizione dei propri clienti nelle aree bianche la fibra ottica di Open Fiber. Ciò consentirà di attivare su rete Open Fiber almeno 500 mila clienti che chiederanno di utilizzare la tecnologia FTTH (Fiber To The Home)“, aggiunge la nota.
Un dettaglio, quest’ultimo, che darebbe una prova tangibile della volontà di Tim di mettere a fattor comune non soltanto le infrastrutture, ma anche la base clienti offrendo un upgrade tecnologico all’Ftth che finora non era disponibile in quelle aree nell’offerta dell’ex incumbent.
Tale accordo permetterà, inoltre, a Open Fiber di accelerare significativamente le fasi di costruzione della rete (creation) e di attivazione delle connessioni (delivery) nelle aree bianche, in linea con gli obiettivi del piano industriale approvato lo scorso 3 dicembre, che riserva alle aree in concessione una parte significativa delle risorse disponibili. Più efficienza nell’utilizzo delle infrastrutture e del fattore lavoro significa non solo accelerare la cablatura del Paese dove già prevista, ma anche liberare risorse da destinare agli ulteriori piani di sviluppo previsti dal PNRR.
Mario Rossetti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Open Fiber: “Siamo molto soddisfatti dell’intesa raggiunta che apre una nuova pagina di costruttiva collaborazione nell’interesse reciproco e del Paese. Si tratta, infatti, di un accordo reso ancora più significativo dall’attuale contesto caratterizzato da scarsità di manodopera e aumento dei prezzi delle materie prime: rendere gli investimenti più rapidi ed efficienti è non solo razionale ma anche necessario. In particolare, le aree bianche sono per noi il punto focale su cui si concentra l’attività dell’azienda, considerando i rilevanti impatti socio-economici che derivano dalla riduzione del digital divide nelle aree interne, attraverso la realizzazione del Piano Bul”.
Pietro Labriola, Amministratore Delegato e Direttore Generale di TIM: “Sono orgoglioso per questo accordo, che rappresenta un ulteriore passo avanti nell’esecuzione della nostra strategia di valorizzazione degli asset. Grazie a questa operazione creiamo una nuova fonte di ricavi, generando valore per il Gruppo e i suoi azionisti. L’accordo rappresenta, inoltre, una risposta concreta all’esigenza di connettività di cittadini, imprese e Amministrazioni locali che fino ad oggi non hanno avuto accesso alle opportunità e ai benefici del digitale. Questa partnership dimostra, infine, quanto sia fondamentale avere un dialogo aperto e collaborativo con gli altri operatori, in un mercato sempre più competitivo e strategico per il Paese”.
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Fibercop, ok alla collaborazione con Open Fiber nelle aree bianche
Il Cda di Fibercop, la controllata di Tim che detiene la rete secondaria dell’operatore, ha dato via libera all’accordo commerciale sulle aree bianche con Open Fiber, con l’ok del fondo statunitense Kkr che controlla il 37,5% di Fibercop e che in precedenza si era messo di traverso. Lo hanno detto diverse fonti vicine alla situazione.
I termini dell’accordo, in base al quale Tim metterà a disposizione di Open Fiber l’infrastruttura di Fibercop – pali e cavidotti – per completare la cablatura in fibra delle aree a fallimento di mercato – sono stati leggermente rivisti a seguito dei rilievi del fondo americano, con il canone per il diritto d’uso salito a poco oltre 200 milioni dai 190 milioni previsti in precedenza (secondo repubblica si tratterebbe di 230 milioni).
Ma nei giorni scorsi secondo altre voci il fondo Kkr avrebbe invece richiesto una somma nettamente più alta di 300 milioni.
Accordo commerciale sterilizzato in caso di fusione Tim-Open Fiber
Secondo quanto riferito dalle fonti, è stato inoltre concordato che i vantaggi che saranno acquisiti da Open Fiber in forza dell’accordo commerciale nelle aree bianche non saranno inseriti nel calcolo del valore degli asset della cosiddetta rete unica che dovrebbe nascere dall’integrazione dagli asset di rete fissa di Tim (tra cui FiberCop) con quelli di Open Fiber.
In altri termini, l’accordo commerciale tra Tim e Open Fiber sulle aree bianche a fallimento di mercato subirà una sorta di sterilizzazione qualora si dovesse realizzare la rete unica (una volta raggiunta l’intesa tra Tim e Cdp) che metterebbe a fattor comune gli asset di rete delle due società. E’ quanto apprende Radiocor da fonti vicine al dossier.
In pratica gli eventuali vantaggi che le due parti dovessero avere ottenuto saranno neutralizzati, azzerati dall’avvio di un’unica società della rete. Tale clausola, sempre secondo Radiocor, ha rassicurato il fondo americano sulla tutela del valore di Fibercop.
Tim: a giorni attesa firma Mou con Cdp su rete unica
E’ attesa a breve la firma tra Tim e Cdp del memorandum of understanding, il primo accordo vincolante fra le parti, per dare vita alla rete unica. L’accordo stabilisce il perimetro di massima della nuova struttura e i tempi e le condizioni per realizzarla, sempre salvo via libera delle autorità competenti, a partire dall’Antitrust Ue.
Nello specifico, secondo quanto si legge su Repubblica, il gruppo guidato da Pietro Labriola dovrebbe conferire in una società separata (NetCo, che si chiamerebbe Telecom Italia) la rete primaria (quella che dalle centrali va agli armadietti sulle strade), quella secondaria già conferita in Fibercop (che dagli armadietti entra nelle case degli italiani) e i cavi sottomarini di Sparkle. Il backbone – ovvero quella dorsale in fibra che attraversa il Paese e collega tutte le centrali sia per il fisso che per il mobile – al momento dovrebbe invece rimanere in capo alla società dei servizi (ServCo, che si chiamerebbe Tim).
Una volta realizzato lo scorporo e deciso quanto debito e quale marginalità avrà la società della rete, un consorzio capitanato da Cdp (insieme a alcuni partner finanziari come ad esempio i fondi Macquarie e Kkr) potranno prenderne il controllo attraverso un’offerta anche in vista di una successiva fusione con Open Fiber.
Se però l’offerta di Cdp non fosse giudicata interessante dagli azionisti Tim, Labriola procederà a una scissione proporzionale dell’azienda, dando ai soci azioni della società dei servizi e di quella della rete. In questo secondo caso i tempi sarebbero più lunghi in quanto è richiesto il via libera dell’assemblea, con il vantaggio però di assegnare un valore certo alla rete. Solo una volta quotata la rete Telecom, Cdp potrebbe proporre un’offerta di scambio con Open Fiber ma il matrimonio si farà solo se Tim avrà una convenienza economica.