Venerdì scorso, nell’ambito di EXPO Milano, ho avuto il piacere e l’onore di partecipare ad un interessante convegno organizzato dalla Guardia di Finanza in collaborazione con la Polizia di Stato, dal titolo “Tutela dei diritti di Proprietà Intellettuale e lotta alla contraffazione, con particolare riferimento alla pirateria musicale e digitale”.
Nell’ambito del mio intervento ho illustrato una panoramica completa ed aggiornata sulla pirateria audiovisiva che, come evidenziato dalle più recenti ricerche sul tema, rappresenta un fenomeno diffuso e con importanti ricadute sul piano sia economico che occupazionale.
Secondo le stime, la pirateria audiovisiva determina un danno economico in Italia per l’industria di 496 milioni di euro l’anno (fonte Ricerca FAPAV/IPSOS 2011). Di questi, circa 106 milioni vengono sottratti al cinema in sala. Ancora più importante in termini economici il danno sul settore dell’Home Entertainment: il mercato del “noleggio” di supporti fisici (Dvd, Blu-ray) perde ogni anno 132 milioni di euro mentre quello della “vendita” addirittura 154 milioni. Inoltre, ogni giorno in Italia si verificano 1.239.000 visioni illecite di contenuti audiovisivi (ricerca “Sala e Salotto 2014”, condotta dalla società ERGO RESEARCH in collaborazione con ANEC, ANICA e CINETEL).
A fronte di una situazione complessa ed in continua evoluzione, l’Italia ha però fatto importanti passi in avanti per quanto riguarda la tutela dei contenuti sul web soprattutto negli ultimi anni. Grazie alle incisive azioni svolte dalle Forze dell’Ordine e grazie anche all’introduzione del Regolamento AGCOM, dopo oltre 25 anni il nostro Paese è uscito dalla “Watch List” dei Paesi sotto osservazione stilata dall’Ufficio del Commercio USA (Office of the United States Trade Representative).
Una maggiore cooperazione degli intermediari del web è però essenziale per le politiche di contrasto alla pirateria: l’auspicio è che la Commissione UE voglia cogliere l’occasione del Mercato Unico Digitale per affrontare efficacemente anche questo tema. L’importanza della materia è stata sottolineata anche dallo stesso Parlamento che, nella stesura finale della relazione sulle tematiche, ha posto l’accento su come non sia più sostenibile l’imponente “value gap” esistente tra le remunerazioni dei fornitori di servizi (provider, motori di ricerca, aggregatori, social network) e quelle dell’industria culturale e degli autori. A tal proposito la Commissione ha recentemente avviato una consultazione pubblica proprio sul ruolo di questi operatori e sulle responsabilità relative la tutela dei contenuti.
Come anche condiviso con i presenti all’evento di venerdì scorso, a mio avviso è necessario ragionare su tre aspetti in particolare su cui spero si possa convergere in maniera inclusiva e condivisa per combattere in maniera più efficace la pirateria sul web:
1) Differenziare gli intermediari di Internet tra neutrali/passivi da quelli che svolgono un ruolo nella gestione/selezione/organizzazione dei contenuti creativi. Questo passaggio è fondamentale per circoscrivere gli ambiti di responsabilità di ciascun operatore e ridurre i contenziosi presso i Tribunali nazionali ed europei. Questo perché è necessaria una maggiore chiarezza in merito alle possibilità di intervento e sulle responsabilità dei relativi soggetti che operano sul web.
2) Ottenere una maggior cooperazione dagli hosting provider e dagli operatori che ricevono le notifiche di rimozione di contenuti illeciti da parte dei titolari dei diritti. Nelle quotidiane attività che la Federazione svolge a tutela dei contenuti dei propri Associati, abbiamo notato che una volta ottenuta la rimozione di un file illecito può capitare che lo stesso file venga caricato nuovamente nel giro di poco tempo sulla stessa piattaforma/cyberlocker, in molti casi anche dallo stesso utente. Una cooperazione più puntuale da parte di questi servizi consentirebbe una maggiore efficacia in merito alla rimozione dei contenuti illeciti.
3) Attuare un delisting efficace e concreto da parte dei motori di ricerca sui siti inibiti dalla Magistratura e dall’AGCOM, come dichiarato anche dal Commissario AGCOM Dottor Francesco Posteraro nel corso del convegno di venerdì scorso. Non è più tollerabile che siano gli stessi motori di ricerca ad indicare tra i primi risultati dove trovare contenuti non autorizzati. Molto spesso le stesse piattaforme legali online compaiono in posizioni successive rispetto a quelle illecite.
Come FAPAV riteniamo infatti che sia indispensabile un approccio completo e globale al problema, che non può essere risolto solo tramite l’enforcement ma necessita di una attenzione anche dal punto di vista della cooperazione dei vari soggetti del web, perché questo può impattare anche in termini di informazione e sensibilizzazione dell’utenza.
Riteniamo necessario e importante che l’opinione pubblica comprenda che l’industria audiovisiva è composta da numerose e differenti professionalità, migliaia di lavoratori che rendono possibile la realizzazione di film e serie televisive.
Il futuro del mercato digitale in Europa e nel nostro Paese dipende quindi anche da una maggiore responsabilizzazione di tutti gli operatori coinvolti.