Messico, si apre la sfida alla corruzione
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – Con l’entrata in vigore della Legge di responsabilita’ amministrava degli impiegati pubblici il Messico porta a compimento il Sistema nazionale anti-corruzione, complesso sistema legale pensato per intercettare uno dei problemi piu’ sofferti dal paese: si stima che il pagamento di mazzette e altri sistemi di alterazione del mercato costino al paese circa il 10 per cento del Prodotto interno lordo nazionale. Il sistema varato finisce pero’ da subito nel mirino di diverse organizzazioni che denunciano ritardi tali da metterne a rischio il funzionamento complessivo. Le basi del nuovo schema anti-corruzione vennero gettate nel 2015 con una riforma costituzionale che apriva a una legislazione in grado di intercettare, denunciare e punire qualsiasi dipendente pubblico in odore di corruttela e i privati vicini allo stesso reato. Alla “Auditoria Superior de la Federacion”, il massimo organismo contabile, e’ stato dato il potere di procedere piu’ rapidamente all’audit sui conti pubblici, tagliando i tempi di un procedimento che spesso finiva per rivelare irregolarita’ troppo in ritardo. Le sette leggi pensate per dare vita al sistema prevedono inoltre l’obbligo per i funzionari pubblici di rendere note le dichiarazioni dei redditi e la maggiore trasparenza sulle entrate. Un vincolo da subito fatto proprio dalla Banca centrale il cui governatore Agustin Carstens dovra’ al pari degli altri impiegati rifiutare regali di qualsiasi valore e dimensione. Non solo: i dipendenti dell’istituto saranno guardati piu’ da vicino – e multati – nella gestione di informazioni riservate in tema di politica monetaria o tassi di cambio e dovranno astenersi dal partecipare ad operazioni su mercati finanziari. L’imponente architettura legale ha pero’ ancora dei vuoti: il Senato avrebbe dovuto entro ieri nominare il procuratore generale sul tema ma dopo due anni di tempo e la visione di ben 32 candidature, il nome del titolare non e’ stato messo a fuoco. Una mancanza grave perche’ la normativa possa dispiegare i suoi effetti, denunciano le organizzazione civili coinvolte nel processo di sviluppo del Sistema. Cosi’ come gravi sono ritenute le mancate nomine dei magistrati incaricati di comminare sanzioni attaccano gli stessi rappresentanti della societa’ civile che a maggio – denunciando intercettazioni illegali compiute da agenzie governative – avevano abbandonato la “Alianza para el gobierno abierto”, iniziativa multilaterale che doveva gestire e promuovere processi di partecipazione dal basso nelle riforme.
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Usa, smarrimento tra i Repubblicani dopo il fallimento della riforma della sanita’
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – Il Partito repubblicano e’ smarrito, all’indomani delle nuove defezioni al Senato che hanno costretto la leadership conservatrice della Camera alta ad accantonare definitivamente la bozza di riforma del sistema sanitario. Per quasi sette anni, durante il doppio mandato del presidente Barack Obama, i Repubblicani – allora all’opposizione – si erano scagliati contro l’Affordable Care Act (“Obamacare”), una riforma che a loro dire era finanziariamente insostenibile ed eccessivamente onerosa per le casse dello Stato federale. Negli ultimi anni i Repubblicani hanno presentato diverse proposte per la revoca della riforma e la sua sostituzione con un sistema alternativo, sempre “al sicuro” dalla loro posizione di minoranza parlamentare. Una volta ottenuta la maggioranza di entrambe le camere del Congresso, pero’, i Repubblicani non sono stati capaci di sostenere compattamente un provvedimento, posti di fronte al timore dei suoi effetti elettorali in occasione del voto di medio termine, il prossimo anno. Ieri il presidente Usa, Donald Trump, ha spronato il suo partito a ricorrere al “Piano B”: lasciare che l'”Obamacare” collassi da solo sotto il peso dell’insostenibile aumento dei costi delle polizze assicurative, e della progressiva uscita degli assicuratori dal mercato convenzionato istituito dalla precedente amministrazione presidenziale. “E’ una delusione”, ha commentato Trump, “ma credo che ora siamo nella posizione di lasciar fallire (il sistema vigente, ndr), e poi le cose saranno piu’ facili. Lasceremo che l’Obamacare fallisca. Non ce ne prenderemo la responsabilita’, sappiatelo. Non me ne assumero’ la responsabilita’ io, e non lo faranno i Repubblicani”, ha detto il presidente. La stampa Usa, pero’, non condivide le parola di Trump: i Democratici hanno gia’ scontato l’insuccesso della loro riforma della sanita’ perdendo le elezioni presidenziali dello scorso anno, e i conservatori sono stati eletti proprio col mandato di porvi rimedio. La linea proposta dal presidente, che di fatto prevede l’abrogazione dell’Affordable Care Act senza la sua immediata sostituzione con un sistema alternativo, si e’ gia’ scontrata del resto con il parere contrario di tre senatrici repubblicane: Shelley Moore Capito del West Virginia, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska. Un editoriale della “Washington Post”, dopo il consueto attacco al presidente Trump, sprona i Repubblicani a ignorare la Casa Bianca e cercare la via del dialogo con i Democratici, che pero’ sino a questo momento hanno opposto ai tentativi di riforma della sanita’ un ostruzionismo serrato. Secondo il quotidiano, il fallimento dei Repubblicani sulla sanita’ li espone a una sonora sconfitta alle elezioni di medio termine del 2018.
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Usa, al G20 il presidente Trump ha tenuto “un secondo incontro” con Putin
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha tenuto un secondo incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin durante il summit del G-20 ad Amburgo, questo mese. La notizia del secondo incontro tra i due capi di Stato a margine dell’evento, sinora non divulgato dalla Casa Bianca, e’ stato confermato da quest’ultima dopo le indiscrezioni lanciate dal settimanale “Time” e rilanciato dai quotidiani Usa che accusano il presidente di “collusione” con la Russia, in un clima che negli Usa e’ ormai di aperto maccartismo: solo ieri, ad esempio, il deputato democratico Mike Quigley dell’Illinois ha dichiarato che qualsiasi conversazione con un cittadino russo equivale a una conversazione “con l’intelligence russa, e dunque con il presidente Putin”. Stando a quanto reso noto ieri dalla Casa Bianca, Trump e Putin hanno brevemente discusso al termine di una cena formale per i leader del G-20 e i loro consorti il 7 luglio; nel pomeriggio dello stesso giorno i presidenti di Usa e Russia avevano tenuto un faccia a faccia di circa due ore. “Non c’e’ stato alcun ‘secondo incontro’ tra il presidente Trump e il presidente Putin, solo una breve conversazione al termine della cena”, ha puntualizzato ieri un funzionario della Casa Bianca, sottolineando che dopo la cena Trump ha brevemente conversato anche con il cancelliere tedesco, Angela Merkel; queste precisazioni non hanno impedito all’indiscrezione di finire nelle prime pagine dei quotidiani Usa, che nel frattempo continuano a “scavare” sul breve incontro, nel giugno dello scorso anno, tra il figlio di Donald Trump e una avvocatessa russa che sosteneva di disporre di informazioni compromettenti su Hillary Clinton. Stando al “Time”, l’unico funzionario usa che ha assistito al secondo “incontro” tra Trump e Putin e’ un interprete dal giapponese, che era presente alla cena in quanto Trump sedeva accanto alla moglie del premier giapponese Abe Shinzo. Trump si e’ personalmente scagliato contro l’ultimo capitolo del “Russiagate” su Twitter, puntando l’indice contro l’ultimo esempio di “falsa informazione”: le indiscrezioni sulla presunta cena segreta con Putin sono “disgustose”, ha scritto il presidente: “Tutti i leader del G20 e le loro mogli erano invitati alla cena dal cancelliere Merkel, e la stampa lo sa benissimo”. Mentre proseguono le polemiche, il “Wall Street Journal” prova a dare al presidente un consiglio: inutile sperare che gli oppositori di Trump rinuncino alla narrativa della collusione con la Russia, scrive la direzione del quotidiano; tuttavia, l’unica risposta possibile per il presidente e i sui collaboratori dovrebbe essere quella della “trasparenza assoluta”: Trump, sostiene l’editoriale, dovrebbe fare tesoro della lezione impartita alla sua avversaria democratica dalle elezioni dello scorso novembre: Hillary Clinton, scrive infatti il quotidiano, e’ stata bocciata dagli elettori non a causa dell’interventismo russo, ma del suo lungo curriculum di macchinazioni e opacita’; e sul “Russiagate”, “Trump e la sua famiglia rischiano di commettere lo stesso errore”.
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Brexit, il conto del divorzio al centro dei negoziati
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – La seconda giornata del secondo round di colloqui a Bruxelles per negoziare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, ha evidenziato la distanza tra le parti sulla questione degli oneri finanziari del paese uscente, che potrebbero ammontare a 75 miliardi di euro, anche se il clima e’ migliorato dopo la comunicazione del governo alla Camera dei Comuni della scorsa settimana, con l’ammissione dell’esistenza di obblighi verso l’Ue. I negoziatori della Gran Bretagna hanno rivolto agli interlocutori molte domande sulle modalita’ dei pagamenti. Il capo negoziatore della Commissione, Michel Barnier, e la sua squadra non hanno parlato di cifre. I negoziatori dell’Ue, secondo fonti informate sulle trattative, ritengono che per il governo britannico potrebbe essere piu’ facile far passare il costo del divorzio come prezzo per la relazione futura. Il conto probabilmente non verra’ presentato fino alle ultime ore del negoziato, forse nell’autunno del 2018. Londra, comunque, non ha ancora indicato quali obblighi ritenga di avere; non e’ stato pubblicato alcun documento sulla posizione negoziale riguardante questo tema. Questa scelta ha alimentato le critiche sulla mancanza di preparazione da parte del dipartimento per l’Uscita dall’Ue, guidato da David Davis. Il ministro e’ stato criticato anche per la sua breve apparizione ai colloqui di lunedi’; e’ stata la Commissione europea a difenderlo: un portavoce, infatti, ha dichiarato che i capi negoziatori non devono necessariamente essere presenti tutto il tempo. I colloqui sono stati intensi lunedi’: secondo indiscrezioni non c’e’ stata neanche una pausa caffe’ e l’acqua stava per finire. Ieri c’e’ stata una lunga sessione dedicata all’Irlanda del Nord, nella quale si sono confrontati Sabine Weyand per l’Ue e Olly Robbins per il Regno Unito. Entrambe le parti, comunque, considerano la fase attuale piu’ un approfondimento della conoscenza delle posizioni altrui che l’inizio della preparazione di un accordo. Ad agosto, settembre e ottobre sono in programma altri tre round, prima del vertice europeo di fine ottobre, nel quale i leader decideranno se il paese uscente ha fatto “sufficienti progressi” sulle questioni legate al divorzio.
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Regno Unito, May inaugura il forum degli imprenditori sulla Brexit
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce la stampa britannica, terra’ domani a Downing Street la prima riunione con i leader di impresa sull’uscita dall’Unione Europea, dopo aver promesso, in seguito al deludente risultato delle elezioni politiche anticipate del mese scorso, nelle quali ha perso la maggioranza assoluta, di costruire un “consenso nazionale”. La leader conservatrice ha invitato i presidenti e gli amministratori delegati di numerose compagnie quotate nell’indice Ftse 100. L’incontro dovrebbe essere il primo di una serie: i delegati delle aziende parteciperanno a rotazione ai colloqui, che dovrebbero ripetersi ogni due o tre mesi. Sono attesi, in particolare, i rappresentanti dei settori piu’ esposti all’impatto della Brexit. Al primo incontro prenderanno parte i responsabili di cinque associazioni industriali e gli ad di sette gruppi che hanno un grande interesse al mantenimento dei mercati aperti e dell’armonia regolamentare tra Gran Bretagna e Ue: Ralf Speth di Jaguar Land Rover, John Pettigrew di National grid, Paul Manduca di Prudential, Luke Johnson di Risk Capital, Kathryn Parsons di Decoded, Dave Lewis di Tesco e Roger Carr di Bae Systems. Saranno presenti anche il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond; il segretario alle imprese, Greg Clark, e il sottosegretario per l’Uscita dall’Ue, Robin Walker (mentre il segretario, David Davis, sara’ a Bruxelles). L’iniziativa segna una svolta per May, che finora aveva preso le distanze dalla comunita’ d’impresa, smantellando il gruppo di consulenti del suo predecessore, David Cameron, e annunciando una serie di politiche percepite come “anti-business”. Fino alle elezioni, la premier aveva sostenuto la necessita’ di una “fase di implementazione” molto limitata; ora e’ sotto pressione, soprattutto da parte del suo cancelliere, perche’ si accordi per una transizione piu’ lunga, che potrebbe comprendere anche la permanenza nell’unione doganale. Su questa posizione c’e’ da aspettarsi la convergenza dei partecipanti alla riunione.
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Francia, il Senato approva la nuova legge anti-terrorismo
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – Il Senato francese ieri martedi’ 18 luglio ha approvato la bozza della nuova e contestata legge anti-terrorismo che dovrebbe sostituire a partire dal 1° novembre prossimo diverse misure previste dallo stato di emergenza dichiarato dall’ex presidente socialista Francois Hollande all’indomani delle stragi del 13 novembre 2015 a Parigi: lo riporta il quotidiano “Le Monde” precisando che il testo e’ passato in prima lettura ed ora dovra’ essere esaminato dall’Assemblea Nazionale nel prossimo mese di ottobre. I senatori hanno limitato la portata delle misure proposte dal ministro dell’Interno Ge’rard Collomb, riservando maggiore attenzione e protezione alle liberta’ pubbliche: cosi’ e’ stato limitato nel tempo il potere della polizia, senza l’autorizzazione preventiva della magistratura, di porre sotto controllo e sorveglianza i sospetti di terrorismo e di effettuare perquisizioni domiciliari e sequestri di materiale probatorio; inoltre questo potere amministrativo delle forze dell’ordine sara’ sottoposto ad una valutazione annuale periodica per verificarne l’efficacia e la necessita’. Il testo approvato dal Senato inoltre circoscrive l’utilizzo delle “zone rosse” attorno ad eventi e siti a rischio di attentati terroristici e rafforza le garanzie relative alla vita privata, professionale e familiare delle persone controllate all’interno di queste “zone rosse”. Sono stati invece confermati il sistema di monitoraggio dei passeggeri aerei (Pnr), che diventa permanente, e la creazione di un simile sistema per il trattamento dei dati dei viaggiatori dei trasporti marittimi; allargata anche la possibilita’ di controlli nelle zone di frontiera; inoltre viene definito un nuovo quadro legale che permettera’ la sorveglianza delle comunicazioni personali da parte dei servizi di informazione. I 229 voti a favore della nuova legge anti-terrorismo comprendono i senatori del centro-destra (I Repubblicani ed i centristi dell’Udi), che ha la maggioranza in Senato, ma anche quelli che hanno aderito al partito presidenziale La Re’publique en marche (Lrm, “La repubblica in Marcia; ndr) e quelli del Gruppo di unione democratica e sociale (Rdse) dominato dai Radicali di sinistra (Prg); contro si sono espressi i socialisti, i comunisti ed due ex membri dell’ormai scomparso gruppo ecologista, per un totla eid 106 voti contrari. La legge ha anche suscitato una vasta opposizione nella societa’ civile francese, che va da Amnesty International alla Lega dei diritti dell’uomo e fino al Sindacato della magistratura (Sm).
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Germania-Israele, sospesa la fornitura di sottomarini
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – La Germania per il momento non firmera’ la lettera di intenti relativa alla vendita a Israele di tre sottomarini da guerra, un affare al centro dello scandalo corruttivo che inguaia parenti e conoscenti del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lo hanno riferito i quotidiani israeliani “Yediot Aharonot” e “Haaretz”, e la notizia e’ stata poi confermata dal Consiglio di sicurezza nazionale israeliano. Originariamente la firma era prevista per la prossima settimana, ma e’ stata rinviata a data da stabilirsi, secondo quanto previsto in una clausola presente nella lettera d’intenti stessa. Il governo federale tedesco ha rifiutato sinora di commentare ufficialmente la vicenda. Secondo quanto rivelato dal portavoce del governo, Steffen Seibert, Berlino era gia’ a conoscenza delle indagini per corruzione in corso a Israele. La vicenda di corruzione, frode e reati fiscali vede coinvolta la ThyssenKrupp, azienda tedesca costruttrice dei sottomarini, sospettata di aver impiegato milioni di dollari per corrompere funzionari israeliani e ottenere cosi’ la commessa miliardaria. Le autorita’ israeliane hanno interrogato la settimana scorsa sette sospetti, tra cui l’avvocato e cugino di Netanyahu David Schimron, posto agli arresti domiciliari. L’avvocato rappresenta anche Miki Ganor, partner israeliano per le vendite della ThyssenKrupp Marine Systems (Tkms), che ha annunciato di aver condotto indagini interne e di aver consegnata una relazione alle autorita’ tedesche. “Sulla base delle prove in nostro possesso non si evincono episodi concreti di corruzione e connessioni fra i progetti dei sottomarini e l’acquisto delle corvette”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda, riferendosi all’acquisto da parte di Israele di cinque corvette dall’azienda tedesca, un altro affare oggetto dei dubbi degli inquirenti. Il Consiglio di sicurezza federale tedesco aveva approvato la fornitura dei tre sottomarini della classe Dolphin ad Israele alla fine del mese scorso, quando il caso era gia’ divenuto di dominio pubblico.
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Migrazioni, la Germania non ha alcuna intenzione di occuparsi della crisi prima delle elezioni
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – L’Italia rischia un’esplosione degli sbarchi di migranti nel corso dell’estate, ma la questione, scrive lo “Spiegel”, non suscita attenzione in Germania, dove la politica e’ concentrata sulle ormai imminenti elezioni federali. Il portavoce per la politica estera della Cdu, Juergen Hardt, ha ricordato che negli ultimi 3 o 4 anni l’Italia ha chiesto piu’ volte chiesto aiuto all’Unione europea. Negli ultimi due anni la Marina tedesca ha salvato piu’ di 21.000 persone nel Mediterraneo nell’ambito della missione “Sophia”. In questi giorni si decide se prorogare la missione fino al 31 dicembre del 2018. La Grosse Koalition, in particolare il cancelliere Angela Merkel, vuole evitare che si ripeta quanto accaduto nell’estate del 2015, quando un milione di rifugiati si riversarono in Germania. L’argomento in campagna elettorale e’ stato appena accennato, fatta eccezione per il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD), che lo pone al centro della sua campagna elettorale; per tutti gli altri, scrive il settimanale tedesco la crisi dei rifugiati comincera’ ad essere argomento di discussione solo dal 25 di settembre, il giorno dopo le elezioni. La situazione sulle coste italiane mette in luce i problemi irrisolti della Ue. Il piano di Bruxelles per il ricollocamento di 160 mila rifugiati e’ un fallimento totale, scrive lo “Spiegel”; la missione “Sopia” e’ limitata dalla scarsita’ di mezzi e soprattutto dal proprio mandato; e lotta condotta dall’Italia contro gli scafisti ha i contorni di una “farsa”. Le navi delle Ong sono libere di spingersi sino a ridosso delle coste libiche per imbarcare i migranti. Nello sconcerto generale il ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizi’ere e quello austriaco Wolfgang Sobotka hanno denunciato pubblicamente queste organizzazioni, che accusano, con il loro operato, di facilitare ed incentivare le operazioni dei trafficanti di esseri umani. Le rimostranze avanzate dall’Italia nelle ultime settimane, conclude il settimanale, non hanno prodotto alcun risultato concreto, ad eccezione di vaghi impegni ad una maggiore assistenza da parte dei leader di Germania, Francia e Spagna.
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Energia, Iberdrola prepara lo sbarco in Italia
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – La compagnia energetica spagnola Iberdrola sta preparando il suo sbarco nel mercato italiano della commercializzazione della corrente. Il punto sull’operazione lo fa oggi il quotidiano economico “Expansion” segnalando che le intenzioni di Iberdrola sono di sottrarre pezzi di mercato imprese locali come Eni o Enel. Dopo il Portogallo, l’Italia e’ il secondo paese oggetto di “conquista” da parte di Iberdrola. “Il gruppo spagnolo prepara un’offensiva bella quale si presentera’ con il proprio logo”, quelle tre foglie che non ha usato negli sbarchi effettuati in Regno Unito e Stati Uniti: nel primo caso e’ presente come Scottish Power, sigla acquistata nel 2007, nel secondo si avvale del nome di Avangrid, da poco entrato in borsa. “L’ambizione” di Iberdrola, scrive il quotidiano e’ quella di conquistare una quota di mercato superiore al cinque per cento in sei anni, il che significherebbe “intercettare circa due milioni di clienti in un mercato di poco piu’ grande di quello spagnolo”. La conquista sara’ fatta a tappe, con un giro di boa fissato al 2020, anno in cui si spera di aver strappato almeno un milione di clienti alla concorrenza. L’operazione di Iberdrola, che intende procedere “con le proprie gambe, senza acquisizioni di imprese locali”, si produce nel momento in cui un’altra compagnia energetica spagnola, Gas natural Fenosa, sta dismettendo i propri asset in Italia, con la speranza di ottenere non meno di 900 milioni di euro, non prima della fine dell’estate.
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Un giovane italiano su cinque non lavora ne’ studia
19 lug 10:49 – (Agenzia Nova) – L’Italia non e’ soltanto un paese in cui la disoccupazione colpisce a livelli record i giovani (37 per cento), ma e’ anche il paese in Europa che conta il maggior numero di giovani che “non lavorano ne’ studiano”: cosi’ il quotidiano economico francese “La Tribune” riassume i dati sul fenomeno della disoccupazione giovanile in Italia contenuti nell’ultimo rapporto della Commissione europea sull’evoluzione dell’occupazione e della situazione sociale in Europa. Nella fascia d’eta’ compresa tra i 15 ed i 24 anni, infatti, il 19,6 per cento dei giovani italiani, cioe’ in pratica uno su cinque, fa parte dei “Neet”, acronimo inglese per “Neither in Employment nor in Education and Training”: per la Penisola e’ un poco invidiabile record, che la pone ben al di sopra della media dei 28 paesi dell’Unione Europea che si attesta all’11,5 per cento. Nel rapporto della Commissione europea, ricorda la “Tribune”, ci sono anche altri dati assai poco incoraggianti sulla situazione sociale italiana: come ad esempio la percentuale di persone che vivono in stato di poverta’, l’11,9 per cento, che piazza l’Italia in coda alla classifica insieme all’Estonia ed alla Romania. Il quotidiano francese cita poi gli abbondanti commenti al rapporto pubblicati dalla stampa italiana, che in particolare sottolineano come i giovani “Neet” della Penisola non e’ che passino le loro giornata a non fare niente: invece sono numerosi quelli che sono quotidianamente impegnati nella ricerca di un posto di lavoro, anche se il mercato li respinge e li scoraggia con il risultato che molti si ritirano dalla competizione sentendosi inadatti; questi giovani italiani tuttavia spesso reagiscono facendo volontariato in associazioni senza fini di lucro, una sorta di antidoto al fatto di essere dei “Neet”.
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