Fastweb si schiera contro la proposta di bloccare le procedure di migrazione e di portabilità del numero, avanzata in queste ore al Senato in alcuni emendamenti al decreto Cura Italia da Matteo Salvini, segretario della Lega, e dal senatore del M5S Mauro Coltorti.
La misura
Una misura avanzata, nelle intenzioni dei firmatari, allo scopo di tutelare la salute dei tecnici di rete per tutto il tempo dell’emergenza sanitaria. Una misura cautelare che però, secondo Fastweb, non è corretta, perché la migrazione con relativo upgrade di rete fissa e la portabilità della SIM mobile si possono realizzare da remoto, senza la necessità di mandare il tecnico a casa del cliente. Nessun rischio quindi per la salute connesso a portabilità e migrazione, secondo Fastweb.
Cura Italia al Senato
Ed è per questo che l’operatore guidato da Alberto Calcagno mette le mani avanti per bloccare l’emendamento al Cura Italia, che ora si trova al Senato. “In una nota all’AGCOM inviata oggi l’azienda ha sottolineato come la proposta di bloccare le procedure di migrazione e di portabilità del numero, avanzata in queste ore (proposta la scorsa settimana da Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil ndr), non contribuisca in alcun modo alla salvaguardia dei lavoratori e dei clienti, poiché né le attività di cambio operatore per la rete mobile né quelle per la rete fissa – al netto di poche eccezioni – necessitano di intervento di un tecnico in casa”.
Upgrade di rete
In effetti, per l’upgrade intra operatore (senza cambio operatore) di un contratto di connettività da FTTC a 30 Mbps a FTTH a un gigabit è sufficiente, laddove disponibile la predisposizione del cabinet di strada e al netto dei tempi di attesa, l’invio da parte dell’operatore di un nuovo modem a casa del cliente. Nessuna visita a domicilio.
Conseguenze potenziali
Se passassero questi emendamenti, sarebbero bloccati ( fino a quando? Per tutto il tempo dell’emergenza virus?) tutti i cambi di operatore. Una misura che di fatto danneggerebbe non soltanto Fastweb, ma anche ad esempio Open Fiber (che ha da poco lanciato un’offerta promozionale da 60 euro per le nuove attivazioni fino al 20 aprile) e Sky, che entro giugno vuole entrare nel mercato della banda ultralarga. Nel mobile, il blocco della migrazione delle SIM e del cambio operatore danneggerebbe certamente Iliad e gli altri Olo, perché bloccherebbe (almeno per il periodo dell’emergenza virus) le migrazioni di clienti Tim, Vodafone e Wind Tre che tradizionalmente soffrono di più l’emorragia della guerra dei prezzi innescata a suo tempo da Iliad.
Fastweb: misura in contrasto con crescita domanda
Fastweb dal canto suo “ha altresì sottolineato come tale proposta si porrebbe in netto contrasto con le aumentate esigenze di connessione alla rete, dato che la quasi totalità delle migrazioni richieste in questi giorni derivano dalla necessità delle famiglie e delle imprese di procurarsi una connettività migliore per svolgere, al meglio, attività imprescindibili come quella lavorativa e quella scolastica”.
Fastweb rimane inoltre disponibile a collaborare per identificare ulteriori strumenti di tutela, “quali ad esempio misure immediate per facilitare l’approvvigionamento di DPI da parte degli operatori di comunicazione, e confida che sia eventualmente l’AGCOM – in un momento in cui l’accesso ad Internet è così importante per lo svolgimento di attività economiche e sociali – ad occuparsi del tema, ribadendo in ogni caso la propria contrarietà a misure che limitino la possibilità dei cittadini di accedere alla migliore connettività”.
Anche Iliad scrive all’Agcom
Anche Iliad, oltre a Fastweb, esprime la sua contrarietà allo stop alla portabilità del numero telefonico prevista in due emendamenti al Dl Cura Italia. L’operatore mobile guidato da Benedetto Levi, secondo quanto confermano a Radiocor fonti vicine all’azienda, ha scritto ad Agcom e al ministero dello Sviluppo economico per contestare la misura prevista nell’ambito dell’emergenza coronavirus. Per i sindacati si tratta di una misura, temporanea, tesa a tutelare la sicurezza e la salute dei dipendenti, per la maggior parte delle associazioni dei consumatori si tratterebbe di una lesione della concorrenza.