Diversamente da quanto sostengono da anni gli operatori Tlc europei, non c’è alcun gap di investimenti per la realizzazione delle nuove reti ultraveloci nella Ue. Non è quindi necessario, anzi sarebbe controproducente, introdurre la cosiddetta tassa su Internet a carico delle grandi Big Tech, per finanziare le nuove reti. Non servirebbe perché l’unico problema è che gli operatori disporrebbero dei fondi per finanziare le nuove reti, ma per il momento non hanno ancora aperto il portafoglio.
E’ questo in sintesi l’esito del report pubblicato a luglio da WIK Consult, passato un po’ sotto silenzio, secondo cui basterebbe un investimento annuo di 19,5 miliardi di euro da parte delle grandi telco Ue per raggiungere gli obiettivi europei di copertura in fibra e 5G al 2030, pari alla metà degli investimenti annui dichiarati dagli operatori.
Scarica il report in PDF: Investment and funding needs for the Digital Decade connectivity targets
Il nuovo studio della Commissione Ue
Il nuovo studio commissionato dalla Commissione Ue conferma che i finanziamenti necessari per raggiungere la piena diffusione del 5G e di Internet in fibra in tutta Europa entro il 2030 sono in realtà a portata di mano. Il nuovo studio non menziona alcuna lacuna o carenza di finanziamenti, mostrando soltanto il fabbisogno totale di investimenti. Si tratta solo di investimenti che non sono ancora stati realizzati, non c’è alcun “gap”.
I numeri difficili
Se si confrontano le affermazioni della lobby delle telecomunicazioni ETNO con i risultati chiave del nuovo studio, appare evidente che l’attuale spesa delle grandi società di telecomunicazioni per le infrastrutture di rete raggiunge già gli obiettivi ben prima della scadenza del 2030 e senza la necessità di alcun contributo finanziario da parte di nessun altro player.
I numeri dello studio WIK Consult
Lo studio WIK-Consult commissionato dalla Commissione ha rilevato che sono necessari 174-200 miliardi di euro di finanziamenti pubblici e privati per raggiungere gli obiettivi di connettività dell’Europa per il 2030, compreso il servizio 5G completo e la connessione Internet in fibra a velocità gigabit.
Per cominciare, si tratta già di 100 miliardi di euro in meno rispetto a quanto affermato dalle telco che ammonterebbe al cosiddetto “gap”. E anche se 200 miliardi di euro in sette anni potrebbero sembrare tantissimo, in realtà sono molto meno degli investimenti dichiarati dalle società di telecomunicazioni negli ultimi anni. Il settore europeo delle telecomunicazioni spende 50-60 miliardi di euro all’anno in spese in conto capitale.
A livello generale, ciò significa che al tasso di investimento odierno, l’Europa si troverebbe a fronteggiare un surplus di investimenti di almeno 200 miliardi di euro entro il 2030. Il settore delle telecomunicazioni dell’UE non ha motivo di preoccuparsi della mancanza di finanziamenti privati o pubblici nel periodo precedente. al 2030.
Quanto dovrebbero effettivamente investire ogni anno gli operatori di telecomunicazioni storici nelle reti per raggiungere gli obiettivi di connettività dell’UE?
L’analisi si basa sui risultati di WIK-Consult, nonché sulle cifre condivise dagli stessi big delle Tlc, che stanno facendo pressioni per l’introduzione del fair share. Risulta che le grandi società di telecomunicazioni (come Deutsche Telekom, Orange e Telefonica) insieme dovrebbero investire solo 19,5 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi del 2030.
Si tratta di circa la metà dei 38 miliardi di euro che le grandi società di telecomunicazioni già dichiarano di investire ogni anno oggi. E si tratta anche di 500 milioni di euro in meno rispetto ai 20 miliardi di euro che quegli stessi big delle telecomunicazioni si aspettano che i CAP elargiscano ogni anno con un meccanismo di pagamento obbligatorio.
In altre parole, le grandi società di telecomunicazioni non starebbero chiedendo un equo contributo, ma vorrebbero che le loro reti fossero completamente sovvenzionate dalle Big Tech con un profitto annuo in eccesso di almeno mezzo miliardo di euro.
Dietro i numeri
Prima di tutto, gli esperti selezionati dalla Commissione hanno completamente scartato i costi della crescita del traffico in quanto non hanno alcun significato per misurare i futuri costi della connettività fissa e mobile. Invece, la modellizzazione di WIK-Consult si basa interamente sui costi delle apparecchiature di prossima generazione, implementate su larga scala.
Perché? Come afferma l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC) : “Le reti ad accesso fisso non sono nella maggior parte dei casi sensibili al traffico e i loro costi vengono recuperati dagli abbonamenti dei clienti nel tempo”. Per quanto riguarda le reti mobili, “il BEREC ritiene che il costo della costruzione di una nuova copertura di rete non sia sensibile al traffico”. E altri esperti concordano.
Le ipotesi di WIK Consult
Per prima cosa, è stato ipotizzato che la quota delle grandi società di telecomunicazioni sul totale degli investimenti nelle telecomunicazioni in Europa rimarrà sostanzialmente la stessa di prima (vale a dire il 68,1%).
E mentre WIK-Consult tiene conto dei 19 miliardi di euro di finanziamenti pubblici messi a disposizione dall’UE per gli investimenti nella rete, esclude i fondi nazionali e regionali, la cui somma è superiore all’importo dell’UE. La sola Germania, ad esempio, ha messo a disposizione 16 miliardi di euro, mentre l’Italia sovvenziona investimenti di rete per un importo di 11 miliardi di euro.
In secondo luogo, è stato ipotizzato che il denaro necessario per l’implementazione del 5G e della fibra avrebbe raggiunto i limiti più alti del totale stimato da WIK-Consult, prendendo in considerazione la cifra per eccesso di 200 miliardi di euro (dove è necessario costruire ulteriori stazioni base 5G e small-cell) invece di 174 miliardi di euro. Infine, sembra esserci anche qualche serio dubbio tra gli Stati membri dell’UE sull’esistenza stessa del cosiddetto “gap di investimenti”. Alessio Butti, sottosegretario di Stato italiano per la transizione digitale, ha dichiarato in una recente lettera al commissario Thierry Breton che il problema non sono i soldi. “Non vediamo questo gap di investimenti” ha detto Butti, aggiungendo che “i soldi ci sono, ma gli operatori non stanno facendo il loro lavoro in tempo”.
Scarica il report in PDF: Investment and funding needs for the Digital Decade connectivity targets