La vera dematerializzazione non è la semplice conversione in digitale di documenti cartacei, ma un cambio di paradigma che deve abbracciare i processi di business delle aziende. Un processo che purtroppo stenta a decollare in Italia. E’ per questo che l’avvio della fase sperimentale della fatturazione elettronica fra privati è sì una buona notizia, perché, si spera, spingerà le aziende quanto meno a testare il nuovo sistema. Ma non sarà certo questa la panacea alla mancata digitalizzazione delle nostre aziende, soprattutto le Pmi, troppo spesso refrattarie all’informatizzazione del business. E poi la fatturazione elettronica fra privati non è un obbligo, ma una semplice facoltà per le aziende. Perché?
E ancora, le nostre aziende sono davvero pronte e ben disposte per la fatturazione digitale fra privati?
Quante sono le aziende del nostro paese che gestiscono in maniera informatizzata tutti i processi interni?
Saranno disposte le nostre aziende a mettere volontariamente le loro fatture nel cervellone di Sogei, il braccio informatico del Mef che gestisce lo Sdi (Sistema di interscambio)?
La sperimentazione
Fatturazione elettronica fra privati, parte la fase di sperimentazione con la pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate delle specifiche tecniche per l’utilizzo del Sistema di Interscambio (Sdi) gestito da Sogei, sul quale già funziona il sistema di fatturazione elettronica verso la PA.
La fatturazione elettronica fra privati, in realtà, entrerà in vigore come opzione di pagamento (facoltativo) il 1° gennaio 2017. Con l’avvio della fase di test, che si chiude a metà ottobre, i soggetti privati (società, associazioni, professionisti e artigiani) avranno la possibilità di prendere confidenza con il nuovo sistema.
La sperimentazione è stata promossa dall’Agenzia nell’ambito del Forum italiano sulla fatturazione elettronica e l’eprocurement, a cui partecipa tra gli altri anche l’Anorc, e mira a risolvere per tempo eventuali criticità, da segnalare con opportuni feedback per mettere a punto supporti e regole di processo chiare.
Il sistema di interscambio, fa sapere l’Agenzia delle Entrate, funzionerà con le stesse regole usate per la fatturazione elettronica verso la PA, in vigore da più di un anno.
La fattura elettronica, si legge nelle specifiche, è intesa come un documento informatico non contenente codice eseguibile né macroistruzioni; su di esso può essere apposta:
- Firma elettronica qualificata (obbligatoria nei casi di fattura destinata ad una Pubblica Amministrazione) che garantisce autenticità dell’origine e integrità del contenuto;
- Sigillo elettronico avanzato, che garantisce la sola integrità del contenuto (ammesso nei soli casi di fattura destinata a privati).
In entrambi i casi l’attestazione della data è garantita mediante l’apposizione del riferimento temporale.
Le perplessità degli esperti
Secondo gli esperti, ad oggi la fatturazione elettronica verso la PA sta entrando a regime, anche se la vera trasformazione digitale dei processi – e non soltanto dei documenti analogici, convertiti in digitale – stenta a decollare nel privato, in particolare nelle Pmi.
C’è da dire che, come sottolineato dalla Cgia di Mestre, l’obbligo della fatturazione elettronica verso la PA, in vigore ormai da più di un anno, non ha ancora permesso di quantificare con esattezza l’ammontare del debito dello Stato verso le aziende: secondo l’indagine campionaria eseguita dalla Banca d’Italia, la Pa, al 31 dicembre 2015, sarebbe debitrice nei confronti dei propri fornitori per 65 miliardi di euro, 35 dei quali riconducibili a fatture emesse da moltissimo tempo. Ma il dato è incerto.
In generale, dicono gli esperti, per il decollo vero e proprio della fatturazione elettronica è necessario un processo di digitalizzazione di tutti i documenti aziendali collaterali alla eInvoice vera e propria. Delle 77 milioni di fatture elettroniche inviate nel 2015 nel nostro paese, secondo i dati del Politecnico di Milano, 22 milioni sono state recapitate dalle imprese alla PA e 55 milioni tramite EDI e portali B2B. Si tratta appena del 6% del totale delle fatture scambiate in Italia lo scorso anno, pari a 1,3 miliardi.