Non bastano un post, semplici interviste e spazi pubblicitari a pagamento sui principali giornali internazionali per scusarsi. La vicenda Cambridge-Analytica non può finire così.
Facebook ha capito che Mark Zuckerberg deve metterci la faccia anche rispettando le istituzioni che hanno aperto indagini sul clamoroso e grave caso. Cosà la società ha comunicato che il suo Ceo testimonierà davanti al Congresso degli Stati Uniti. Tre le commissioni del Congresso che hanno invitato negli scorsi giorni Zuckerberg a testimoniare, tra cui la commissione Giustizia del Senato che terrà il 10 aprile un’audizione sulla privacy dei dati. E il fondatore di Facebook potrebbe presentarsi già in questa occasione. “Non è chiaro”, scrive il Washington Post, “a quante audizioni parteciperà Zuckerberg e di quali commissioni”. Un portavoce per la commissione Commercio ed energia della Camera, un’altra delle commissioni che ha invitato Zuckerberg a presentarsi in udienza, ha detto che l’amministratore delegato non ha confermato la sua presenza. “La commissione continua a lavorare con Facebook per stabilire un giorno e un’ora per la testimonianza di Zuckerberg”, ha detto la portavoce, Elena Hernandez.
Il 10 aprile si riunisce la Commissione Giustizia. Tema: la privacy dei dati della Silicon Valley
Il 10 aprile la Commissione Giustizia del Congresso Usa inizierà le audizioni su un tema ben preciso: la privacy dei dati della Silicon Valley. Per questo non solo Facebook, ma sono stati convocati anche i dirigenti di Google e Twitter.
Le audizioni del Congresso sono state avviate dopo lo scandalo Cambridge Analytica, che ha illecitamente ottenuto informazioni personali su almeno 50 milioni di persone iscritte al social network, che non l’ha impedito fino al 2015.
Il Ceo di Facebook è stato convocato anche a Londra, ma ha già fatto sapere che si presenterà di fronte ai deputati britannici della commissione cultura, digitale e media.
Mentre l’Unione Europea gli ha dato un ultimatum di 15 giorni per rispondere.
Vedremo se Zuckerberg deciderà di esporsi non solo alla gogna del Congresso Usa, ma anche a quella dell’Ue.