In una sala, non affollata come negli anni scorsi, del Cinema Barberini di Roma, questa mattina è stata presentata l’edizione n° 10 del “Mercato Internazionale dell’Audiovisivo” (Mia), kermesse finalizzata alla promozione del cinema e dell’audiovisivo italiano nel mondo…
Ancora una volta – come sempre in passato – toni ottimisti se non trionfali, ed il solito autocompiacimento (insomma “quanto siamo bravi…” e ovviamente “l’Italia audiovisiva va alla grande, anzi grandissima…”).
Ancora una volta, totale assenza di valutazioni di impatto, di ricerche di mercato e di analisi sul target, che possano consentire di comprendere se l’iniziativa è realmente così efficace (come sostengono i promotori), o se pecca della autoreferenzialità di sempre (come teme chi cura queste noterelle)…
In effetti, invano da anni l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult chiede agli organizzatori (ovvero ai soggetti che finanziano la kermesse) un qualche dato sul costo del “Mia”, senza che questa naturale e semplice esigenza di conoscenza venga accolta. E magari qualche dato sulla ricaduta dell’iniziativa nel mercato audiovisivo planetario, per la miglior promozione del “made in Italy” cine-audiovisivo. Tutto avviene “a porte chiuse”, tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministero per le Imprese e il Made in Italy e Ministero della Cultura, ed anche soltanto la “ricostruzione” del budget è intrapresa da ardito giornalismo investigativo… Con buona pace della “trasparenza”, che pure è obbligo di legge di queste iniziative.
La notizia forse più importante di questa mattina è stata comunque l’assenza della senatrice leghista Lucia Borgonzoni, che di solito è sempre stata in prima fila.
Sulla testa la “spada di Damocle” del rinnovo della delega su cinema e audiovisivo e industrie creative da parte del Ministro della Cultura Alessandro Giuli?
Gli osservatori più attenti notano che da almeno due settimane la Sottosegretaria alla Cultura non interviene pubblicamente e non concede interviste: questo silenzio-stampa viene attribuito alla “spada di Damocle” che penderebbe sulla sua testa, dato che ad oggi non risulta confermato il rinnovo della delega, da parte del Ministro Alessandro Giuli (Fratelli d’Italia) rispetto a cinema e audiovisivo e industrie creative…
Che ci siano “sommovimenti”, in quel del Collegio Romano, è confermato dall’inatteso fulmine “a ciel sereno” registrato nella sera di venerdì scorso 11 ottobre: alle 20:19, è stato diramato un laconico comunicato stampa con il quale il Ministro pro tempore comunicava che era venuta meno la fiducia nei confronti del Capo di Gabinetto Francesco Gilioli, che pure era stato confermato nell’incarico dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano il 6 settembre (si rimanda al nostro intervento di venerdì scorso su queste colonne: vedi “Key4biz” dell’11 ottobre 2024, “Tax Credit cine-audiovisivo: una valanga di ricorsi al Tar?”). Secondo quel che è apparso sulla stampa quotidiana tra sabato ed oggi, la decisione di rompere radicalmente il rapporto lavorativo sarebbe stata determinata da una qualche “fuga di informazioni” dell’ormai ex Capo di Gabinetto, sia sulla infinita telenovela del “caso Boccia-Sangiuliano”, sia sulla gestione complessiva del Ministero (a partire dalla riorganizzazione in dipartimenti, fortemente voluta da Sangiuliano e da Gilioli stesso), senza dimenticare le mine vaganti degli annunciati ricorsi al Tar rispetto alla contestata riforma del “Tax Credit” a favore del settore cine-audiovisivo: si ha notizia che anche “Report” di Sigfrido Ranucci su Rai 3 sia all’opra, per alcuni dossier che sarebbero… esplosivi. E si ha notizia di altre iniziative televisive sul “crash” del credito d’imposta, sia da parte di Mediaset sia da parte de La7…
Eppure Francesco Rutelli, Presidente dell’Anica, l’associazione che co-organizza il Mia assieme alla associazione sorella l’Apa, ha ribadito il suo “storico” entusiasmo, anche rispetto al… “Mercato”: “è un mercato che è cresciuto tantissimo, è una realtà che porta lavoro, crescita produttiva, investimenti a Roma, nel Lazio e in tutto il Paese, quindi è una soddisfazione poter dire che in tutti questi anni è un mercato accresciuti nell’interesse nazionale e di un’industria senza la quale l’Italia sarebbe più piccola. Invece l’Italia è amata e rispettata nel mondo anche grazie al cinema e all’audiovisivo”. Il sistema audiovisivo starebbe attraversando “una fase di transizione, perché si aspettano nuove norme e soprattutto la loro messa in pratica; confidiamo che avvenga rapidamente, perché non si può vedere altri Paesi galoppare per cercare di raggiungere dove siamo arrivati, e la presenza qui di delegati di una sessantina di nazioni dimostra che c’è voglia di collaborare con l’Italia, con le sue produzioni, con le sue idee creative, con le sue capacità industriali. Tanti vogliono investire in Italia, tanti lo hanno fatto, abbiamo fiducia che questo treno, anche grazie al Mia, riparta speditamente”.
Negli ultimi anni, l’“export” del “made in Italy” è cresciuto realmente? La Legge Franceschini è stata efficace, da questo punto di vista?! “No data”, ancora una volta
Segnaliamo che – in argomento – non sono disponibili dati affidabili per comprendere se l’“export” di audiovisivo “made in Italy” è realmente cresciuto, dal 2017 (anno 1° della Legge Franceschini) ad oggi, e quindi – una volta ancora – si “teorizza” un andamento di crescita… a fronte di un assoluto deficit di informazioni.
Gli unici “numeri” che sono stati offerti questa mattina riguardano alcune informazioni relative alla kermesse stessa: “oltre 100 opere audiovisive prodotte in 10 anni di mercato di Co-Produzione” (ma purtroppo l’elenco di queste opere non viene reso noto…), “record di candidature: 600 progetti ricevuti da 90 nazioni di tutti i continenti” (ma anche di questo “no data” sulla identità di questi progetti, se non che si tratterebbe di un incremento del 20 % rispetto all’edizione 2023…); e, ancora, “oltre 80 incontri, panel ed eventi e 5 keynote. Il programma di Innovazione per le Industrie Creative e lo showcase Mia Xr con 13 opere immersive. La presentazione del Rapporto Apa e il panel di Anica”…
Si ricordi che il “Mercato Internazionale Audiovisivo” è promosso da Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) presieduta da Francesco Rutelli – ancora per poche settimane, perché gli subentrerà presto (entro fine novembre) il designato Alessandro Usai –e da Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) presieduta da Chiara Sbarigia (che è anche Presidente della pubblica Cinecittà spa), e diretto per il terzo anno da Gaia Tridente. Nato nel 2015 per supportare l’internazionalizzazione delle imprese audiovisive italiane, il Mia è divenuto un appuntamento senza dubbio significativo per l’industria audiovisiva nazionale, un “mercato curatoriale” (così si autodefinisce), che abbraccia le diverse esigenze di un “ecosistema dinamico che comprende generi differenti con necessità, paradigmi produttivi e distributivi diversi, concepiti per pubblici distinti e con particolare attenzione alle tecnologie più innovative applicate alla produzione audiovisiva” (testuale).
Si annuncia che “i temi più caldi e urgenti del settore” verranno affrontati negli oltre 80 incontri, “panel” ed eventi in programma e nei 5 “keynote” cui prenderanno parte nomi di rilievo internazionale come Owen Dennis, creatore e produttore esecutivo dell’attesa serie animata “Among Us”, prodotta da Cbs Studios, tratta dall’omonimo videogame di culto; Katherine Pope, Presidente di Sony Pictures Television Studios, che ha supervisionato lo sviluppo di produzioni di successo presenti su tutte le principali piattaforme come “The Last of Us”, “The Good Doctor”, “Outlander”, “The Boys”, “Cobra Kai”, “The Night Agent”, “Dark Matter”, “For All Mankind” e “Twisted Metal”; Odessa Rae, produttrice canadese “Premio Oscar” 2023 per il documentario “Navalny”; Clayton Townsend, produttore di opere come la pluri-premiata serie Netflix “Ripley” e numerosi film di Oliver Stone tra cui “Born on the Fourth of July” e “Natural Born Killers”; Ed Havard, Senior Vice President, Unscripted Programming di Universal International Studios e Monica Rodman, Executive Vice President, Development di Universal Television Alternative Studio… che al “Mia” porteranno la loro visione sul futuro dei contenuti “unscripted”…
Si tratta senza dubbio di esponenti di spicco del business audiovisivo americano, ma molti operatori italiani lamentano che si tratti di “apparizioni” in stile “toccata e fuga”, senza adeguato sviluppo di incontri “business-to-business” (allorquando sarebbero questi “B-2-B” le occasioni più stimolanti di confronto, anche rispetto a potenziali convergenze produttive…)
Si annuncia anche che 60 titoli italiani e internazionali tra i più attesi della prossima stagione verranno presentati nei 5 “showcase” di “Animazione”, “Doc & Factual”, “Drama” e “Film”, e 13 anteprime nello “showcase” Mia Xr, che proporrà una serie di “opere immersive”.
Il “Mia” costa circa 2 milioni di euro, tutto (o quasi) a carico dello Stato: né Anica né Apa apportano risorse economiche
In relazione ai costi della kermesse, nessun dato: viene soltanto spiegato che “il Mia ha il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e del contributo di Creative Europe Media. Riceve inoltre il sostegno del Ministero della Cultura, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Regione Lazio”…
Scavando sul web, si riesce ad intercettare qualche dato: il Maeci assieme all’Ice apporterebbero poco più di 1,2 milioni di euro, il Mimit poco più di 100mila euro, grosso modo lo stesso budget della Regione Lazio… Quindi complessivamente il “Mia” costerebbe – allo Stato italiano, nelle sue varie “emanazioni” – circa 1,5 milioni di euro. Dalla Commissione Europea, arrivano altri 400mila euro, per un totale di circa 2 milioni di euro. Non si tratta di budget proprio modesti, nel complesso…
Apporto dei privati? Zero. E ciò basti, per comprendere quanta sia la vocazione al rischio degli imprenditori cinematografici e audiovisivi italici…
Una iniziativa come il Mia, essendo giunta alla edizione n° 10, dovrebbe essere in grado di auto-finanziarsi, almeno parzialmente, se fosse realmente una iniziativa – come dire?! – “di mercato”…
Ci limitiamo qui a riproporre quel che scrivevamo su queste colonne, ormai quasi dieci anni fa e rispetto all’edizione del 2022: vedi “Key4biz” del 12 ottobre 2016, “ilprincipenudo. Il Mia è funzionale a promuovere l’audiovisivo ‘Made in Italy’?” (il budget del “Mia” allora era sui 2 milioni di euro)… Scrivevamo allora: “In sostanza, il “privato” disegna e propone (ma non ci mette 1 euro uno di investimento, con buona pace degli investimenti in “R&S” e del tanto decantato… rischio d’impresa), il pubblico sovvenziona simpaticamente e passivamente esegue: un po’ paradossale. Noi crediamo che, in un Paese evoluto, dovrebbe essere il “pubblico” (lo Stato, in senso lato) a disegnare le strategie (certo, non chiuso in una torre eburnea o nelle stanze ministeriali, ma ascoltando gli “stakeholder”), e semmai richiedere al “privato” di assecondarle”… Ed ancora, un paio di anni fa, vedi “Key4biz” del 14 ottobre 2022, “Mia e Festival del Cinema: servono davvero allo sviluppo del sistema audiovisivo nazionale?”…
Parole al vento, ce ne rendiamo perfettamente conto.
Iniziative senza vocazione all’autocoscienza… Nessuna valutazione di impatto… Altro che promozione del “made in Italy” cine-audiovisivo: vetrine per la promozione dell’immaginario straniero
Tutto continua come sempre, senza vocazione all’autocoscienza (e, semmai, finanche all’autocritica?!), celebrazioni conservative ed inerziali. Autocelebrazioni, spesso. Nessuna “valutazione di impatto”.
Il “Mia” così come la “Festa del Cinema” sono iniziative che come obiettivo primario hanno il sostentamento di chi le promuove: piccole/grandi “macchine culturali”, piccole/grandi burocrazie private sostenute con i danari dello Stato… iniziative autoreferenziali di dubbia efficacia, efficienza, validità per la miglior promozione del sistema cinematografico e audiovisivo italiano, sia a livello nazionale sia a livello internazionale.
Ed intanto passerelle istituzionali (autopromozione del “Principe” di turno), cene a champagne e caviale (a spese dello Stato, ovviamente), e finanche questa sera alle 19:30, gli “studios” di Cinecittà, grazie al Ministero della Cultura, ospiteranno l’anteprima italiana di “Megalopolis”, l’opera più recente del maestro Francis Ford Coppola, il regista autore di capolavori come la saga de “Il Padrino”, “Apocalypse Now” e “Dracula”. L’evento, rigidamente ad inviti (con l’Ufficio Stampa di Cinecittà che precisa che non sono stati invitati giornalisti), si pone come “pre-apertura” della “Festa del Cinema” di Roma e di “Alice nella Città” (la rassegna parallela ed “indipendente” della Festa) edizione 2024. Distribuito in Italia dalla Eagle Pictures di Tarak Ben Ammar, il film sarà introdotto dallo stesso Coppola, e presentato dalla Amministratrice Delegata di Cinecittà Manuela Cacciamani. La serata potrà essere seguita in diretta streaming anche nella Sala “Petrassi” dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” per permettere agli accreditati e al pubblico della “Festa del Cinema” di assistere al lancio della nuova fiaba visionaria immaginata dal regista. Domani alle ore 18, lo stesso Coppola incontrerà le giurie di “Alice nella Città”, gli studenti delle scuole di cinema e il pubblico presso la Sala “Sinopoli” dell’Auditorium Parco della Musica… Senza nulla togliere alle indubbie doti del maestro Francis Ford Coppola, una volta ancora una vetrina promozionale per un film non esattamente “made in Italy”… Come per il Festival di Venezia, si tratta di una ennesima vetrina per il cinema “made in Usa” e comunque dell’immaginario straniero.
Nel complesso, sia il “Mia” sia la “Festa del Cinema” sono iniziative che emergono perfettamente in linea con quel deficit di conoscenza e coscienza, e con quella ubriacatura “collettiva” (alla quale si sono sottratti pochi dissidenti) che ha portato negli ultimi anni al “crash” ormai evidente del sistema di sostegno pubblico al settore cine-audiovisivo: “no data” e “trasparenza a metà” e nessun “evidence-based policy making”… Ed improvvisamente qualcuno al Mic (il killerato Gennaro Sangiuliano) ed al Mef (Giancarlo Giorgetti) si è reso conto – ormai oltre un anno fa – che “qualcosa” non andava… Ma i rimedi (la “riforma” della Franceschini in ritardata evoluzione, sotto la regia di Lucia Borgonzoni) sembrano essere peggiori del problema, in una classica dinamica (come s’usa dire in Veneto): “xe pèso el tacòn del buso”.
Per parafrasare il Nanni Moretti di “Bianca” (1984): “continuiamo così, facciamoci del male”.
Last minute. Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli nomina Francesco Spano come Capo di Gabinetto al post del revocato “ex abrupto” Francesco Gilioli: nomina “super-partes” per l’ex Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar)
Nel primo pomeriggio di oggi, l’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura (Mic) ha comunicato la nomina di Francesco Spano nel ruolo di Capo di Gabinetto. Si tratta di uno dei candidati il cui nome era circolato fin dai giorni del “passaggio di consegne” tra Gennaro Sangiuliano e Alessandro Giuli, nella prima decade di settembre. Francesco Spano è stato alla guida dell’Unar, una struttura della Presidenza del Consiglio specializzata nella promozione dell’integrazione interculturale e nella lotta alle discriminazioni razziali. Spano era già Segretario Generale del Maxxi quando, nel 2022, l’allora neo Presidente del Museo Alessandro Giuli aveva deciso di rinnovargli l’incarico. Giuli ha quindi voluto portare Spano al Collegio Romano con sé, assegnandogli l’ufficio di Vice Capo di Gabinetto, fino alla promozione odierna, avvenuta nonostante diversi esponenti della destra ed associazioni come Pro Vita ne abbiano chiesto l’allontanamento (con una petizione che ha superato le 10mila firme).
Ricorda e commenta oggi Felice Florio sul quotidiano online “Open”: “Spano raggiunse i ruoli di vertice della pubblica amministrazione muovendosi nell’area del centrosinistra. Ma le sue qualità devono aver superato i preconcetti politici, tanto da convincere Giuli ad avvalersene a prescindere dai borbottii della destra. Ciò che potrebbe fermare la scalata di Spano al ministero, tuttavia, è il clamore che sta suscitando la petizione dei Pro vita: «Teniamo fuori gli scandali dell’Unar dal ministero della Cultura». Spano, avvocato pisano di 47 anni, dal dicembre 2015 al febbraio 2017 è stato Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali di Palazzo Chigi. Pur rivendicando la correttezza della procedura, si dimise dopo che l’organo della Presidenza del Consiglio da lui diretto erogò 55mila euro ad Anddos, associazione che, si diceva allora, permetteva nei suoi circoli lo svolgimento di rapporti sessuali a pagamento. Soprattutto, Spano fu accusato di presunti favoritismi poiché era un tesserato dell’associazione. Nel 2018, la Corte dei Conti ha sancito che quel bando con cui l’Unar finanziava decine di associazioni era corretto. Il comportamento di Spano è stato ritenuto del tutto legittimo”. A suo tempo, furono “Le Iene” di Mediaset a “denunciare” la vicenda (in quel periodo, si leggevano titoli come “Ecco i soldi ai bordelli gay (e la faida tra club omosex”, sul “il Giornale” del 22 febbraio 2017).
Senza ombra di dubbio, la nomina di Francesco Spano (classe 1977) è anch’essa basata sul principio dell’“intuitu personae”, ma non può essere ritenuta di approccio ideologico destrorso. Il neo Capo di Gabinetto è stato docente nelle scuole di formazione del Pd, già consulente legislativo della ex Ministro Giovanna Melandri, già capo della “Consulta Giovanile per il Pluralismo Religioso e Culturale” che la ex Presidente del Maxxi istituì quando era Ministro delle Politiche Giovanili… Chi cura queste note è convinto che l’Unar abbia svolto una commendevole attività per il nostro Paese, prima di essere stato purtroppo ridimensionato dai governi di centro-destra (anche a seguito della querelle che riguardò giustappunto Spano)… E si ricordi che l’attuale Premier Giorgia Meloni affermò che le tasse degli italiani non potevano essere “buttate” per pagare lo stipendio di Spano: anzi – per essere precisi – scrisse il 20 febbraio 2017 sulla sua pagina Facebook: “chiediamo che l’Unar, il sedicente Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri venga chiuso oggi stesso. L’Italia non ha alcun bisogno di un ‘ufficio’ che, con una mano finanzia un’associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento, e, con l’altra, scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero. Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a dei signori, come il direttore dell’Unar Spano, che, in evidente conflitto d’interessi, assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci. Fratelli d’Italia presenterà oggi stesso un’interrogazione urgente per chiedere la chiusura immediata dell’Unar e le dimissioni del suo direttore Spano”.
Una scelta eccentrica ed al contempo coraggiosa, quella del Ministro Giuli…
Non a caso, sul blog di Nicola Porro (Vice Direttore del quotidiano “il Giornale” e conduttore di “Quarta Repubblica” su Rete4) è stato pubblicato questo commento di Giuseppe Di Lorenzo: “è mai possibile che un ministro “di destra”, con un pedigree “di destra”, non abbia trovato di meglio che scegliersi come Capo di Gabinetto uno che è stato consigliere legislativo del Pd, già vicino a Giuliano Amato e Giovanna Melandri, peraltro aspramente criticato in passato dalla premier in carica? Davvero non si poteva evitare di mettere in tale imbarazzo Palazzo Chigi? E ancora: davvero tra i curriculum non ce n’era un altro parimenti valido, “di fiducia” sì ma libero da possibili incomprensioni con una fetta di elettorato meloniano? Forse no. Ma allora uno va a pensare che abbiano ragione a sinistra a sostenere che il problema degli avversari sia non avere una classe dirigente, di primo e secondo livello, all’altezza del compito”.
Il neo Ministro Alessandro Giuli ha così lapidariamente risposto, a fronte delle proteste di Pro Vita: “Spano è bravo, non mi confronto con i fanatici”. Tranchant. E ciò basti.
Latest News: pubblicati 4 Decreti Direttoriali sul Tax Credit… “Decreti direttoriali in materia di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva”
Intorno alle ore 17 odierne, sono stati pubblicati sul sito web della Dgca del Ministero della Cultura 4 dei tanti (e tanto attesi) “Decreti Direttoriali” (a firma del Direttore Generale Nicola Borrelli), che rendono operativo, almeno in parte, il “Decreto Interministeriale” Mic-Mef del 14 agosto 2024 (ormai famoso come “Decreto Tax Credit Produzione Cinema”, co-firmato dall’ex titolare del Mef Gennaro Sangiuliano e dal suo collega del Mef Giancarlo Giorgetti). Ci sarà necessità di non poca attenzione e non poco tempo, per analizzarli accuratamente e – soprattutto – criticamente.
A breve… su queste stesse colonne!
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. Ha collaborato Luca Baldazzi ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).