Intervistato da Welt (in tedesco) in settimana, il ministro tedesco del Digitale Volker Wissing ha definito Internet libero e aperto come “un grande asset che deve essere protetto” per poi dire chiaro e tondo che non vede alcun motivo di intervenire nel mercato. In altre parole, Wissing ha dismesso l’ipotesi di introdurre il fair share per le reti a banda ultralarga a favore delle Tlc da parte delle Big Tech. Una posizione simile a quella già espressa a febbraio dall’Olanda, secondo cui un prelievo forzoso sulle grandi Big company sarebbe contrario alla net neutrality.
In realtà, la Germania da tempo era già orientata verso il no all’introduzione del fair share.
Consultazione Ue terminata
La consultazione pubblica della Commissione Ue sul futuro delle comunicazioni elettroniche e delle infrastrutture riguarda anche il tema scottante se aziende come Facebook, Youtube, Netflix ecc. debbano contribuire economicamente alla realizzazione delle reti in fibra e 5G.
La consultazione si è chiusa venerdì scorso. la Commissione deve decidere se avviare una legislazione che potrebbe tradursi in un regolamento UE.
Dal canto suo, Wissing ha avvertito che l’addebito ai fornitori di applicazioni di contenuto (CAP) metterebbe in posizione svantaggio gli operatori più piccoli, renderebbe l’Europa un luogo meno attraente per le imprese e potrebbe comportare commissioni più elevate per i consumatori poiché le società di contenuti cercherebbero di recuperare i costi.
“Inoltre, ogni intervento sul mercato richiede una giustificazione che al momento non vedo”, ha detto Wissing.
La posizione dei consumatori
I suoi commenti sono in linea con la Federazione tedesca delle organizzazioni dei consumatori (vzbv), che la scorsa settimana ha avvertito che l’imposizione di tasse sui CAP si tradurrebbe in meno contenuti e scelta e costi più elevati.
Dal canto loro le telco sostengono che si tratta di una misura pro investimenti in reti e non di un’operazione per arricchirsi.
Vodafone, fra i principali sostenitori del fair share, ha detto che il futuro digitale dell’Europa è a rischio a meno che non subentri qualche nuova leva normativa. L’operatore ha reso noto che almeno il 20% del traffico che circola sulle sue reti è generato dagli OTT. “La situazione è insostenibile. In poche parole, le società di telecomunicazioni vogliono continuare a investire negli aggiornamenti della rete a vantaggio degli europei, ma non possono continuare a sostenere tale costo da sole”, sostiene l’operatore.
“L’Europa può affrontare questa situazione con nuove regole che garantiscano che le aziende che traggono il massimo valore dagli investimenti nelle infrastrutture di rete, come i maggiori generatori di contenuti, contribuiscano anche equamente ai costi delle reti di telecomunicazioni. Questo potrebbe essere basato su un quadro normativo che faciliti i pagamenti diretti dai maggiori generatori di traffico alle società di telecomunicazioni che forniscono loro servizi basati sulla rete”.
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