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Facebook come può salvarsi? Con la blockchain. Google la testa per proteggere i dati

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Google sta sviluppando una blockchain proprietaria per mettere al sicuro i dati dei suoi utenti nei servizi cloud. La tecnologia potrebbe essere anche la soluzione per salvare Facebook da altri scandali e falle: tutti gli utenti del social sarebbero una sorta di miners, come succede per i Bitcoin, pagati per i post pubblicati.

Google vuole rassicurare i clienti garantendoli la sicurezza e la protezione dei dati archiviati nei suoi cloud. Per farlo sta sviluppando una blockchain proprietaria a supporto del cloud business sia per competere con le startup emergenti nel settore sia per evitare un caso Facebook-CambridgeAnalytca. La notizia è stata rivelata a Bloomberg da fonti che hanno preferito restare anonime.

Un team di Alphabet, la casa madre di Google, sta sviluppando la propria tecnologia blockchain che può essere utilizzata anche da terze parti per inviare e verificare le transazioni e differenziarsi dai competitor che operano nel mercato del cloud. In attesa di sapere con certezza i tempi di rilascio della versione, la società sarebbe intenzionata anche a fornire una release aziendale da installare sui sistemi delle reti locali, per dar vita a una blockchain aziendale locale.

Google testa la blockchain in tutte le sue aree di business, a partire dalla pubblicità. Sridhar Ramaswamy, responsabile pubblicitario di Big G, ha raccontato che una “piccola squadra” della sua divisione è al lavoro sulla blockchain, ma ha precisato che ad oggi questa tecnologia non può gestire un sufficiente numero di transazioni per applicazioni su larga scala. Alcune società di marketing hanno iniziato a esplorare il potenziale di blockchain per facilitare gli acquisti di annunci digitali senza utilizzare Google e Facebook, i due operatori leader mondiali nel settore della pubblicità online.

La tecnologia blockchain presenta sfide e opportunità per Google.

La blockchain è una sorta di ‘Internet delle transazioni’. È una tecnologia che permette la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Si tratta di un database strutturato in blocchi (block) o nodi di rete che sono tra loro collegati (chain) in modo che ogni transazione avviata sulla rete debba essere validata dalla rete stessa. In estrema sintesi la Blockchain è rappresentata da una catena di blocchi che contengono e gestiscono più transazioni. Oltre alla immutabilità l’altra grande caratteristica della Rete Blockchain è data dall’uso di strumenti crittografici per garantire la massima sicurezza di ogni transazione.

Google per realizzare la tecnologia proprietaria “ha esaminato la tecnologia dal consorzio Hyperledger, ma potrebbe optare per un altro tipo che potrebbe essere più semplice da scalare per eseguire milioni di transazioni”, ha detto la fonte a Bloomberg.

Il vero affare per il futuro non è il bitcoin, per esempio, ma la blockchain (proprietaria). Basta vedere la spesa globale per sviluppare la tecnologia per capire quali sono le società che hanno già fiutato l’opportunità.

Il mercato dei prodotti e dei servizi blockchain potrebbe crescere da 706 milioni di dollari dello scorso anno a oltre 60 miliardi di dollari nel 2024, secondo WinterGreen Research. E anche il ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, il 4 gennaio, quindi tre mesi prima dello scandalo Cambridge-Analytica, ha scritto che la società ha iniziato ad esaminare le tecnologie che si basano sulla crittografia e le criptovalute: “Mi interessa approfondire e studiare gli aspetti positivi e negativi di queste tecnologie e il modo migliore di usarle nei nostri servizi”.

 

Come la Blockchain potrebbe salvare Facebook da nuovi Data Breach?

Fino a quando il social network Facebook poggerà su una rete gestita sola dalla società non potrà mai fornire la sicurezza totale dei dati degli utenti. La tecnologia blockchain è una delle potenziali soluzioni al non-controllo della rete. Con questa tecnologia, le informazioni di un certo servizio, una piattaforma, un sito web, un’app, non vengono archiviate in un unico database centralizzato ma in un numero potenzialmente infinito di posizioni, dislocate sia sulle strutture di una compagnia che sui computer degli iscritti.

Ad esempio, come spiega bene Antonino Caffo su Panorama, “la vita digitale di un individuo potrebbe essere conservata, divisa, in blocchi fisicamente distanti tra loro: uno in Italia, un secondo in Argentina e un terzo in Portogallo. L’accesso ai profili sarebbe consentito a tutti gli utenti mentre la violazione diretta dei server risulterebbe molto difficile perché in pochi (se non nessuno) saprebbe quali macchine ospitano i diversi blocchi, che contribuiscono a creare la catena, ovvero la blockchain globale di un certo network. In un certo senso, è come se il dato, non essendo di nessuno fosse in realtà di tutti: visibile e analizzabile ma non violabile dagli estranei”.

Indorse, come funziona il social network che usa la blockchain?

Facebook, per avviarsi sulla strada della blockchain, guarda per esempio a Indorse, il social network decentralizzato basato sulla blockchain. Come funziona? Sui social network tradizionali, gli utenti rinunciano gratuitamente ai loro preziosi dati personali. Le piattaforme registrano tutte le attività e vendono i dati agli inserzionisti. Gli utenti non ottengono nulla in cambio del loro contributo. Invece gli iscritti a Indorse vengono premiati per i loro post sulla piattaforma: la ricompensa è sotto forma di valute digitali (token) che possono essere scambiati o utilizzati sulla piattaforma per acquistare servizi come pubblicità o pagine aziendali con connessioni convalidate.

Facebook potrebbe copiare da Indorse anche questo e quindi consentire agli iscritti di:

  • Mantenere i diritti sui propri contenuti e monetizzarli.

Un ottimo modo per fermare la fuga dal social network e il #DeleteFacebook.

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