Un’etichetta che segnali i chat bot e le segnalazioni delle fake news, da parte di “soggetti indipendenti, come un’Authority, l’Ordine dei giornalisti”, ai social, che devono “rimuovere la notizia e comunicare la rettifica agli utenti che abbiano interagito (mediante condivisione, like o commento) con la notizia falsa”. Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, ha lanciato la proposta, ieri, nel corso dell’audizione davanti alle commissioni riunite Cultura e Trasporti, che a sua volta è al lavoro sulla proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla disinformazione online.
Il Garante privacy immagina un “sistema simile a quello adottato in Germania”, dove nel 2017 è stata approvata la legge contro le fake news, che prevede multe fino a 50 milioni di euro per le piattaforme (Facebook, Twitter, YouTube), che non rimuovono entro 24 ore dalla segnalazione i contenuti calunniosi e diffamatori, mentre per quelli che richiedono un’attività investigativa la rimozione è prevista nell’arco dei 7 giorni.
Sulla rimozione dei contenuti illeciti online, secondo Soro “andrebbe rafforzato questo sistema, limitandone la diffusione ulteriore e responsabilizzando il gestore, pur con la riserva di decisione, in ultima istanza, all’autorità pubblica”.
“Non basta penalizzare le fake news con l’algoritmo”
Il Garante privacy, nel precisare che “…è chiaro che né la disinformazione né la malainformazione nascono con i social, ma sicuramente ciò che con la rete si amplifica in misura esponenziale è la viralità con cui persino notizie palesemente false fanno il giro del web”, ha bocciato la soluzione, adottata almeno negli annunci per esempio da Facebook, di penalizzare le fake news con l’algoritmo e quindi di non metterle in evidenza nel news feed. “No alla scorciatoia tecnologica – ovvero un software in grado di depotenziare le notizie false ponendole in coda, assegnando priorità alle informazioni verificate – non pare poter rappresentare, almeno di per sé sola, una soluzione convincente”, hadetto Antonello Soro, sottolineando che tale soluzione “si alimenta della stessa logica viziata cui tenta di porre rimedio: la delega all’algoritmo di un’attività, quale il riscontro su fonti e notizie, che non può che essere umana e valutativa. L’automazione del fact-checking, se priva di un adeguato supporto umano, contribuirebbe, infatti, a deprimere ulteriormente il già debole senso critico e l’abitudine al riscontro dialettico”.
“Percorrere la strada della segnalazione all’utente dei chat bot”
Piace, invece, al Garante privacy un’etichetta che segnali i chat bot e l’ha motivata in questi termini: “andrebbe percorsa la strada – già in parte intrapresa in via sperimentale da alcuni gestori – di soluzioni tecniche volte a segnalare all’utente, in base a criteri oggettivi – ad esempio la massività degli invii-contenuti potenzialmente inaffidabili, stimolando anche, così, il senso critico del pubblico”.
“Contrasto alle fake news anche con la protezione dei dati”
Ma il contrasto della distorsione informativa “può avvalersi anche”, ha spiegato Soro, “di strumenti preziosi offerti dalla disciplina di protezione dati, ogniqualvolta l’intento manipolativo dei contenuti veicolati si fondi sulla loro targettizzazione, resa possibile dalla segmentazione psicometrica del pubblico dovuta alla profilazione”.
È quello che è successo con Cambridge Analytica ma che è ragionevole pensare avvenga in virtù della più ampia estensione del metodo profilativo dal piano commerciale a quello politico.
“Hate speech, imporre ai social un arco di tempo per la rimozione dei contenuti”
Infine,Antonello Soro ha proposto una soluzione anche per contrastare l’hate speech: “sarebbe utile”, ha detto in audizione, “una norma che disciplini, anche dal punto di vista temporale, la procedura che i gestori sono tenuti a seguire a seguito della ricezione di istanze di rimozione, con tempi celeri come previsto per il cyberbullismo e con il diritto anche della controparte di adire il Garante in caso di contestazione”.
Cosa prevede la legge contro il cyberbullismo citata da Soro?
Tra le novità, il minore può chiedere al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della ‘cyber-aggressione’. Se l’allarme è ignorato la vittima, con i genitori informati, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che dovrà intervenire entro 48 ore.